Il successo di ‘BJ Alex’ e il fascino dei Boy’s Love: a Lucca Comics & Games abbiamo intervistato l’autrice coreana Mingwa.
La fila per il firmacopie di Mingwa ruota intorno al padiglione J-POP Manga, mentre i fan dell’illustratrice coreana chiedono se è possibile porgerle dei regali. C’è chi si dispera per non essere riuscito ad accalappiarsi un incontro e chi domanda foto (severamente vietate, Mingwa non ama apparire). È la fotografia che a Lucca Comics & Games immortala l’importanza del genere Boy’s Love anche in Italia. Il successo di BJ Alex è del resto innegabile: nato sulla piattaforma di webcomic Lezhin e pubblicato in volume dopo il grande successo online, BJ Alex è infatti la serie rivelazione di Mingwa e una delle opere più originali del genere BL. È la prima volta in Italia per l’autrice sudcoreana, ma anche in patria i suoi incontri con i fan e i lettori sono relativamente recenti. Il genere Boy’s Love – sempre più popolare soprattutto tra le lettrici donne – è del resto ancora tutto da esplorare e, da noi, per molti è ancora semplicemente una nicchia.
Mingwa – pubblicata in Italia da J-POP Manga – lo affronta approfondendo la storia d’amore tra Dong-gyun e Alex, un BJ (broadcaster) che ama condividere con la rete l’immagine del suo stupendo corpo (ma non il suo volto) e i racconti piccantissimi delle sue esperienze sessuali. «L’idea per il soggetto di BJ Alex mi è venuta mentre guardavo un sito di broadcasting, AfreecaTV. È molto famoso in Corea e ci sono diversi BJ, broadcasting joker, che fanno mukbang o parlano di libri. Navigando nel sito, ha avuto l’idea di associare il mondo dei BJ al genere Boy’s Love e ho voluto provare questa nuova sfida. È stata un’idea abbastanza estemporanea».
Mingwa: gli esordi
Il percorso che ha portato Mingwa a BJ Alex non è tuttavia iniziato dal fascino dei BJ. Ce lo racconta l’autrice, che incontriamo in una saletta a Lucca. «All’inizio, come indirizzo di studi, avevo scelto game illustrator. – ci dice – Quindi l’illustrazione digitale nel mondo del gaming. L’indirizzo presupponeva però una parte di studi sul fumetto e sul disegno. Per me è stata l’occasione per iniziare a specializzarmi più nel fumetto che nel gaming. Poi nelle università coreane arriva il momento in cui devi iniziare a prendere contatti con le aziende di fumetti. Io ho mandato diversi contenuti che sono stati scelti».
Anche sulla tecnica di disegno, Mingwa ammette che la sua matita è ancora tutta in divenire. «Di solito mi piace uno stile pulito e molto dettagliato. – dice l’illustratrice – Durante la stesura di BJ Alex, però, non avevo tempo di fare corsi aggiuntivi di disegno. Con Jinx (il suo nuovo lavoro, ndr) il disegno è infatti migliorato proprio perché, nei sei mesi intercorsi tra la fine di BJ Alex e l’inizio di Jinx, ho preso lezioni private di disegno e ho migliorato la tecnica, avendo più tempo libero».
BJ Alex: Dong-gyun e Jiwon
La trama di BJ Alex è in fondo una canonica storia a tema Boy’s Love. I due protagonisti sembrano molto differenti tra loro e la storia d’amore è estremamente tribolata. «Di solito le lettrici di fumetti in Corea preferiscono i protagonisti virili, dal pugno forte. – commenta Mingwa – Un protagonista con caratteristiche più effeminate non venderebbe. Anche a me piace sviluppare questo tipo di personaggi. Dopo il mio primissimo lavoro, ho provato a cimentarmi con un genere più drammatico e a sviluppare personaggi con risvolti più tesi. Riguardo la coppia, è importante che i due siano agli estremi, come se fossero rivali. Vengono da due mondi diversi e si scontrano finché poi non raggiungono l’agognata love story». Da un lato quindi abbiamo il mite Dong-gyun e dall’altro il più spigoloso Jiwon: i due sono agli opposti anche graficamente.
«L’aspetto fisico e l’apparenza sono molto importanti. – dice Mingwa – Graficamente ho cercato di farli quanto più potevo differenti: uno ha i capelli neri e l’altro castani, uno ha gli occhi un po’ più a mandorla e l’altro più tondi. Volevo raggiungere un equilibrio. Se mi sono ispirata a persone realmente esistenti? Ho fatto un’approfondita ricerca su attori e cantanti, celebrità coreane. Alla fine ho messo insieme le caratteristiche più belle. Per la loro personalità mi sono invece ispirata alle keyword. In Corea funzionano molto (come i nostri tag, ndr): c’è la keyword top antipatico e tossico o bottom remissivo triste. Sono tantissimi! E usandoli posso ottenere una buona presentazione dell’opera perché i lettori capiscono. Si rifanno a concetti preesistenti ed è più facile anche lavorare perché so da che base partire».
Ma c’è qualcosa di Mingwa in questi personaggi? «Dong-gyun è una persona di buon cuore, gli piace prendersi cura degli altri. È molto attivo e questo riflette parte del mio carattere. – risponde – Jiwon si innervosisce facilmente ed è un po’ permaloso, anche se non è una persona cattiva. È un bambino un po’ perfezionista, si arrabbia se le cose non vanno come vuole lui. Anche in questo mi rivedo abbastanza».
