A poco più di tre anni da ‘Che vita meravigliosa’ – e dal successo di Fai Rumore, brano che ha saputo far breccia nel cuore della musica italiana – Diodato torna sulle scene musicali. E lo fa con l’eleganza e il garbo che contraddistinguono la sua penna e la sua attitudine. Il nuovo album si intitola ‘Così Speciale’, da cui il primo singolo già in radio, ed è un florilegio in dieci canzoni che sanno traferire l’io in un noi da condividere. Bisogno che lo stesso artista riconosce come urgenza del proprio fare musica e che in questo lavoro si esprime coralmente più forte che mai.
Non a caso, il progetto si apre con Ci vorrebbe un miracolo del quale Antonio Diodato spiega: “È un brano abbastanza esplicito. Volevo che si potesse partire da questo caos iniziale perché, per come lo percepisco io, questo album è pieno di umanità, in tutti i sensi possibili. Volevo che profumasse di umanità. Ha episodi intimi e personali ma quasi sempre, anzi spero sempre, diventano qualcosa che si distacca dal vissuto solamente intimo. Sono amante dell’essere umano anche nelle sue fragilità e aspetti più drammatici, e quindi ho sempre speranza e se mi capita di incontrare persone con una certa attitudine, quella speranza aumenta”.
“Racconto la voglia di vivere in un posto in cui ci si possa incontrare senza barriere inutili o paure alimentate. È lì che ci si riconosce”, prosegue Antonio. “‘Così Speciale’ è un album di speranza e la musica è questo per me. Mi ha preso per mano e fatto attraversare anche certe barriere che avevo dentro di me. Non cerco risposte quando scrivo canzoni, mi faccio per lo più domande e le faccio agli altri per creare un ponte con chi mi ascolta. È quello che cerco di fare da sempre con la mia musica e spero di farlo ancora di più”.
“Credo nelle energie che noi stessi possiamo scatenare in senso profondamente positivo”, dichiara Diodato. “E credo che si possa fare tanto, anzi si debba fare tanto, senza aspettare che qualcun altro lo faccia per noi”.
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Un viaggio ‘Così Speciale’
A tre anni da ‘Che vita meravigliosa’ arriva ‘Così Speciale’. Che tipo di gestazione ha avuto questo lavoro e che peso specifico assume nel tuo percorso artistico?
Questo album rappresenta un vissuto, e quindi ha un peso specifico importante per me. Ho vissuto molto intensamente gli ultimi anni, vuoi anche per quello che mi è successo e per tutti gli input che ho ricevuto. Per la possibilità, anche grazie alla musica, di poter viaggiare e incontrare tante persone. Quindi è un lavoro che ha un carico di umanità importante e per me è fondamentale. Ho continuato questa mia questa messa a fuoco su me stesso, ho imparato a conoscermi ancora meglio e forse ho imparato a esprimere ancora meglio quello che volevo dire. Quindi è sicuramente un passo fondamentale.
In un tempo che ci riempie gli occhi di brutture e le orecchie di caos, quale impegno o forse coraggio serve per continuare coltivare uno sguardo capace di riscoprire ciò che è ‘speciale’?
Non so se è una scelta coraggiosa la mia, quella di cercare bellezza in momenti così difficili come quelli che stiamo vivendo tutti, con quel mare di informazioni non bellissime che riceviamo giornalmente. Forse è una sorta di reazione al brutto, una sorta di reazione a questo urlarsi addosso. E voler provare a tutelare probabilmente anche se stessi per riconoscere la bellezza nonostante tutto e anche dentro quel caos. Credo siano una cosa fondamentale, per me almeno lo è, e ci tengo a provare a farlo attraverso la musica perché so che la musica in qualche modo aiuta ad amplificare quei messaggi. Mi piacerebbe che fossimo in tanti a pensarla così.
Qual è stata la traccia su cui hai dovuto lavorare di più per trovare la quadratura più convincente e quale, invece, è stata la più semplice da finalizzare?
Parto dalla traccia che è stata un po’ più semplice da realizzare e direi Vieni a ridere di me perché è un brano oltretutto registrato proprio in presa diretta con tutti musicisti che suonano insieme. E poi aveva un suo respiro già molto molto definito, quindi semplicemente lo abbiamo risuonato in studio: il risultato è quello che potete ascoltare nell’album. Il brano, invece, più complesso su cui forse abbiamo dovuto lavorare di più… Beh ce ne sono un paio, la stessa Ci vorrebbe un miracolo che apparentemente sembra molto immediato ma in realtà contiene una stratificazione importante. Volevo che, nel rappresentare il caos della vita quotidiana, avesse comunque una luce. Quindi è arrivata la scelta di far suonare una banda per avere questo suono molto solare pur parlando di temi che rappresentano un po’ le problematiche che tutti noi affrontiamo oggi nella vita quotidiana.
