Queste particolari casette senza tetto sono il simbolo di una civiltà contadina che ora si sta perdendo, ma fino agli anni ’60 in questo complesso di grotte e caverne, disposte a diverse altezze, avveniva la pigiatura dell’uva. All’interno dei palmenti di Pietragalla sono ancora visibili le vasche dove gli abitanti lucani pestavano con i piedi le uve, il cui mosto fluiva in vasche sottostanti dove restava per una ventina di giorni a fermentare.
Successivamente si travasava il mosto fermentato in grandi botti e poi portato al nord del paese per il commercio.