Il 13 maggio del 1994 i Marlene Kuntz rilasciavano Catartica, il loro disco d’esordio: un debutto faticoso che ha lasciato un segno nella scena italiana. Sono trascorsi 30 anni da allora e la band ha deciso di celebrare questo anniversario con l’uscita della ristampa dell’album – disponibile dell’8 marzo nel formato CD e doppio LP, entrambi con libretto con foto inedite e un Box Deluxe in edizione limitata e numerata – e con un tour in partenza il 12 marzo.
Non solo: dal 29 febbraio è disponibile in digitale Fine della danza, traccia inedita contenuta anche nella musicassetta del ricercatissimo bootleg DEMOSONICI. È inoltre già disponibile il video di Nuotando nell’aria, realizzato con immagini e video di repertorio e dal 6 marzo sarà disponibile online anche il video di Lieve.
«Siamo carichi, vogliosi, motivati. – dice subito Cristiano Godano – Quasi tutte le date sono sold out e questo è motivo di eccitazione evidente. Da mercoledì iniziamo le prove, siamo pronti a mescolare i nostri apprendimenti e siamo intimamente certi che sarà un concerto potente».
Trent’anni di Catartica: parlano i Marlene Kuntz
Il successo di Catartica e la sua longevità sono del resto sorprendenti per gli stessi Marlene Kuntz. «Il nostro obiettivo – dice Godano – era riuscire ad arrivare a fare un disco. All’epoca gli album erano più importanti di adesso. Quando riuscimmo a vederlo pubblicato, sapevamo di aver realizzato un sogno. Sappiamo che ha lasciato un segno importante anche solo perché in questi anni ci ha ricordato quanto sia stato fondamentale sia per i fan che per gli addetti ai lavori». Catartica arrivò infatti «dopo sette anni di gavetta, eravamo al limite dell’energia impiegata per farcela – commenta il cantautore – e il disco era il traguardo raggiunto».
«Non c’è mai stato un momento topico al di là del quale ci siamo resi conto dell’importanza del disco, ma una lenta progressione – continua – Abbiamo capito che lasciava un’impronta influente e seminale perché molte band hanno raccolto il messaggio artistico e il sound. Ne siamo consapevoli e non ci intimorisce, ma ci fa venire voglia di suonare».
Tanti i rumors che circolavano all’epoca: dall’influenza dei Sonic Youth alla benedizione di Giovanni Lindo Ferretti e degli allora CSI. Sul primo, i Marlene Kuntz precisano che ai tempi non conoscevano «un approccio malizioso alle cose». «Ero io – dice Godano – a sostenere nelle interviste quanto adorassi i Sonic Youth. Ho raccontato sempre quanto fossero il mio gruppo di riferimento, ma credo che la cosa più rilevante che posso aver mutuato da loro come songwriter più del suono è la forma con cui le nostre canzoni vengono presentate. Hanno un concetto prog: non esauriamo il nostro sforzo creativo. La canzone va da un’altra parte e questo l’ho preso da loro». Era dunque più una «suggestione» dei tempi, come sottolinea Riccardo Tesio. Sui CCCP, invece, Cristiano precisa che «sicuramente hanno influenzato il mio immaginario. Non tanto nei testi, ma più per il cantato di Giovanni: non si può esattamente dire che sia un cantante, è più un interprete sopraffino di ciò che scrive. Si è inventato un modo di interpretare le cose in musica. Sono sempre stati il mio gruppo preferito, ma non sono sicuro che ci sia una reciprocità».
Affettuosa tenerezza
Ripensando a quei tempi, Cristiano Godano si dice infine «orgoglioso di essere riuscito a trasformare questa passione in ciò che ho fatto nella vita». «Quando ci provavamo – aggiunge – al di là del sogno, c’era consapevolezza. Io sapevo quanto fosse folle in Italia fare i musicisti rock perché l’Italia è piccola. Ero consapevole della follia ma, avendo impiegato tempo e energie per provare a farcela, esserci riuscito non può non inorgoglire».
«Il sound – precisa poi – è testimone della nostra prima prova, ma era un cruccio della scena rock italiana dell’epoca riuscire a suonare come i nostri maestri. Noi, come i Verdena o gli Afterhours, volevamo riuscire a non pagare pegno e non uscire con le ossa spezzate nel sound. Catartica è l’inizio, si sente l’ingenuità, ma anche qualcosa in fieri». «Ricordo – dice Riccardo – che quando son finite le registrazioni ci siam detti Vada come vada, abbiamo dato il massimo».
La chiusa è inevitabilmente sui tempi musicali di oggi («Oggi potrebbe uscire un album come Catartica – dice Godano – perché costa anche meno, ma al 95% non otterrebbe gli stessi risultati»). «Anche chi concepisce la musica dominante di adesso si augura che duri. – continua poi – Ma ci sono poche probabilità. Sono singoloni e sappiamo che esauriscono la loro forza propulsiva. Su dove sta andando la musica con internet ho pessime opinioni, ma non posso predire ciò che accadrà. I giovani che fanno rock esistono e sanno di fare musica gratis: è un fatto, ma continuano a farla. Quindi la fascinazione del rock c’è. Eppure credo che il rock sia una tra tante musiche possibili e immaginabili. Non credo sia una tragedia che il rock abbia alti e bassi, è solo un peccato».