Il Museo di Palazzo Grimani di Venezia celebra la figura della fotografa Inge Morath con una sezione inedita per l’ Italia dedicata alla città lagunare, dove la sua carriera ebbe avvio.
La storia di Inge Morath come fotografa è una storia d’amore che sboccia non a caso nella città più romantica del mondo: nel 1951 infatti la ventottenne Inge arriva in Laguna in viaggio di nozze, dopo il matrimonio con Lionel Burch (il suo primo marito, successivamente sposò Arthur Miller e con lui ebbe due figli) ed è proprio qui che inizia il viaggio che l’avrebbe poi portata a diventare la prima donna fotografa dell’agenzia Magnum.
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Inge lavorava già nell’Agenzia, ma scriveva le didascalie delle foto scattate da colleghi illustri come Henri Cartier-Bresson, David Seymour, George Rodger e Robert Capa: la sensibilità però non le mancava e anche un certo occhio. Rapita dalla luce che in quei giorni cadeva su una Venezia piovosa e nuvolosa, telefonò a Robert Capa, che all’epoca era direttore della Magnum, per chiederle di inviare un fotografo a immortalare quella particolare condizione: Capa le rispose che in Laguna un fotografo c’era già, ed era lei.
Possiamo solo immaginare l’emozione di quella giovane e talentuosa artista: ce lo racconta lei stessa in Venedig, un testo scritto verso la fine degli anni novanta come prefazione al libro fotografico Venezia, pubblicato postumo.
«Ero tutta eccitata. Sono andata nel luogo in cui volevo scattare le mie fotografie e mi sono fermata: un angolo di strada dove la gente passava in un modo che mi sembrava interessante. Ho regolato la fotocamera e ho premuto il pulsante di scatto non appena ho visto che tutto era esattamente come volevo. E’ stata come una rivelazione. Realizzare in un istante qualcosa che mi era rimasto dentro per così tanto tempo, catturandolo nel momento in cui aveva assunto la forma che sentivo giusta. Dopo di che, non c’è stato più modo di fermarmi».
Nel 1955, quattro anni dopo quelle prime fotografie, arriva l’incarico dalla rivista L’Oeil, rivista d’arte che aveva scelto di corredare con scorci veneziani un reportage della mitica Mary McCarthy. Una volta a Venezia, Inge avverte l’urgenza di esplorare la città e così «per ore andai in giro senza meta, solo a guardare, ossessionata dalla pura gioia di vedere e scoprire un luogo. Ovviamente avevo divorato libri su Venezia, sulla pittura e su quello che avrei dovuto fare. Il mio cervello ne era pieno».
«Il mio divertimento maggiore era quello di sedermi alla Scuola degli Schiavoni ed immergermi nelle opere di Carpaccio, quasi sempre da sola. O passare il tempo in compagnia del Tiepolo, era la fine del mondo. La sera i miei piedi erano stanchi e anche nel sonno mi trovavo ancora a camminare su innumerevoli ponti, le onde dei canali come pietrificate».
Poi il Cimitero all’Isola di San Michele, Burano, Murano, Torcello, le processioni, il Redentore, i gatti ed i panni stesi, monumento, acqua e la gente comune…
«Come sarei felice di aver catturato con la mia macchina fotografica qualcosa che mi ha commosso, come la donna davanti al cancello del Palazzo Furstenberg con i gomiti piegati dietro la schiena o le scarpe dimenticate davanti a una fontana, la quotidianità in tutto la sua precaria bellezza».
«Fotografare era diventata per me una necessità e non volevo assolutamente più farne a meno».
Inge Morath – Fotografare da Venezia in poi, la mostra
La mostra che dal 18 gennaio al 4 giugno 2023 si ammirerà al Museo di Palazzo Grimani focalizza la Venezia di Inge Morath attraverso il celebre reportage che la fotografa austriaca realizzò in Laguna: Inge Morath Fotografare da Venezia in poi è curata da Kurt Kaidl e Brigitte Bluml, con Valeria Finocchi; promossa dalla Direzione regionale Musei Veneto (direttore Daniele Ferrara) e la società Suazes che, alcuni anni fa, ha fatto conoscere in maniera dettagliata la carriera di questa fotografa in Italia.
La mostra nel suo complesso raccoglie circa 200 fotografie che avranno un focus specifico e inedito su Venezia anche con il supporto di documentazione inedita. Molte di queste fotografie veneziane, circa un’ ottantina, non sono mai state esposte prima in Italia.
A corredo una selezione dei suoi principali reportage fotografici dedicati alla Spagna, Iran, Francia, Inghilterra-Irlanda, Stati Uniti d’America, Cina e Russia, oltre che la sezione dedicata ai ritratti, sezione molto importante nella sua ultima parte di carriera.
Un progetto che cade in concomitanza dei cento anni della nascita di Inge Morath (Graz 1923).