Il suo nome deriva dal fatto che i siracusani qui vi lavoravano le corde: l’ampiezza e l’umidità naturale presenti al suo interno, permettevano loro di stendere bene le firme vegetali e poi trasformarle in fili. Uno scavo profondo e suggestivo, con la volta sorretta da pilastri i giochi di luce naturali e la particolare vegetazione di muschi e capelvenere.
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