LEGGI ANCHE: Tony Valente: «Se un manga fa riflettere, è già abbastanza»
Le ricerche per BJ Alex
Fatte le dovute premesse, Mingwa ci racconta com’è stato lavorare più precisamente alla storia di BJ Alex. «Durante la pubblicazione e la stesura di BJ Alex, non c’è stato un grandissimo lavoro di approfondimento sulla tematica perché è abbastanza conosciuta. – racconta l’autrice – È un’abitudine molto comune in Corea quella di guardare i broadcasting. Non mi sono preparata molto. Per Jinx, essendo ora un prodotto di punta della Lezhin, mi hanno richiesto un lavoro più approfondito. Tratta tematiche che a me non sono familiari, come l’MMA. Ho iniziato anche a prendere lezioni, ma non sta andando benissimo perché è difficile! Sul lavoro di fisioterapista di Kim Dan ho fatto ricerche su YouTube e internet. Jinx è sicuramente più approfondito per quanto riguarda lo scheletro della storia».
Oltre a ciò, Mingwa ci confessa di aver subito la pressione della pubblicazione (costante) di BJ Alex: «Non è stato il mio lavoro di debutto, ma è il progetto che mi ha portata a un livello di fama più alto. Mi sono dovuta impegnare di più e abbassare un pochino le mie pretese. – racconta – Ho lavorato ininterrottamente per tutto il tempo della stesura, anche perché dovevo presentare le storyboard quattro volte al mese e ogni settimana doveva uscire l’episodio. Non avevo tempo neanche per pensare alle mie mancanze. Appena ho avuto del tempo libero, ho subito approfondito la mia tecnica di disegno».
Mingwa e il rapporto con i fan
Non si guarda dunque indietro Mingwa e non ha recriminazioni da fare a se stessa: «Per me – dice – è stato importante portare avanti il lavoro fino alla sua completezza. Come tutti, ho vissuto momenti di perdita di persistenza. Mi mancava la fiducia in me stessa, anche per le continue date di scadenza. Sentivo molto la pressione della pubblicazione. È stato fondamentale avere il supporto dei fan e dei lettori. Ci sono state volte che volevo dire Basta, mollo tutto. I fan coreani però esprimono molto la loro fedeltà, sono vicini all’autore con regali, lettere… Sentivo la responsabilità di portare avanti la storia e il rapporto con i fan è stato molto utile».
Un rapporto fresco, potremmo dire. «Di recente ci son stati pop up event in Corea – racconta Mingwa – organizzati con il merchandising. Mi sono occupata personalmente anche delle copie cartacee. Non era mai capitato prima. Ho fatto questi eventi prima di partire per Lucca e qui sto facendo dei firmacopie. Fino ad ora il mio rapporto con i fan è stato solo tramite social, sono molto attiva sia su Twitter che su Instagram».
Ma sono realmente così fedeli i fan? «Ogni lettore vive un’esperienza diversa leggendo il fumetto. La soggettività ha un peso importante. – ci risponde – Premettendo questo e le preferenze in fatto di storia dei lettori, ero preparata al fatto che alcuni potessero non comprendere a pieno la natura di alcuni personaggi. Durante la storia si delineano le caratteristiche del personaggio, le sue peculiarità. Tutti seguono un arco narrativo di redenzione e cambiano. Questo potrebbe portare alcuni a non provare empatia per i personaggi, e altri a comprenderli di più. Bisogna arrivare fino alla fine per comprendere. Dato che ognuno ha la sua soggettività, è comunque difficile che tutti restino soddisfatti, ma è anche giusto che sia così».
Il fascino dei Boy’s Love
Per il resto, Mingwa non ha «rimostranze» su BJ Alex. «La serializzazione e la schedule fitta hanno fatto sì che non riuscissi a pensare a cosa avrei potuto fare meglio. – dice – D’altro canto è la dimostrazione della forza del mio carattere nel saper prendere decisioni in poco tempo e portarle avanti fino alla fine. Mi sono mossa passo dopo passo tra i dialoghi e le storyboard. La conclusione a me piace e mi soddisfa, è quello che mi ero prefissata. Anche se le idee durante il lavoro sono cambiate o mi è stato chiesto di cambiarle».
Chiudiamo la nostra chiacchierata con Mingwa chiedendole se ci sono artisti a cui si ispira: «Nessuno in particolare, ma ho dei generi preferiti. – risponde – Sono cresciuta leggendo Jump, la versione coreana, e amavo le storie shōjo. Tramite i k-drama, da piccola, ho poi preso ispirazione per la trama. Da un punto di vista artistico, mi piacciono i lavori che puntano sull’aspetto visivo. Quindi la grafica molto bella, le cose dettagliate e chiare con buoni contorni della figura. Prendo un po’ qui e un po’ là l’ispirazione. Non riesco a scegliere solo un autore».
E qual è, secondo lei, il fascino segreto dei Boy’s Love? «L’elemento più importante è l’aspetto fisico. – ci risponde – Le ragazze si interessano ai fisici scultorei e a questi ragazzi bellissimi. Inoltre, dal punto di vista caratteriale e della chimica tra i due protagonisti, è importante il modo tramite cui finiscono per innamorarsi. È ciò che attira anche il lettore che magari non si è mai avvicinato al genere. Direi quindi il percorso di innamoramento».