Dall’8 Febbraio arriva su Paramount+ Halo 2, che vede il ritorno di Pablo Scheiber nei panni di Master Chief John-117. Al suo fianco la new entry Cristina Rodlo in quelli del Caporale Italia Perez. La serie, diretta dallo showrunner David Wiener, si svolge nell’universo di Halo lanciato nel 2001 con il primo gioco per Xbox. Intrecciando storie personali con azione e avventura, la serie offre una visione immaginaria del futuro.
Nella seconda stagione, Master Chief John-117 guida la sua squadra di Spartan contro la minaccia aliena Covenant. Con un evento scioccante su un pianeta desolato, John intraprende un viaggio per dimostrare che i Covenant si stanno preparando ad attaccare la più grande roccaforte dell’umanità: l’Halo.
Halo 2 non delude le aspettative ed anzi risulta più coinvolgente della prima. Come racconta ai nostri microfoni Cristiana Rodlo.
«Tutti noi volevamo creare qualcosa di straordinario, qualcosa con cui le persone potessero sentirsi connessi, non solo i fan del videogioco, ma anche coloro che non lo conoscono. Era molto importante rendere i personaggi più umani. Hanno tutti cose brutte e cose belle… e cercare di renderli reali. Credo che questo sia l’aspetto più importante e il risultato più grande per la seconda stagione. 100%».
In una storia in cui androidi e alieni sono i protagonisti nello scontro per salvare l’umanità, il caporale Talia Perez è una delle componenti umane.
«Non voglio rovinare la visione svelando troppo, ma la grande capacità di Talia è che lei capisce l’alleanza. Capisce cosa stanno cercando di dire a tutti e comprende anche che gli Spartani sono umani. In qualche modo riesce a mettere insieme i due mondi, si chiede Perché stiamo combattendo, qual è il vero scopo? Perché l’umanità è arrivata a questo punto?. Ma sai, quello che credo sia il bello della fantascienza è che si possono fare dei parallelismi con la vita reale, e si può portare le persone a riflettere a interrogarsi sulla realtà e sulla non realtà. E credo che il mio personaggio si molto bravo in questo. Mi piace che in un certo senso divento il partner in crime di Master Chief, gli farà capire che è umano, che può provare delle emozioni e può preoccuparsi. Che può piangere ed entrare in connessione con se stesso».
Un personaggio che Cristina ha trovato molto vicino a sé.
«Sono molte le cose che ho in comune con lei. Talia quando succede qualcosa di grosso alla sua famiglia, inizia a mettere in discussione il senso della vita. Inizia a chiedersi: perché siamo qui? E questo un po’ mi preoccupava, perché nella mia vita personale anche io mi trovo a quel punto. Sono in quella fase in cui ti chiedi Perché siamo qui? Sono un’artista, adoro stare sul set, ma cosa c’è dopo, cos’altro c’è là fuori? Come facciamo a collegare ogni singola cosa?. E anche il mio personaggio si pone le stesse domande. Ed è stato molto, molto interessante… perché non c’è una risposta! Almeno non c’è per Talia».
Ed essere un artista, un attore, cosa significa per lei?
«Per me? Significa molto. Significa che… abbiamo la responsabilità di quello che facciamo. Che si sia davanti alla televisione o alla macchina da presa, si ha la responsabilità di raccontare una buona storia e di creare un cambiamento, pur piccolo che possa essere. Dobbiamo cercare di regalare un sorriso, creare uno spazio in cui la persona che sta guardando possa connettersi con il personaggio. Quindi penso che se si è un attore, un regista o un qualsiasi artista, si ha la responsabilità non solo di quello che diciamo ma anche di quello che si vuole comunicare, del perché lo si vuole comunicare».
Questa serie è un adattamento televisivo romanzato di un videogioco di successo. Ma qual è il messaggio più importante di questa seconda stagione?
«Credo sia che non possiamo farcela da soli e che non possiamo affrontare la vita facendo finta di niente. Dire che si può fare tutto da soli è un’enorme bugia. Dobbiamo restare uniti come comunità e come mondo, come un’unica cosa. Per quanto possa sembrare romantico, credo davvero che sia l’unico modo per sopravvivere su Halo o nella vita reale. E credo che questa sia la cosa più importante di Halo. Ed è per questo che ero così entusiasta della seconda stagione e di farne parte. Ha un significato, ha uno scopo e sta cercando attraverso questo grande nome, Halo, di dare qualcosa alle persone. Che possano davvero mettersi in discussione e connettersi e capire che l’unico modo per farlo è insieme. E anche Master Chief, per quanto onnipotente possa essere a bisogno di tutta la sua squadra per salvare il mondo. Non può farlo da solo».
Crediti foto@Paramount+