Si chiama slow turism e permette di esplorare e conoscere il territorio in modo nuovo; ad esempio con una passeggiata a cavallo in Tuscia
Quando si pensa al turismo si pensa a viaggi in territori lontani, magari esotici o nelle grandi e piccole capitali. Ma esiste anche un turismo, green sostenibile e lento che può farci scoprire un territorio anche a noi vicino con occhi completamente nuovi. Come le passeggiate a cavallo in Tuscia.
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Le passeggiate a cavallo, offrono la possibilità di vivere a piena la natura, ma anche il tempo che stiamo dedicando a noi stessi. Un ritmo diverso rispetto a quello frenetico cui siamo abituati. Ed è per questo che secondo Chiara De Santis – coordinatrice del parco agricolo Agriland a Viterbo – è un tipo di viaggio non solo fisico ma anche interiore.
“La dimensione del viaggio a cavallo è innanzitutto una dimensione interiore. Offre la possibilità di relazionarsi con il territorio in maniera peculiare: si entra a contatto con esso attraverso ritmi lenti. Si entra in quel contesto storico, culturale, archeologico, naturalistico, attraverso la mediazione di un animale che ci conduce in un’esperienza.”
Chiara De Santis
Un’esperienza diversa, unica ed emotivamente coinvolgente che non solo permette di lasciarsi affascinare dalla natura e dal territorio circostante ma che al tempo stesso può insegnarci qualcosa in più sulle relazioni.
“I cavalli sono gli animali dell’interdipendenza e particolarmente in questo periodo storico il concetto di interdipendenza credo sia assolutamente da approfondire. Noi siamo immersi nelle nostre relazioni dovendo stare al tempo stesso sulle nostre identità. Credo che questo ulteriore aspetto, possa essere un buon auspicio per un nuovo orientamento rispetto alla relazione del viaggio.”
Chiara De Santis
Agriland non offre solo la possibilità di fare passeggiate a cavallo in Tuscia, ma anche quella di poter praticare sport all’aria aperta, conoscere gli animali degustare prodotti tipici locali e concorrere alla coltivazione dei prodotti.
“Il parco si trova accanto alle mura medievali della città di Viterbo, sul lato esterno dove una volta c’era l’area delle coltivazioni agricole e degli orti. Uno dei motivi per cui è denominato parco agricolo è proprio questo: riportare l’idea dei lavori e i valori della campagna verso la città. Questo è possibile anche attraverso il progetto oramai decennale di agricoltura sociale. Anche il cibo può essere veicolo di relazioni”.
Chiara De Santis
Crediti foto@Luca Perazzolo