Ora siamo abituati a ordinare la cena comodamente seduti sul divano e da uno smartphone, inconsapevoli – forse – del lavoro che c’è dietro, ma se siete interessati a riacquisire il senso della lentezza anche a tavola, c’è una città in Italia dove si cucinano ancora pasti della tradizione rinascimentale.
Ferrara e i piatti del Rinascimento
Parliamo di Ferrara, corte estense in cui hanno proliferato arte e letteratura con Boiardo, Ariosto Tasso, Piero della Francesca o Mantegna, e la cucina moderna, che ha segnato un netto distacco con il Medioevo, grazie al cuoco Cristoforo di Messisbugo.
Lo chef rinascimentale è stato il primo cuoco a scrivere quello che sarebbe diventata una vera e propria pietra miliare della gastronomia del suo tempo e dei secoli a venire. In “Banchetti, composizioni di vivande e apparecchio generale”, Cristoforo di Messisbugo, infatti, ha tramandato fino ai giorni nostri ricette di piatti tipici e grandi classici.
Cosa si cucinava nel Rinascimento a Ferrara? Le pietanze ancora attuali
Un esempio è la salama de sugo (una salsiccia accompagnata da purè) – la pietanza preferita di Lucrezia Borgia, si dice – o il banbibato (una torta con pezzi di mandorle e scorza d’arancia e ricoperta di cioccolato fondente) o ancora il pasticcio (frittella ripiena di maccheroni, ragù di manzo e besciamella).
Federica Caneparo, docente di storia rinascimentale presso l’università di Chicago, ha rilevato quanto i banchetti fossero simbolo di autorità e che Ferrara era particolarmente nota per offrire pranzi luculliani agli ospiti a dimostrazione del loro potere.
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