Torna la Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro diretto da Pedro Armocida che quest’anno giunge alla 59° edizione, e ad aprire la kermesse il 17 giugno sarà Flashdance. Era il 1983 quando nelle sale cinematografiche arrivava il film diretto da Adrian Lyne ed interpretato da una giovanissima Jennifer Beals.
Un film divenuto iconico, le cui scene di danza e la colonna sonora sono entrati a far parte dell’immaginario collettivo. E pensare che quando uscì la critica lo stroncò. Lo ricorda bene Fiamma Izzo – doppiatrice, direttrice del doppiaggio e dialoghista italiana – che prestò la sua voce alla protagonista Alex.
«Non fu capito all’inizio. – ci racconta Fiamma Izzo, che abbiamo raggiunto al telefono – Per quanto mi riguarda questo film ha segnato la mia vita. Provavo le stesse sensazioni di Alex: lei sognava di diventare una ballerina e io a quel tempo muovevo i primi passi nell’opera lirica. Ricordo ancora che i turni di doppiaggio con mio padre erano quasi come delle sessioni di analisi a volte. Mi identificavo così tanto con lei che avevo la sensazione di fare un percorso analitico. E devo dire che ho imparato molto: si cade e ci si rialza».
Il tempo ha dato ragione a questo film, consacrandolo nella storia del cinema e trasformandolo in un cult senza tempo. Perché la storia di Alex (diciottenne con il sogno di entrare all’Accademia di danza di Pittsburgh, ma che intanto lavora di giorno in una fabbrica e di notte come ballerina in un locale notturno), è ancora oggi la storia di tante ragazze e ragazzi.
«È un film che non ha tempo, perché sempre ci saranno le ragazze che vorranno fare i provini in qualche settore e si riconosceranno in Alex, nelle sue paure, nelle sue incertezze, ma anche nella storia d’amore, nel fascino per il capo».
Ecco perché festival come la Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro (dal 17 al 24 giugno) sono importanti.
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«I Festival di cinema come quelli di Pesaro sono estremamente importanti. Avvicinano le persone. Pensa a quanti ragazzi ad esempio di questa generazione magari non hanno ancora visto Flashdance!».
Nella sua carriera Fiamma Izzo è stata la voce di Jennifer Beals, ma anche di Lori Singer in Footloose (altro iconico film che merita di essere recuperato se non lo avete mai visto), Minnie Driver ne Il fantasma dell’Opera in cui non solo ha prestato la voce per i dialoghi, ma ha anche eseguito le parti cantate, Puffetta e Birba.
«Non rinnego niente, nessuno dei personaggi a cui ho dato la voce. Per anni mi hanno accompagnata perché le persone mi chiedevano di ripetere magari una determinata frase, come Io odio i Puffi o mi chiedevano Com’è l’aragosta? e la risposta doveva essere eccitante, così come dice Alex in Flashdance».
Se per la protagonista del film il sogno era la danza, Izzo ha coltivato quello dell’Opera Lirica. E anche lei, come Alex, non si è persa d’animo e ha saputo cogliere la sua occasione.
«Il provino che ricordo con grande gioia e anche con grande emozione è quello con Herbert von Karajan. Ero in vacanza a Salisburgo e attraverso la mia agente riuscii ad avere due biglietti per la Carmen che allora stava dirigendo il maestro. Fino a quel momento avevo cantato in cinque repliche a Torre del Lago Puccini, per cui il mio curriculum non era ampio. La segretaria di Karajan mi disse che il maestro avrebbe voluto farmi un’audizione la mattina successiva alle 9:00. Con la sfrontatezza dei miei 19 anni risposi Certo nessun problema. Quando andai lì, lui mi chiese che cosa volessi cantare e io risposi Follie follie dalla Traviata. Ricordo che mi disse Ma sei pazza?. E io risposi Maestro scusi ma quando mi ricapita? È il tutto per tutto!».
Alla fine dell’audizione, Fiamma Izzo firmò un contratto con Herbert von Karajan. A volte osare può essere la carta vincente in un provino.
«In quell’occasione mi resi conto che l’esperienza del doppiaggio, l’aver doppiato fin da piccola con mio padre con tantissimi e grandissimi direttori di doppiaggio, l’essermi sempre misurata e essermi sempre messa alla prova, mi ha dato un coraggio che non apparteneva molto alla mia età. Ma non credo si tratti di osare. Per me l’importante è credere: credere che tu ce la farai, vederti lì. Quando mi hanno detto che avrei fatto l’audizione con il maestro, io mi vedevo su quel palco. Il credere fortemente che ce la farai, per me è questa la chiave, altrimenti è inutile qualunque cosa. Se prima non ci credi tu non ci può credere qualcun altro. Se prima non ti ami tu, non può amarti qualcun altro. Ecco, questa è la mia filosofia di vita».
Oggi Izzo si occupa principalmente di direzione del doppiaggio e adattamento dei dialoghi. Ma cosa ne pensa del possibile coinvolgimento dell’intelligenza artificiale e di chi sostiene che i film vadano visti in lingua originale?
«Per quanto riguarda quest’ultimo punto, per me devono coesistere le due cose. Se io ho la possibilità di capire le nuance, di capire ogni singola cosa, è bellissimo vedere il film in lingua originale. Così come è bellissimo leggere Thomas Mann in tedesco. Ma se tu non sai il tedesco come la tua lingua madre, diventa molto complicato leggere ad esempio La montagna incantata. Quindi io ringrazio che esista la traduzione di quel libro. Ma ci deve essere la possibilità per chi conosce bene il tedesco o qualsiasi altra lingua di poter leggere quel libro nella sua lingua originale, così come ci deve esser la possibilità di vedere un film in lingua originale».
Ma se non sei padrone della lingua, prosegue Izzo, vedere un film con i sottotitoli non ti dà l’opportunità di godere a pieno di quell’esperienza.
«Se tu devi preoccuparti di vedere e leggere quelle parole, non puoi abbandonarti anche alle immagini, abbandonarti ad un particolare, a quella chiave nella serratura dalla quale filtra un raggio di luce che non vedresti mai. Cioè dovresti vedere tre volte il film con i sottotitoli per accorgerti di quel singolo particolare o per goderti una scena fino in fondo. Ecco in questo caso un buon doppiaggio, secondo me, ti permette di godere di qualunque spettacolo e di qualunque film. Come la traduzione ti permette di godere di qualunque libro».
E riguardo al possibile coinvolgimento in questo settore dell’intelligenza artificiale, Fiamma Izzo racconta che non è preoccupata.
«Oggi si parla tanto di intelligenza artificiale, c’è stato un grosso sciopero della categoria dei doppiatori perché c’è questo spettro che incombe eppure io, sarò pazza, ma non ho paura. Perché niente può darti il cuore che ti dà un essere umano. Con l’AI non c’è la parte organica e se questa manca, se non c’è quella respirazione, il mandar giù la saliva, il rumore della bocca che si apre, non c’è neanche l’emozione. Perché l’emozione passa anche per un certo fiato preso in certo modo, in quel preciso momento e questo te lo può dare soltanto un essere umano».
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