2018, l'album più venduto è Rockstar di Sfera Ebbasta
Il 2018 è stato l’anno di Sfera Ebbasta.
Lo sancisce – se non bastassero i dati precedenti – il rapporto Fimi (Federazione Industria Musicale Italiana) sulla musica italiana più venduta del 2018, tenendo conto della musica fisica, il download digitale e gli ascolti in streaming premium.
L’album più venduto del 2018 è stato quindi Rockstar di Sfera Ebbasta, va detto che la Top Ten delle vendite è italianissima, con la sola presenza di Ed Sheeran con ÷ al decimo posto.
Secondo posto di Irama con Plume
Dopo la trap di Sfera, il secondo album più venduto è Plume di Irama (che sarà al prossimo Festival di Sanremo), seguito da Fatti Sentire di Laura Pausini. Quarto posto per Salmo (considerando che Playlist è uscito a fine anno, è una posizione che sa tantissimo di podio) e quinto posto per i Måneskin e Il Ballo della Vita (anche questo uscito a fine ottobre). La band uscita l’anno scorso da X Factor non poteva sperare in un anno migliore.
Il sogno di Ultimo
C’è tanto rap in Top Ten, a dimostrazione che è questo ora il genere che va per la maggiore nel nostro paese: Sfera, Salmo, ma anche Capo Plaza (in sesta posizione con 20) e Gemitaiz (nono con Davide), ma va sottolineato anche il settimo posto di Ultimo (con l’album Peter Pan).
Ultimo è, infatti, il vincitore di Sanremo Giovani del 2018 ed era da un po’ di tempo che la gara riservata agli emergenti non scovava qualcuno capace di stravolgere le classifiche. L’ottavo posto di Benji & Fede con Siamo solo noise conferma infine il grandissimo seguito dei due giovani ragazzi modenesi.
Il cambiamento epocale della musica italiana
“La clamorosa affermazione della musica italiana nell’era dello streaming, con una percentuale così elevata anche tra i singoli, conferma una rivoluzione generazionale importante nel nostro Paese. – ha commentato il CEO di FIMI, Enzo Mazza – Otto su dieci degli artisti in top ten album hanno meno di trent’anni: è il risultato degli investimenti che le case discografiche hanno effettuato negli anni della crisi del settore. Si tratta di investimenti che hanno prodotto un cambiamento epocale nella musica italiana insieme con le giovanissime generazioni di fan legate alle nuove tecnologie come streaming, smartphone e social media”.