Dopo l’annuncio di Tananai, arriva un novo nome per il concertone di Melpignano in programma il prossimo 26 agosto. Sul palco del gran finale de La Notte della Taranta 2023 ci sarà anche Brunori Sas diretto da Fiorella Mannoia. Il cantautore cosentino sarà, infatti, sul palco del grande evento in occasione del quale interepreterà Lule Lule in lingua arbëreshë e Aremu in grico.
Accompagnato dall’Orchestra Popolare Notte della Taranta con il coordinamento del percussionista Carlo Di Francesco e del direttore d’orchestra Clemente Ferrari, Dario Brunori regalerà al pubblico una narrazione nuova attraverso due canti legati tra loro dal sentimento della nostalgia. “È il senso tangibile della ricerca che ogni anno si compie e si manifesta nel Concertone”, spiega Massimo Manera presidente della Fondazione Notte della Taranta.
“Le lingue minoritarie sono lingue salvate nella dimensione contemporanea della musica. Nel 2023 facciamo un ulteriore passo in avanti. Affidiamo a Brunori il compito non solo di cantare i brani in arbëreshë e grico ma di riscoprire la letteratura regionale in sé. Una letteratura che ha come dato prioritario il dettato territoriale. Il valore antropologico di questo percorso è stato sempre fondamentale in quel dialogo tra identità e territorio, appartenenza ed eredità linguistica, modelli di nostalgia e apprendimento”, conclude Manera.
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Prosegue, intanto, la scrittura del Concertone 2023 con l’Orchestra Popolare al lavoro presso il Teatro Cavallino Bianco di Galatina. L’ensemble è impegnato nella scelta dei 30 brani che comporranno la scaletta. Immancabili la potente Taranta di Lizzano, l’attesa Aria Caddhipulina, l’ipnotica Pizzica di Stifani. Lavori in corso anche nella sala danza di Soleto dove la coregrafa Francesca Romana Di Maio guida i passi di 10 ballerini popolari e 4 ballerini accademici impegnati nella composizione di dieci quadri,
Il Concertone della Taranta sarà trasmesso il 4 settembre su RAI 1, in seconda serata con la regia di Stefano Mignucci e le scenografie di Marco Calzavara. Fotografia di Marco Lucarelli.
Foto da Ufficio Stampa