“Quando mi hanno chiamata ho pensato subito che fosse una cosa da fare. Perché aveva la freschezza della novità essendo un format prodotto internamente alla RAI; c’erano tanti aspetti che mi interessavano: la contaminazione tra repertori, poter avere modo di esprimere qualcosa in più rispetto al solito invito in cui vai, canti la tua canzone e te ne vai. La canzone avrà sempre fascino e attrattiva ovviamente, però in ‘Ora o mai più’ c’è la possibilità di aprire un po’ la porta su cosa c’è dietro. Non tanto sulla tragedia umana, anzi farei un setaccio sulle cose che vuoi che passino, sono dell’idea che uno debba tenere a fuoco cosa sta facendo e perché è lì. Io non ho mai sentito la mia partecipazione al programma come il rilancio della mia carriera. Mi piaceva il fatto di uscire dalla mia comfort zone e misurarmi con cose più esigenti rispetto ai miei standard, cose che richiedevano una prestazione di un livello differente. Io non sono una cantante da karaoke, quindi fare una questa cosa mantenendo le proprie peculiarità era la mia sfida. E poi devo dire che la squadra autoriale ha lavorato per far si che tutto fosse dosato con estrema maestria. Perché la domanda che fine ha fatto? se la fanno tutti e tutti pensano agli scenari più apocalittici. Certo questa in parte era la linea editoriale ma hanno cercato di fare le cose con garbo.”