Arte italiana e diritti umani, dal 4 al 15 dicembre 2023.
Il 10 novembre del 1948, all’indomani della seconda guerra mondiale, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvava e proclamava la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, uno dei più significativi, e attuali, documenti della storia recente del mondo.
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75 anni dopo, dal 4 al 15 dicembre del 2023, l’Italia si fa promotrice, al Palazzo delle Nazioni Unite a Ginevra, dell’importante mostra Arte italiana e Diritti Umani, a cura di Ilaria Bernardi, promossa dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale in collaborazione dell’Associazione milanese Genesi, che dal 2020 è impegnata nella difesa dei Diritti Umani attraverso l’arte contemporanea.
La mostra è inclusa della mostra nel quadro della campagna promossa dall’ Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) per il 75° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
16 artisti italiani ispirati dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani
Allo scopo di porre in luce come l’arte italiana dal dopoguerra ad oggi abbia sotteso urgenti tematiche sociali, peraltro affini a quelle espresse dalla Dichiarazione, sono stati selezionati 16 artisti, italiani per nascita o naturalizzazione, di cui tre senior emersi negli anni Cinquanta e Sessanta, quindi dopo l’emanazione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, e tredici emersi negli ultimi trent’anni, quindi dopo l’emanazione La Dichiarazione e il Programma d’Azione di Vienna del 1993 che segnarono l’inizio di un rinnovato impegno per rafforzare e sviluppare l’insieme degli strumenti giuridici posti a tutela dei diritti umani, costruiti sin dal 1948 sulla base della Dichiarazione Universale.
Ad accogliere le opere dei 16 artisti selezionati sarà la grande sala di fronte alla Sala del Consiglio dei Diritti Umani. Ad ogni artista sarà dedicato uno spazio all’interno del quale sarà esposta una o due sue opere, corredate da un testo di approfondimento che le collega idealmente a un tema focale della Dichiarazione. La mostra delineerà così una narrazione per “capitoli” successivi (gli spazi dei singoli artisti) che nel loro insieme saranno capaci di ripercorrere i concetti chiave della Dichiarazione Universale.
Arte e diritti umani: le opere
Al centro della Sala del Consiglio dei Diritti Umani saranno collocate le opere dei tre grandi maestri: la Venere degli stracci (1967) di Michelangelo Pistoletto, tre esemplari dell’Enciclopedia Treccani (1970) di Emilio Isgrò, e Atleti di Ercolano (1985) di Mimmo Jodice, che, se osservate oggi, sembrano rinviare idealmente a tematiche molto attuali quali la sostenibilità ambientale, il diritto all’istruzione e la tutela del patrimonio artistico.
Attorno a questo nucleo centrale, si snoderanno, l’uno accanto all’altro, gli ambienti dedicati agli artisti delle generazioni successive, le cui opere, in base ai temi ad esse intrinseci, verranno associate a un tema cardine della Dichiarazione.
Il video NUI SIMU [That’s Us] (2010) di Marinella Senatore realizzato attraverso la libera partecipazione di ex minatori di Enna, sarà utili per ricordare il diritto a un lavoro dignitoso, mentre l’opera They Will Say I Killed Them (2017-2018) di Danilo Correale, reinviando a sei film mai girati perché bloccati dalla censura, permetterà di approfondire il tema, già insito nell’opera partecipativa di Senatore, relativo al diritto di libertà di espressione.
Associata alla libertà di espressione e al contempo al tema dei diritti alla salute, sarà invece Still life (2023) di Irene Dionisio che riporta alle tragedie e all’isolamento del Covid e al ruolo suppletivo affidato in tale contesto alla dimensione digitale. Utili per ricordare il diritto alla salute saranno altresì On Walking (2017) e Alfabeto (2018) Rossella Biscotti che narrano di una complessa riabilitazione ottenuta anche grazie al progresso della tecnologia medica.
Il diritto umano a un ambiente sano e sostenibile
Ulteriore diritto fondamentale è quello a un ambiente sano e sostenibile, che permetta all’uomo un contatto diretto con la natura. A tale diritto saranno associate le Meridiane (2020) disegnate da Stefano Arienti seguendo le luci e le ombre create dal sole sulla carta, e En route to the South (2015) and En route to the South, learning to be nomadic (2017) di Elena Mazzi che affrontano il tema della agricoltura sostenibile con particolare attenzione all’apicoltura.
Senza titolo (2019-2021) di Francis Offman, sottendendo la questione della diaspora, della ricerca di radici e di identità, sarà invece efficace per parlare del diritto alla memoria.
La questione della condizione femminile, così importante nel mondo di oggi, sarà analizzata attraverso tre opere che sottendono all’ambiente domestico come possibile luogo della violenza: si tratta dell’istallazione Mirror no.12 (2021) di Silvia Giambrone (2021), nonché di Home Is Where You Leave Your Belt (2019) e di The Fire Bites (2019) di Monica Bonvicini.
Fondamentale è altresì il diritto all’infanzia che sarà trattato mediante due lavori: il video The Picture of Ourselves (2013) di Rä di Martino che ha per soggetto principale una bambina; e il dittico Self Portrait as my Mother on the Phone e Self Portrait as my Father on the Phone (2019) di Silvia Rosi che, immedesimandosi con i suoi genitori, cerca di riappropriarsi delle sue radici.
La mostra si concluderà con affondo sul diritto alla multiculturalità, al quale saranno associate le opere di due giovanissimi artisti: Observer les Ètoiles (2021) di Victor Fotso Nyie, Naître au monde, c’est concevoir (vivre) enfin le monde comme relationship #1 (2022), e Paysages Corporels – elle n’est pas déracinée di Binta Diaw.