I Giardini di Ninfa, in provincia di Latina, accolgono ogni anno circa 50mila visitatori: un gran numero dato dal fatto che il New York Times lo ha definito il giardino più bello e romantico al mondo. La sua unicità si riconosce anche nella presenza di un albero monumentale da record: parliamo del maestoso gigante che veglia sul parco gestito dalla Fondazione Cattanei, il Pioppo Nero.
Pioppo Nero, il tesoro dei Giardini di Ninfa
Questo arbusto situato a ridosso del muro di cinta, presso il “Ponte a due luci”, ha attirato dal 1985 l’attenzione della Guardia Forestale italiana che lo ha censito per la prima volta e inserito tra gli alberi protetti dal “Codice dei beni ambientali e paesaggistici”.
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Diverse le curiosità legate al Populus Nigra, considerato un patriarca verde per la sua longevità e le dimensioni: nel 2015, anno dell’ultimo rilevamento, è stata misurata una circonferenza di 8 mt e un’altezza di 36 m. Per dare l’idea della grandezza del pioppo nero, basti pensare che servirebbero 6 persone per abbracciarlo e corrisponderebbe a un palazzo di 12 piani: è certamente il più grande e vecchio d’Italia, forse addirittura d’Europa.
Inoltre è piuttosto anziano, ma si porta i suoi anni egregiamente: l’età presunta, infatti, si aggira tra i 150-200 anni, un record per questo tipo di alberi che solitamente arrivano a 100 anni, ma in condizioni di grande fragilità.
Perché il Populus Nigra di Ninfa è così speciale
Se tutti questi elementi non fossero sufficienti a invogliarvi a prenotare immediatamente una visita ai Giardini di Ninfa, sappiate che la sua vera unicità risiede in un altro aspetto. Il Pioppo nero è a rischio estinzione poiché non è un ibrido. La stragrande maggioranza di pioppi presenti sul territorio sono ibridi: il Populus Nigra di Ninfa non è stato invece inquinato – come si legge sul sito della fondazione Caetani – da polline di specie diverse.
In altre parole da più di un secolo e mezzo esso è puro geneticamente, un exemplum da tutelare con la massima cura per via della sua incredibile vulnerabilità nonostante la sua maestosità.
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