Si intitola Femina il nuovo album di Ginevra (Asian Fake/Sony Music Italy), anticipato dai singoli cupido, my baby! e 30 anni. Otto brani in cui la cantautrice si mette completamente a nudo, con l’obiettivo preciso di ascoltare «le voci delle donne»: «Articoli, libri, podcast, album, mostre, film, manifestazioni, risate, lacrime. – dice Ginevra – Racconti di autrici, giornaliste, musiciste, amiche, sorelle, la voce di mia nonna per l’ultima volta e forse per la prima volta anche la mia. E più ascoltavo più mi innamoravo delle nostre voci, e più mi innamoravo più mi arrabbiavo per i tentativi quotidiani di zittirci e demolirci. Tutto questo è stato il motore che mi ha portato a scrivere il nuovo album».
Per questo e altri motivi, Ginevra nomina senza mezzi termini Femina come il suo «lavoro più importante, e più mio». «Mi sono veramente messa in gioco, sia con la scrittura sia nel raccontarmi nel modo più diretto e aperto possibile. – continua – Senza temere alcun giudizio, neanche il mio». Un disco centrato sul tema della femminilità (i testi infatti sono spesso declinati volutamente al femminile) che la cantautrice dedica a se stessa, ma anche alle donne più importanti della sua storia, alle donne vittime di violenza e alle donne che non conosce di persona, ma che – come lei – lottano ogni giorno al suo fianco per una società più equa.
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Ginevra e Femina: suggestioni e collettività
Femina nasce per lo più nelle stanze di Ginevra, in solitaria. Tra gli autori figurano però Alberto Bianco e Colombre, mentre per le musiche la cantautrice si è affidata al suo team ormai collaudato. «Sicuramente – racconta – non ci sono state tante sessioni di scrittura apposite per il disco, perché mancavano dei pezzi o perché c’era un mood e una base su cui scrivere. È un disco nato dalla canzone cruda e arrangiato, come si faceva una volta, dai produttori che lavorano sempre con me: Marco e Francesco Fugazza in primis, poi si è aggiunto anche Domenico Finizio dei Tropea che mi conosce personalmente. L’alchimia tra tutti è stata molto naturale e la cura per arrangiare i pezzi perfetta».
Tra i brani più complicati da lavorare c’è sicuramente ragazza di fiume, che – dice Ginevra – ha fatto più fatica «a trovare la sua dimensione». Tuttavia, «a livello musicale i brani mi rappresentano e arrivano nel modo più diretto possibile». E lo stesso vale per il progetto estetico, curato dalla fotografa Giulia Gatti, che regala al disco quel senso di collettività già percepito nei brani.
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«Ci speri che qualcuno si immedesimi. – dice Ginevra – In questo caso la direzione della mia conversazione è una donna. In 30 anni parlo a mia nonna senza preoccuparmi che un ascoltatore maschile possa non rivedersi. La speranza era che il racconto fosse collettivo, ma posso saperlo solo quando l’album diventa di altri. Avevo la necessità di raccontarmi e l’ho fatto senza filtri. Questo forse apre le porte all’ascoltatore perché non ci sono sovrastrutture. Neanche quella di voler essere condivisibile e rappresentativa di tutta una comunità: parlo a cuore aperto e sono contenta se arriva questo discorso».
Infine, chiediamo a Ginevra dell’unico featuring dell’album, con Colombre in verità. «È stato tutto naturale. – risponde – Questo brano, a cui tengo tantissimo perché è minimalista e bellissimo nella sua essenza, doveva essere nell’altro disco. Esiste da un po’ di tempo e fortunatamente lo abbiamo ascoltato. Quando scarti i brani, hai sempre paura che poi non trovino più un luogo adatto. Io dicevo Troveremo il posto giusto. All’inizio doveva essere inserito nel repack di Diamanti, ma non aveva senso. Questo è il posto in cui doveva stare e sono contenta, perché ora è al sicuro».
Foto di Giulia Gatti