Parlando di romanità moderna, Carlo Verdone ha parlato della Roma di Sordi e Leone come una città “scanzonata ma saggia, furba, accorta, piena di creatività e di genio” ed ha ricordato con nostalgia gli “inarrivabili” film in bianco e nero di Sordi, nei quali l’attore era riuscito ad intercettare il DNA dell’italiano medio.