Era il 1999 e il futuro era già arrivato, ma in pochi l’avevano sentito. Servivano orecchie emozionali affilate per cogliere la trasformazione che i DJ stavano narrando, armeggiando con due giradischi e un mixer. Il mercato affermava che il futuro della musica fosse il disco digitale super compatto. Il vinile era considerato roba da vecchi, ma i DJ lo avavano scelto come arma segreta, veicolo di contrabbando di divertimento e di militanza. Era la DJ Culture che in Italia dava il benvenuto al nuovo secolo al Maffia di Reggio Emilia e ad Agatha a Roma, ma anche al Link di Bologna e in tanti avamposti di futuro.
Quando il secondo disco dei Subsonica, Microchip Emozionale, vide la luce, l’Italia assetata di contemporaneo ballava allo stesso ritmo del resto del mondo. One groove, un unisono emotivo adesso inimmaginabile. Microchip Emozionale era la versione pop dell’euforia visionaria generata dall’arrivo dell’anno 2000. Non era un disco di musica elettronica, ma un disco che sembrava scritto e suonato immaginando di avere di fronte la pista di un locale. I Subsonica erano riusciti a strizzare in un album e a tradurre in parole, il rito che ogni weekend i DJ stavano celebrando nei club di tutto il mondo, avevano colto la trasformazione che la musica di fine ‘900 stava compiendo.
Tutti i miei Sbagli nel 2000 arrivava a Sanremo, presentata da Pavarotti e Fazio. I Subsonica vestiti da clubheads sul palco del teatro più vecchio del mondo, dividevano con noi la cultura della chimica e delle feste fino all’alba. L’alba meccanica del terzo millennio che avrebbe portato il futuro. Poi le cose sono andate diversamente, la voglia di futuro è diventata fuga nel passato, ma questa è un’altra storia.
Vent’anni dopo, mentre la musica ha fatto cento capriole e il vinile è tremendamente di moda (i club e i DJ molto meno), i Subsonica in concerto suonano Microchip Emozionale. A quell’album dal titolo che ora sa di steam punk, dedicano metà del loro live a Rock in Roma. Non è un amarcord, non c’è nostalgia, perché chi vive in equilibro sul confine più avanzato del presente, guarda poco indietro.
Il palco di Rock In Roma suona straordinariamente bene per i Subsonica, ricerca e qualità sonora da sempre rappresentano il componente occulto della band. Discoteca Labirinto, Il Mio DJ (suonata dal vivo con Claudio Coccoluto), Il Cielo su Torino, Depre, Colpo di Pistola, Aurora Sogna, Liberi Tutti (cantata con Daniele Silvestri), rimangono preziose dissertazioni sul presente di venti anni fa. Magicamente non hanno perso fascino e suonate dai Subsonica in concerto, stanno comodamente a loro agio in mezzo ai pezzi nuovi. La televisione è stata soppiantata dai social e il virus della mediocrità, profetizzato venti anni fa, è epidemia. La voglia di fuga un po’ naïf dalle intercettazioni satellitari, dai microfoni di precisione si è trasformata in abbandono incondizionato e volontario al saccheggio della privacy. Insomma, sono passati venti anni e i Subsonica in concerto sono rimasti fresh, nonostante tutto sia cambiato per non cambiare affatto.
Sono in migliaia a ballare a Rock In Roma per i Subsonica in concerto. La musica che suonano è per il corpo, per l’azione, il muoversi. Balla e difendi, carica la rima, il dito sul grilletto e parte la parola che colpisce come un colpo di pistola. Sono in migliaia a ballare, fan dal primo album e fan dall’ultimo album 8. Una collettività alla quale i Subsonica danno suono mentre continuano a perlustrare il contemporaneo.