La realtà degli Instant Hotel offre un’esperienza e come tale deve essere vista (la coppia di fratelli Bec & Tristan, ad esempio, affitta un’intera barca a Mildura) e, nel momento in cui la si sceglie, lo si fa consapevolmente e a priori. Ma è innegabile che anche il mercato dell’home sharing viaggi ormai a livelli altissimi, tanto che le aspettative dei clienti sono sempre più alte e sempre più implacabili: sono in molti anche in Instant Hotel, ad esempio, ad affittare di base la propria seconda casa, trattandola di fatto come un albergo vero e proprio, con tutte le cure (costosissime) del caso.
Il secondo punto – e più importante – è che Instant Hotel resta un reality puro e godibilissimo. La trama, fondamentalmente, vede un gruppo di coppie estranee costrette a condividere lo stesso spazio pur gareggiando l’una contro l’altra. La dinamica è molto simile a quella di reality come il Grande Fratello, mal’idea geniale è stata quella di sfruttare un fenomeno socialmente valido per mostrare il lato più bestiale (eh sì, si accapigliano) dei cittadini australiani, con tutte le liti e i battibecchi del caso che sono imprescindibili in un reality show. Lo sfondo delle relazioni mostrate da Instant Hotel non è dunque vacuo né insensato. Perché tra una lite e l’altra, di base ad emergere è proprio l’importanza della condivisione di una casa e del viaggio visto finalmente dal punto di vista del viaggiatore comune. L’home sharing è ormai una realtà immensa e, se vi state chiedendo come mai, probabilmente Instant Hotel vi fornisce qualche risposta più che puntuale: l’offerta è illimitata e l’esperienza è irripetibile.