Per la copertina del primo singolo e dello stesso album, vediamo l’immagine fragile e forte di fiori delicatissimi come a simboleggiare una poesia delle piccole cose e della resilienza. Da dove nasce questa scelta in relazione ai contenuti dell’album? Che tipo di fascinazione esercitano il mondo orientale e giapponese?
Sono un grande amante della cultura giapponese però è stato un caso che l’artista che ha ispirato la cover di questo album fosse proprio giapponese. O almeno ho scoperto solo dopo aver ammirato l’opera che era un artista giapponese. Magari il fatto che io ami quella cultura mi ha avvicinato ancor di più alla sua opera. Sono entrato alla Biennale di Venezia in questa sala in cui c’era Flowers appunto l’opera di Tetsumi Kudo e ho sentito immediatamente un legame con questi fiori giganteschi. Avevano questi colori molto forti, queste luce molto acida che mi sembrava la proiezione del desiderio di alcuni esseri umani. Mi sembrava una presenza nell’assenza. La potenza che avevano quei fiori sorretti da steli sottili, che poi abbiamo un po’ riprodotto in questa cover, rappresentava la resilienza ma anche il potere che possono avere le cose fragili. E anche forse il dovere di riconoscerle e provare a tutelarle una volta riconosciute.
L’uscita di un disco, o di un’opera artistica in generale, rappresenta il passaggio da un racconto intimo a un racconto che si fa condiviso. Per un album che, come hai spiegato, cerca il contatto e la condivisione, che momento rappresenta questo affidare agli altri le proprie canzoni? E come lo vivi?
Io vivo il momento di condivisione della mia musica molto bene, anzi è proprio il momento in cui mi dico ‘ok, hai ottenuto un po’ quello che volevi’, cioè comunicare con qualcun altro. La musica mi ha permesso di abbattere tutte le barriere le barriere che interiormente mi separavano dal nucleo emotivo ed esternamente mi separavano dagli altri. Poter fare musica è davvero creare un ponte verso qualcun altro e quando vedi arrivare qualcun altro probabilmente significa che la stai facendo nel modo nel modo giusto. È quello che mi succedeva da ascoltatore e sono felice che ora ti succeda da ascoltato.
E a proposito di incontro con il pubblico, dopo gli USA, hai in programma nuovi live in Italia ed Europa: che tipo di spettacolo stai preparando?
Il live è uno spettacolo che amplifica quello che metto negli album e riesco a farlo grazie anche alla collaborazione di musicisti eccezionali con cui suono e vibro sul palco. È il luogo ideale in cui io ritrovo proprio il punto di contatto con ciò che mi ha portato a scrivere le canzoni. Ed è bello vedere le canzoni trasformarsi perché a me piace tanto giocare nel live. Credo che probabilmente se non mi hai mai visto live non puoi veramente capire chi sono anche a livello artistico. Il live completa un aspetto della mia espressione artistica; è fondamentale ed è anche, secondo me, sorprendente. Molti poi mi conoscono a volte anche solo per canzoni che sono arrivate un po’ più di altre, nel live invece c’è il quadro completo. Ed è per me molto bello poter trasformare le canzoni assieme proprio al pubblico. Perché il pubblico suona con noi, motivo per cui ogni concerto è diverso dall’altro.
Il tour 2023
Di seguito le prossime date in calendario, prodotte e organizzate da OTR LIVE (prevendite sui circuiti autorizzati e qui):
- 15 aprile – Padova, club Hall
- 20 aprile – Milano, Alcatraz
- 22 aprile – Torino, Teatro della Concordia
- 27 aprile – Bologna, Estragon
- 11 maggio – Madrid, Clamores
- 18 maggio – Berlino, Maschinenhaus
- 20 maggio – Parigi, Café de la Danse
- 26 maggio – Amsterdam, club Bitterzoet
- 27 maggio – Praga, Palàc Akropolis
- 27 luglio – Roma, Cavea Auditorium Parco della Musica (a seguito dello spostamento della data inizialmente prevista il 29 aprile all’Atlantico club).
Foto di A. Albi da Ufficio Stampa W4Y