L’album di debutto dei Dov’è Liana è un manifesto sonoro che omaggia le nuove generazioni e la loro versatilità. L’intervista.

La loro prima canzone Perché piangi Palermo? (del 2020) li ha catapultati in un mondo sonoro fatto di linguaggi e suoni contemporanei. Oggi i Dov’è Liana – trio francese pazzo dell’Italia – ci raccontano l’album di debutto Love 679. C’è ancora l’italiano, ma anche il francese e l’inglese: generi diversi che si sovrappongono e creano un nuovo mondo, quello – appunto – della band.

Dov’è Liana: l’album Love 679 e la passione per l’Italia

Ascoltando il vostro album, la cultura italiana sembra far parte di voi. Quasi come se foste italiani. Quando è iniziata questa commistione?
«Tutto è iniziato quattro anni fa, quando abbiamo scoperto Palermo. È molto semplice, in realtà. Abbiamo trovato in Palermo, e nell’Italia in generale, qualcosa in più. L’energia della gente che non troviamo in Francia, neanche a Parigi. Siamo rimasti molto toccati dalle persone, dal modo in cui fanno festa nel Sud Italia».

C’entra, immagino, anche Perché piangi Palermo?.
«È l’inizio della nostra carriera di musicisti. Non avevamo mai fatto musica, ma abbiamo scritto questa canzone all’1 di notte e l’abbiamo pubblicata il giorno dopo. Tutto è partito da lì».

L’album è diviso in due parti. Era la vostra intenzione sin dall’inizio o è stato naturale?
«Onestamente è un po’ entrambe le cose. Stavamo componendo le canzoni per l’album e, dopo un paio di brani, ci è venuta l’idea e ci siamo detti di fare così. Inoltre ascoltiamo sempre gli album completi e siamo abituati a questa costruzione, a questa divisione in due parti. Per noi è naturale avere due concept diversi e, quindi, una parte 1 e una parte 2. Da un lato, è anche il processo con cui costruiamo la setlist dei live. Amiamo far crescere l’energia durante una serata e poi spegnerla con canzoni più calme. In questo caso è Postcards from universe. Dopo re-introduciamo la parte festosa e le sue vibe. È facile capire così quando finisce la prima parte e inizia la seconda». 

In questo senso, è anche un album circolare.
«La prima e l’ultima canzone si somigliano, forse per questo dà questa sensazione. C’è una frase alla fine dell’ultima canzone, che dice Iniziamo. Ne abbiamo parlato, sapevamo che era la fine dell’album ma volevamo che in un certo senso ricominciasse. Credo dipenda dalla nostra passione per gli album classici anche questo. In qualche modo avevano questo mood».

Ci sono diversi generi in questo album, come avete lavorato alle sonorità?
«Sicuramente volevamo lavorare su suoni più analogici, perché quando abbiamo iniziato registravamo tutto con il computer. Era molto veloce e molto divertente, ma per questo album volevamo cambiare un po’. Anche perché eravamo molto orgogliosi delle cose che avevamo prodotto. Volevamo trovare la forma perfetta per ogni canzone da presentare al pubblico e abbiamo davvero fatto del nostro meglio con i suoni analogici. Abbiamo usato basso, batteria, chitarra e citar così che avessimo di fronte le migliori espressioni possibili delle canzoni».

Ma è il sound che ispira i testi? Perché voi usate italiano, francese ma anche registrazioni.
«È una bella domanda, perché il 99% delle volte scriviamo basandoci sulla musica. Ascoltiamo la musica insieme e ci arrivano delle immagini. Le scriviamo come abbiamo sempre fatto e come vogliamo continuare a fare: vogliamo scrivere cose che sono molto chiare nelle nostre teste, come immagini, e scriverle nel modo più diretto ed efficace possibile. È il motivo per cui a volte scriviamo testi un po’ ingenui e brevi, ma ci piace questo processo di creazione. All’inizio tutto era in italiano perché eravamo spesso in Italia e perché per noi era facile rappresentare queste immagini con la vostra lingua. Paradossalmente perché non parlavamo bene l’italiano. Ora usiamo lo stesso protocollo con l’inglese anche per avere una nuova prospettiva e un nuovo sound. Per Love 679, ad esempio, non era prestabilito che fosse in inglese, è dipeso dalla melodia».

In un certo senso, sembra che la voce si mescoli alle melodie. È parte della vostra musica, come uno strumento.
«Abbiamo bisogno di grande libertà compositiva e l’album rappresenta tutto ciò con diversi generi e diverse lingue. Uno dei più bei complimenti che ci fanno è che nei brani ritrovano sempre lo spirito dei Dov’è Liana».

Il titolo è una celebrazione positiva dell’amore. Come mai questo messaggio ottimista?
«Volevamo dire che sappiamo che viviamo tempi difficili nel mondo ed è un casino, ma accadono anche cose bellissime. La nostra generazione ha fatto tante e grandi cose e ne siamo orgogliosi. Volevamo omaggiare la nostra generazione, che è molto criticata. Dicono tutti che si stava meglio prima e non ne siamo felici. Vogliamo dire: ora vedrete, possiamo ancora essere noi i migliori».

Le date del tour

22 novembre 2024 @ Base – Milano
23 novembre 2024 @ Black Zone – Firenze
29 novembre 2024 @ Link – Bologna
30 novembre 2024 @ Cieloterra – Roma
07 dicembre 2024 @ Progresja – Varsavia, Polonia (in apertura a L’Imperatrice)
08 dicembre 2024 @ Columbiahalle – Berlino, Germania (in apertura a L’Imperatrice)
09 dicembre 2024 @ Roxy – Praga, Repubblica Ceca (in apertura a L’Imperatrice)
11 dicembre 2024 @ Konzerthouse – Vienna, Austria (in apertura a L’Imperatrice)
12 dicembre 2024 @ X Fra – Zurigo, Svizzera (in apertura a L’Imperatrice)
13 dicembre 2024 @ Thonex – Ginevra, Svizzera (in apertura a L’Imperatrice)
20 dicembre 2024 @ Hiroshima Mon Amour – Torino
21 dicembre 2024 @ Zō – Catania