Il caso Aquarius sta coinvolgendo tutti: anche la cantante Rosanna Casale ha voluto dire la sua con un post che ha coinvolto i figli di Matteo Salvni. Cosa ha scritto la cantante e qual è stata la replica del neo Ministro dell’Interno
Aquarius, Rosanna Casale contro Salvini: la frase al veleno
Il caso Aquarius, che ha tenuto banco negli ultimi due giorni, ha trovato una soluzione: dopo il no di Malta e il braccio di ferro con l’Italia per l’accoglienza della nave ONG con 629 migranti a bordo, è stata la Spagna a dare l’ok per l’attracco a Valencia.
Il nostro Paese, così come il Parlamento, si è spaccato in due mentre Matteo Salvini grida alla vittoria e sui social commenta: “primo obiettivo raggiunto”. Tra i detrattori del neo Ministro dell’Interno anche Rossana Casale, che ha sferrato un ferocissimo attacco nei confronti del leader del Carroccio e della sua politica sfrontata.
Sui social la cantante jazz e vocal coach ha tuonato: “Prendete i figli di Salvini e metteteli a bordo dell’Aquarius. Ora”.
Aquarius, Rosanna Casale contro Salvini: la replica piccata
Parole shock, indubbiamente, dettate immaginiamo da una forte volontà di protesta verso il pericoloso atteggiamento di chiusura dell’Italia. Prontissima e altrettanto netta la replica del Vice Premier che ha ribattuto: “Pensi a cantare e lasci stare i miei figli, e si vergogni”.
Poco prima del sì di Sanchez, Luigi De Magistris da Napoli si era ribellato al diktat di Salvini e così avevano fatto a Palermo, dove tantissimi si sono mobilitati davanti ai cancelli del porto dicendosi pronti a far attraccare Aquarius.
Se la Spagna non avesse accolto la nave carica di migranti, che – lo ricordiamo – trasporta anche minori e diverse donne incinte – Matteo Salvini si sarebbe ritrovato in una delicatissima situazione di stallo e quello che egli percepisce oggi come un trionfo su tutta la linea si sarebbe potuto trasformare in un incubo umanitario e diplomatico.
Indubbio notare che, volente o nolente, al Viminale si è tracciata una linea di demarcazione tra il vecchio e il nuovo creando un precedente con cui gli altri paesi di frontiera dovranno fare i conti.