Sulla Strada – City Confidential
di Klara Murnay
"Adultero fornicatore!" Mi accosto suonando il clacson a più non posso dietro un uomo con una golf, che molesta una ragazza sulla Cristoforo Colombo angolo via Osopo.
Il tizio salta in auto e fugge via.
"Tutto ok?"
Abbasso il finestrino rivolgendomi ad una giovane dai lunghissimi capelli neri legati in una coda altissima.
"Sì, grazie eh."
"Ma figurati. Guarda, il deficente guidava male già da prima, per fortuna che non c'è nessuno. Sennò era cosa da incidente."
Mi osserva: "Mi chiamo Rehina."
"Ah. Che bel nome. Io a volte mi confondo, ma mi chiamo Klara. Ma, quello che voleva?"
"Stronzo che neanche vuole pagare, pensa che per me fare pompini sia normale."
"Mmh. La gente pensa sempre che fare pompini sia normale. E sai perché? Perché la gente li fa ogni giorno. Continuamente. Si inginocchia per ogni cosa, senza pudore. Certe zoccole vestite da signore ci sono in giro, altroché ."
Ride: "Hai ragione."
"Mamma mia, come sei bella, mi spiace tu sia qui."
"Non so. Comunque tutte siamo belle."
"Non so neanch'io. Ma credo che con più bellezza sarei stata più fortunata. Perché la bellezza può darti la scelta."
Lei mi osserva e si siede nella pensilina del 764. Scendo dalla macchina lasciando le quattro frecce e mi siedo accanto.
"Di dove sei?"
"Albania."
"Shqipëri!"
Ride: "Come lo sai?"
"La terra delle Aquile, no? Me lo insegno' un'amica anni fa e ho sempre pensato fosse un nome meraviglioso. Da quanto sei qui?"
"Da un po'. E tu sei di qui?"
"Mmh, circa." Faccio con poca sicurezza e restiamo in silenzio a fissare l'auto bloccata davanti la fermata.
"Cosa volevi fare da piccola?"
"Volevo aprire un negozio di vestiti."
"E perché non l'hai fatto?"
"Di soldi non ce n'erano, poi mio padre ha lasciato mia madre ed io volevo solo andare via."
"Capisco. Pensa, io volevo fare la scienziata. Poi non ero abbastanza intelligente e quindi niente, poi volevo fare l'attrice, ma solo ad Hollywood."
Ride: "Perché non l'hai fatto?"
"Perché non ero abbastanza bella."
"Te sei scema."
"Vedi? Lo dici anche tu, neanche abbastanza intelligente." Sorrido. "Quanti anni hai?"
"23."
"Come sei arrivata a Roma?"
"Con un'amica."
"Anche lei lavora in strada?"
"Sì, ma non qui."
"Ma io posso stare? O ti sto creando un problema?" le dico, osservandomi intorno.
"Ora si, ma non troppo. Però io vado anche al cornettone di mattina, se vuoi venire."
"Magari una mattina come stacchi vengo."
"E tu cosa fai?"
"Un lavoro simile al tuo per certi aspetti. Ho a che fare con la gente, le loro vite o meglio, le loro follie. Sai che dicono che i nostri mestieri siano i più antichi al mondo?"
Ridiamo.
"Non sembri molto contenta neanche tu. Sei felice?"
Ci penso un attimo fissando la strada e mi rendo conto di quanto sia assurda la situazione.
"Prima dimmelo tu. Sei felice? O meglio, cosa ti ha reso felice l'ultima volta?"
"Andare al mare con le mie amiche una settimana fa. Tu?"
"Io guardare Milano dal dodicesimo piano di un palazzo qualche settimana fa, con un ragazzo che mi faceva ridere. Mi piace l'altezza. Ecco, sono un po' albanese anch'io."
"Come l'aquila."
"Esatto. Come un aquila."
"Senti, vieni a mangiare il cornetto con me una notte?"
"Sì. Te lo prometto." Mi alzo e vado verso la macchina.
"Non correre. Tu sei pazza."
"Non corro. E sappi, che sentirmi dare della pazza da una puttana mi mancava." Dico ridendo, puntandole la chiave dell'auto contro, in segno di sfida. Ridiamo sonoramente.
"Tanto facciamo mestieri simili, no?"
Mi giro guardandola un momento:
"E' vero. Ma tu sei più fica."
Poi facendomi seria: "Rehina. Stai attenta."
"Sì. Te lo prometto."
"Ah. A proposito: tieni a mente quella storia della scelta."
E osservandola mentre mi fa ciao con la mano, ho messo in moto e sono andata via.
Questa una notte come tante. Con i semafori lampeggianti, una pensilina bianca, una ragazzina dalle lunghe gambe che mi saluta con innocenza e tutta la mia idiozia, che non mi ha portato né ad essere una scienziata, né ad Hollywood e forse nemmeno ad essere una persona migliore.
Sulla strada.