‘Un finale diverso (Grandine)’ è l’ultimo dei singoli che Aaron ha pubblicato nel corso del 2024, un anno che lo ha visto impegnato anche nella lavorazione dell’album di prossima uscita. L’intervista.

loading

Uscito lo scorso novembre, Un finale diverso (Grandine) è l’ultimo singolo con cui Aaron chiude un 2024 carico di musica e progetti. Piccoli passi che stanno portando il giovane artista verso il nuovo album attualmente in lavorazione. “Sì, direi che è stata una stagione in cui ho tirato fuori diversi singoli”, sorride. “Sono felice perché sono tutti pezzi che vanno avanti di pari passo, uno dopo l’altro. Ma soprattutto sono contento perché, con questi singoli, ho fatto un’analisi molto personale di me stesso. L’ultimo brano, Un finale diverso, parla del distacco. Può essere interpretato come distacco da una persona, da qualcosa o persino da sé stessi. Questo, poi, sta a chi ascolta, ma io ero più interessato al mio distacco con me stesso.

Aaron
Cover da Ufficio Stampa

“Il brano è nato in modo rapido in studio, da cose che avevo raccontato a Francesco de Le Ore che mi ha aiutato a scriverlo. È nato dal racconto di un distacco molto forte con me stesso. Lui ha scritto la canzone alle due di notte e appena me l’ha fatta sentire gli ho detto ‘È bellissima, cantiamola!’”.

Il distacco di cui parli, è qualcosa che hai voluto, cercato o che, in qualche modo, hai subito?

Non so bene per quale motivo… Forse semplicemente la vita mi ha destinato un finale diverso. Considera che io volevo ballare, invece ora faccio il cantante quindi davvero ci sono tanti finali diversi nella vita. E questo distacco da me stesso è avvenuto soprattutto quando ho iniziato ad avere ansie e dubbi su me stesso. Adesso, piano piano, sto ricalibrando il tiro. Crescere e accumulare esperienze aiuta ma può anche caricare di nuove ansie… Nel mio caso, però, mi ha aiutato. Diciamo che preferisco le ansie da crescita a quelle che ti bloccano.

A proposito della scrittura, l’incontro con Le Ore com’è stato? Che contributo ti hanno dato, anche a livello di approccio alla scrittura?

L’incontro con loro è stato subito sereno. Sono super tranquilli, umili e simpaticissimi. Ci siamo trovati molto bene e siamo diventati amici. Spesso ci scriviamo alle due di notte, situazioni un po’ strane, ma divertenti. Devo dire che Francesco mi ha aiutato a tradurre i miei pensieri in parole più semplici, visto che tendo a essere un po’ criptico. Matteo, il produttore, ci supporta a 360 gradi. Saluto entrambi con affetto!

Sei arrivato a un passo da Sanremo Giovani, ma alla fine non sei entrato nella lista definitiva. I tuoi fan hanno manifestato grande sostegno: come hai vissuto e metabolizzato questa situazione?
Sarebbe ipocrita dire che non mi è dispiaciuto. Mi era dispiaciuto, sì, ma adesso l’ho metabolizzato. Ho 20 anni e, per fortuna, avrò altre occasioni. Spero di poter riprovare anche con Sanremo. Non posso che essere contento del sostegno dei fan: è bello sentirsi accuditi. Io aiuto loro, loro aiutano me. È un bel rapporto.

LEGGI ANCHE: — ‘Pino Daniele – Nero a metà’, Stefano Senardi: «Interprete di una rivoluzione culturale»

Sei uno di quegli artisti che leggono i messaggi dei fan?
Sì, leggo i messaggi. Non sono molto social, eh, sono un po’ un boomer! Sono un giovane boomer, ecco. Però sto imparando e ho Gianluca, che mi aiuta tantissimo. Lo saluto, gli voglio bene. Sto cercando di essere più presente sui social, perché penso di avere cose da dire e potrebbero aiutarmi a raccontarle. In generale sto cercando di rendere i social molto veri ma io, che sono sempre stato molto dubbioso sulla mia vita, faccio comunque fatica.

Dopo l’esperienza, o meglio la “non esperienza” di Sanremo Giovani, è arrivato il tuo nuovo singolo. Sembra quasi una risposta, o no?
Sì, Un finale diverso è arrivato proprio al momento giusto. È incredibile come sembri scritto apposta. Alla fine credo che tutti i finali portino esperienze e crescita, perché qual è il finale che ci fa vincere o quale perdere? Non sento di aver perso per non essere entrato a Sanremo. Ho vinto scrivendo questa canzone, facendola uscire e rimanendo me stesso.

È un testo in cui la vulnerabilità diventa un’opportunità per accettarsi. Quali sono state le circostanze che ti hanno messo, o ti mettono, più in discussione?
Con questa domanda potresti farmi piangere… Diciamo che la vulnerabilità è arrivata con l’età, quando le responsabilità sono aumentate. Mi sono messo in dubbio su tante cose e la vulnerabilità è stata sia negativa sia positiva, perché mi ha reso più sensibile. La canzone parla proprio di trasformare la vulnerabilità in forza. A volte i problemi che ci sembrano insormontabili sono grandi solo nella nostra testa. Sono felice anche di questa mia vulnerabilità, di questa sensibilità.

Aaron
Foto da Ufficio Stampa

Non è comune cantare la vulnerabilità, soprattutto da parte di un artista maschile
Non penso che la vulnerabilità debba avere genere, tutti dovrebbero cantarla né dci dovrebbero essere delle maschere. Tutti siamo fragili in certe circostanze e dimostrarlo è importante. C’è poca unione ultimamente nella società, invece credo debba esserci più fratellanza.

Queste tracce introducono al nuovo progetto in lavorazione. A che punto sei?
Sì, il progetto sta prendendo forma. Non so ancora se sarà un album o meno. Per ora sto scrivendo tanto, ho tante demo da sistemare e far uscire piano piano. L’importante è stare bene sul palco e cercherò di fare tanti live. Nel frattempo, la cartella è piena file tanto che ho cambiato telefono perché la memoria era esaurita!

Se oggi riascolti l’EP ‘Universale’, quanto ti riconosci in quelle tracce e quanto invece ti senti cambiato, anche nella scrittura?
Continuo a ritrovarmici tanto perché è stato il percorso che mi ha portato a essere quello che sono adesso. Prima ero un caos, scrivevo di tutto: canzoni di ogni genere per cui passavo dal pop dal rock al punk. Tante volte papà veniva in cameretta perché alle 4:00 del mattino stavo ancora scrivendo… era proprio un disastro. Adesso ho imparato a calibrare la musica, un passo molto importante secondo me che forse che mi rende un po’ diverso da prima. Ho imparato a scriverla nel modo giusto, al momento giusto e senza aspettarmi nulla. Non mi aspetto la hit, semplicemente desidero scrivere qualcosa che mi fa stare bene. E un esempio è Universale per cui volevo scrivere la ‘canzone universale’. Poi è andata bene ma ho capito che non serve più scrivere l’’universale’ serve scrivere le cose che ti fanno stare bene.

Come trascorri queste feste di fine anno?

Spero in un Natale sereno e con tanti regali (da ricevere, ovviamente!). Non sono più tipo non da discoteca per Capodanno, piuttosto da campeggio. Scherzi a parte, vi auguro buone feste e un felice anno nuovo.

Immagini da Ufficio Stampa