Tutto è pronto per l’ottava edizione del Premio Ravera a Castelraimondo (Marche): ce la racconta Pasquale Mammaro.
Domenica 11 giugno alle ore 21 torna il prestigioso e attesissimo Premio Ravera – Una canzone è per sempre, giunto all’ottava edizione per celebrare e ricordare l’indimenticabile figura di Gianni Ravera. Condotto da Carlo Conti, il Premio è realizzato grazie – come sempre – all’attenta e appassionata supervisione artistica del Manager Pasquale Mammaro. La nostra intervista.
Quanto è importante oggi celebrare e ricordare Gianni Ravera?
«Il Premio Ravera nasce nel 2015 da un’idea del mio amico Michele Pecora. Lui è nato ad Agropoli, ma si è trasferito da giovane nelle Marche. Ha voluto dedicare questo premio a uno dei più famosi e importanti organizzatori del Festival di Sanremo. Dai Festival di Gianni Ravera sono nati artisti che ancora oggi sono sulla cresta dell’onda. Parlo di Vasco Rossi, Eros, Laura Pausini. Quando Michele me ne parlò, sposai subito l’idea e ne parlai con Pippo Baudo sapendo che era grande amico di Ravera. Lui condusse la prima edizione a Tolentino e fu un grandissimo successo. Pensa che Carlo Conti quell’anno organizzava il suo primo Sanremo e venne comunque a ritirare il premio».
Quest’anno si chiude un cerchio, quindi.
«Si chiude un cerchio, sì. Il primo anno ha ritirato il premio e quest’anno lo conduce. Negli anni si sono comunque alternati grandi professionisti. Anche il compianto Fabrizio Frizzi lo ha condotto per due anni di seguito. Così come Pupo, che partecipò ai festival di Ravera. E poi Mara Venier, mentre negli ultimi due anni Amadeus non l’ha potuto condurre essendo impegnato con Sanremo, ma ha partecipato e ritirato il premio. Gli artisti poi sono sempre stati tantissimi e ti parlo di nomi importantissimi. Questo premio del resto vuole dare risalto ai Sanremo di ieri e oggi con tutti i suoi protagonisti. Anche quest’anno ci sarà un bel cast. E saremo in un posto diverso, a Castelraimondo. È una ridente cittadina dell’entroterra marchigiano, il Comune ci ha aperto le porte. Speriamo che sia la prima edizione di una lunga serie. Ci vogliono bene in tanti».
Credo che sia bellissimo che ci sia una celebrazione delle radici di Ravera.
«Certo, è giusto che si faccia nelle Marche. Io poi agli inizi della mia carriera ho conosciuto Gianni Ravera e ho collaborato con lui. Se ne è andato troppo presto, io ero ancora un ragazzo. Mi sono bastati però quegli anni di frequentazione per capire che fosse una persona capace. Una volta gli chiesi Ma come fai a capire quando una canzone può avere successo, tra tutte le canzoni che ti portano?. Lui mi disse che aveva un metodo infallibile. Filtrava i brani, ne sceglieva una decina in base alla potenzialità di ciascuna canzone e poi li faceva ascoltare al panettiere, al benzinaio. Ogni giorno faceva ascoltare loro una canzone. Andava dal popolo, da quelli che guardavano la tv e compravano i dischi. Sceglieva in base ai gusti del popolo».
In fondo è sempre il pubblico a decidere.
«Un po’ come il televoto al giorno d’oggi».
Ma esistono anche oggi figure come Gianni Ravera?
«Il sottotitolo del Premio è una canzone è per sempre. Di canzoni se ne fanno tantissime, ma quelle che rimangono sono poche. Durante questa manifestazione, facciamo ascoltare i brani che la gente ricorda, che ha premiato negli anni e che ancora adesso ascolta. Avremo anche una diretta con Radio Subasio che seguirà l’intero evento dalle 21.30 a mezzanotte. Sono stati loro a chiamarci lo scorso anno e a dirci che volevano partecipare. Di solito siamo noi che proponiamo, stavolta ci hanno cercato loro ed è molto bello».
C’è spazio anche per gli emergenti.
«Facciamo le selezioni nei giorni precedenti e, alla fine, il vincitore tra i giovani ha diritto a esibirsi nella serata finale. Faremo comunque un’anteprima dando la possibilità a otto giovani di esibirsi la sera dell’11, prima dell’inizio del Premio vero e proprio. È un modo per far conoscere nuovi talenti, siamo sempre alla ricerca. Non è facile trovarne, però ogni tanto ce ne scappa uno».
Il diamante grezzo c’è sempre, forse è solo più difficile scovarlo.
«Nel mio percorso tante cose sono riuscito a fiutarle. Non è semplice, ma con esperienza e fortuna mi è andata anche abbastanza bene».
Confermi che la forza è sempre e solo della canzone?
«Alla fine sì. Se dopo tanti anni ancora cantiamo Nel blu dipinto di blu, ci sarà un motivo. Come nel calcio, ci sono tanti bravi calciatori ma pochi fuoriclasse. Anche nella canzone ci sono belle canzoni e ci sono poi canzoni che fanno il salto di qualità. Tra le canzoni che recentemente ho promosso, c’è sicuramente Grande Amore de Il Volo. Ma anche Fai Rumore di Diodato. Sono belle canzoni che hanno fatto il salto di qualità e, non a caso, hanno vinto Sanremo».
Per Il Volo è indubbiamente stata la canzone di lancio all’estero.
«Sono famosi in Giappone, negli USA, in Sud America e in tanti paesi europei e sono molto bravi, li ho visti recentemente perché sono andato a Verona con Orietta Berti che è stata loro ospite. Sono sempre affettuosi con me e dicono sempre che la loro signature song è proprio Grande Amore».
Con Diodato invece per l’Eurovision si è messa in mezzo la pandemia.
«Credo che purtroppo questo abbia penalizzato sia Diodato che il brano, per me avrebbe vinto. Lì è stata sfortuna, però il brano è un sempreverde. Il primo che ha creduto in quel brano fu proprio Amadeus che ha un orecchio molto acuto. Negli ultimi anni Sanremo era un po’ calato. Con Carlo Conti lentamente è ripartito e, con Amadeus, ormai gli ascolti sono record. Amadeus ci ha messo la ciliegina sulla torta».
Sta facendo un ottimo lavoro a livello musicale.
«Ti posso dire che nessun Direttore Artistico avrebbe avuto il coraggio di prendere Orietta Berti a Sanremo. Non solo Orietta, ma anche Donatella Rettore. Con Chimica ha ottenuto il disco di platino, altra intuizione di Amadeus. Quest’anno ha avuto il coraggio di prendere i Cugini di Campagna. Quando me li ha chiesti, gli ho detto Ma ti senti bene?. Per lui avevano qualcosa da dire e aveva ragione lui. Ora non hanno un giorno libero perché la canzone è piaciuta a tutti».
Anche Orietta è lanciatissima.
«Fedez la vide in quel Festival e le chiese di partecipare a Mille. Grazie a quel brano è cresciuta ancora. Ora ha collaborato con Rovazzi. Ormai Orietta fa solo questo, quando le faccio sentire brani più classici mi dice che non vuole cantarli più. È un fenomeno».