Si intitola ‘Wind Of Gea’ (Carosello Records) il nuovo progetto discografico del pianista e compositore Alessandro Martire. L’album, come ci ha raccontato lo stesso artista, ha avuto una genesi inedita rispetto alle modalità creative con cui Martire solitamente lavora alla sua musica. Del resto, la scrittura è iniziata nel 2020, annus horribilis in cui ogni spostamento era vietato da lockdown e pandemia. Per un musicista come Alessandro, che da sempre coltiva la sua ispirazione toccando a diverse latitudini, questo ha necessariamente comportato una nuova consuetudine creativa.
“La modalità di scrittura, ovviamente, è cambiata perché il disco ‘Wind Of Gea’ nasce proprio in questo momento particolare. Sono abituato a scrivere girando per il mondo, quindi viaggiando tantissimo e prendendo ispirazione nei vari posti del mondo. Con ‘Wind Of Gea’ ho iniziato a scrivere al pianoforte chiuso in casa, quindi ho avuto un approccio molto più riflessivo e introspettivo. Chiaramente, anche l’approccio artistico su questo disco è iniziato in maniera diversa. Ho avuto anche dei periodi un po’ di esitazione perché ero davanti a un nuovo modo di scrivere però, poi, è nato un progetto di cui comunque sono molto orgoglioso”.
Un approccio che risponde a nuova necessità e che di quella necessità riesce a fare virtù. “La mia volontà in questo disco era, per ciascun brano, regalare un’immagine e un luogo particolare”, ci spiega il compositore. “Il vento che nasce da questo disco è interiore, quindi legato a sogni e sensazioni. Poi, pian piano, ho avuto modo di rendere le varie location di questo disco protagoniste sia dal punto di vista di colonna sonora – quindi realizzando delle immagini a cui la mia musica facesse da sottofondo – sia portando direttamente il pianoforte in quei luoghi”.
Parlare di geografia per ‘Wind of Gea’ diventa inevitabilmente un modo per allargare i confini, interiori e fisici. “La geografia fisica è ovviamente internazionale perché ho portato la musica dal Kazakistan al Polo Nord ai fari di Formentera, quindi ho toccato diverse parti del mondo. La geografia emotiva è legata alla volontà, all’interno della mia sfera, di toccare un po’ tutto il pianeta terrestre”.
“Ho voluto dare il titolo ‘Gea’ proprio per portare all’origine della terra nel senso più grande e con un senso anche primordiale e divino”, prosegue Alessandro Martire. “Quindi, poi, le due geografie, sia emotiva sia fisica, si incontrano attraverso un viaggio di musica e immagini”.
“All’interno del disco, la mia modalità di scrittura varia a seconda dell’esperienza che vivo”, ci racconta, quindi, il pianista. “Una musica può nascere attraverso l’ispirazione di un luogo ma succede anche che magari scrivo una musica e la voglio portare in un determinato luogo perché nasce da una sensazione interna. Io credo che la cosa più bella di questo disco, e quindi la modalità di approccio e di scrittura, sia la contaminazione di questi due elementi. C’è un equilibrio tra il modo di scrivere e ispirarsi a un luogo e la voglia di portare in quel luogo la musica che ne è nata”.
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La musica classica e le nuove generazioni
Ma come vede Alessandro Martire le nuove generazioni nel loro rapporto con la creatività e, in particolare, con la musica classica? “Penso che le nuove generazioni siano veramente tanto creative nei vari campi, dalla musica al cinema e anche fuori dall’arte. Quello che, secondo me, bisogna cercare di incentivare maggiormente è la visione su queste idee creative, cioè dare una visione un po’ più concreta e un futuro ancora più delineato. Le idee e la creatività hanno bisogno di tempo, di spazi e di una libertà che richiede soprattutto alle nuove generazioni più respiro”.
“La musica classica è di per sé un genere che un po’ si discosta degli altri generi musicali però personalmente, portando la musica in queste location, c’è anche una fruizione un po’ diversa”, prosegue l’artista. “È anche un modo per cercare di avvicinare le nuove generazioni a questo a questa musica attraverso delle esperienze un po’ diverse che magari sembrano tanto lontane dalla musica classica ma in realtà sono molto più vicine di quanto si possa immaginare. Il segreto credo sia quello di provare sempre a veicolare la musica seguendo le proprie sensazioni”.
E tornando all’esperienza personale, chiediamo ad Alessandro Martire che responsabilità sia per lui rappresentare l’Italia (della musica e non solo) all’estero. “Essere un’eccellenza italiana all’estero significa portare la propria nazione e quello che rappresenta nel mondo nel miglior modo possibile. Credo che l’Italia nei vari campi sia veramente di alto livello, lo dico sia per la mia esperienza personale sia per esperienza generale. Quello che bisogna fare è credere nei propri progetti, svilupparli e poi sarà l’estero a dirci se apprezza o meno”.
Il pubblico avrà presto l’occasione per ascoltare dal vivo il pianista lariano, che il 20 dicembre Martire si esibisce alla Pinacoteca Civica di Como in un concerto piano solo. Ma sono è il solo evento in calendario. “Ci sarà un tour molto ispirato all’album per dare un po’ di continuità”, ci spiega. “Quindi ci saranno alcuni concerti legati alla natura, come il 27 dicembre a Champoluc e quello di Al-‘Ula in Arabia Saudita il prossimo 7 marzo. In futuro, sicuramente ci saranno poi anche appuntamenti teatrali”.
Foto da Ufficio Stampa Carosello Records