A pochi giorni dalla finale di ‘Amici’, Holden pubblica il nuovo EP ‘Joseph’ di cui è anche produttore. Le parole dell’artista.
Nella scuola di Amici si è fatto conoscere (e riconoscere) per talento ma anche per il suo caratterino, che lui stesso definisce ‘particolare’. Ora, a qualche giorno dalla fine della scuola televisiva, Holden pubblica il nuovo EP ‘Joseph’ (LaTarma Records, distribuito da ADA/Warner Music), sei brani scritti, composti e prodotti dallo stesso cantautore tra i quali spiccano il singolo Randagi e due brani inediti. Ne abbiamo parlato con l’artista.
Che cosa ti ha convinto a fare Amici in questo momento del tuo percorso, artistico e personale?
Beh, sicuramente proprio per un fattore di crescita personale ma anche tanto lavorativa e di esperienza. Amici, oltre a essere anche un importante trampolino di lancio e di visibilità, è comunque una scuola. È un vero allenamento costante e io ho imparato tanto perché ogni giorno fai lezione, ed è una cosa importante. Poi, io ho sempre vissuto la musica un po’ da nerd, chiuso da solo in studio come fossi in un bunker e mi mancava tutta la parte dal vivo. Ovviamente, poi, ho pensato potesse far conoscere di più la mia musica anche interfacciandomi con le prime vere critiche. Ho pensato potesse essere un’esperienza bella e, col senno di poi, penso di avere fatto la cosa più giusta.
E adesso cosa ti rimane di più di questi mesi?
Tanto, innanzitutto come crescita personale che è proprio alla base perché ti interfacci con tante sfide. E penso che proprio la lezione numero uno che ho imparato è che the show must go on in qualche modo. Ovviamente, quando vai lì sei un po’ preoccupato… è una sfida bellissima che tu può dare tanto però è proprio una sfida anche a livello personale. Ti trovi tagliato fuori dal mondo e devi confrontarti con una convivenza in qualche modo non voluta, in cui non conosci le altre persone. Quindi le sfide sono state tante e il percorso incredibile perché era la sua difficoltà del tutto che mi ha portato a crescere personalmente. Un po’ come al liceo.
In che senso?
Non andavo proprio volentieri a scuola però, quando la stai finendo, pensi che vorresti rifarla tutta la vita! Per questo dico che è stato incredibile. Ed è stato anche molto divertente per quanto impegnativo, non è certo stato facile. Però, guardandomi alle spalle, mi sento fortunato perché mi sono fatto il percorso e sono arrivato all’ultima puntata. Mi sono vissuto anche tutta la casetta tutta dall’inizio alla fine.
Rispetto al percorso nel suo complesso, hai qualche rimpianto?
Forse il rimpianto numero uno è che in tante situazioni, soprattutto all’inizio, l’ansietta e la paura legate alla pressione non mi hanno fatto vivere al 100% le esibizioni. Avevamo un minuto e mezzo di cover per cercare di dare il massimo e in quel momento dovevo cercare di essere il più lucido possibile, ma anche non essere troppo lucido in modo da lasciarsi anche andare. Quindi, la mia sfida iniziale è stata un po’ quella: riuscire a godersi la puntata e viversi le emozioni dell’esperienza. Ecco, se avessi la possibilità di rifare Amici lo farei anche con un po’ di tranquillità in più.
Parlavi di critiche, e direi che quelle non sono mancate.
No, infatti, a partire da quella di essere ‘figlio di’. È sempre stata presente nella mia vita, anche quando a 14 anni suonavo nei locali dell’EUR. Già allora, per esempio, se suonavo in un certo orario non era perché ero bravo ma per merito di qualcun altro. Insomma, mi sono abituato abbastanza presto al fatto che alcune persone attribuiscono il mio lavoro a qualcun altro. Sono cresciuto nella musica da subito e questa per me è solo una fortuna. Mio papà è un musicista e non voglio trasformare questo fatto in una cosa negativa. Io sono tranquillo su questo, anche perché so che tutto quello pubblico è frutto della mia passione, che è stata anche marito di mio papà.
Quanto la tua famiglia è stata importante nell’alimentare la passione musicale?
Guarda, sicuramente mi ha tramandato quella passione fin da piccolo. La mia fortuna principale è stata crescere in mezzo agli strumenti, tant’è che io suono batteria, pianoforte e chitarra proprio perché erano i tre strumenti presenti dentro casa. Abbiamo sempre parlato di musica, quindi era difficile un appassionarcisi. Anche i miei due fratelli più grandi condividono questo amore, quindi penso che quello sia stato il più grande contributo.
Tornando alle critiche, non sono mancate quelle legate al carattere.
Sì, ci sono state anche un po’ di critiche per il mio carattere ma mi sono, appunto, chiamato Holden perché so di essere un po’ particolare. Però fa tutto parte di una crescita. Amici è stato anche questo per me, ho imparato tanto. All’inizio, le critiche sono state un po’ più difficili [da gestire] ma, in un modo o nell’altro, è normale incontrare nel percorso gente a cui non piacciono le cose che fai. Ognuno ha i propri gusti, ma sono abbastanza tranquillo anche su questo. Amici è stata una scuola da questo punto di vista e ne esco soddisfatto perché penso che l’amore che ho ricevuto in questi mesi sia incomparabile rispetto alle critiche che ho avuto.
In che cosa, nello specifico, ti senti simile a Il giovane Holden di Salinger tanto da averne tratto il nome d’arte?
Guarda, per me Il giovane Holden è il simbolo in qualche modo della ribellione. E io mi sento un po’ ribelle, nel senso che so di avere un carattere un po’ particolare per cui non sono una persona facilissima. Mi piace tanto fare un po’ di testa mia. Quando ho letto il romanzo, però, non è stata tanto la somiglianza col protagonista a colpirmi quanto le sensazioni che ho avuto leggendolo. Era il periodo in cui stavo iniziando a scrivere le mie prime canzoni in italiano dopo che mi ero approcciato alla musica cantando in inglese e in un mondo EDM completamente diverso. Leggendo la storia, ero all’ultimo anno di liceo, mi sono sentito rappresentato. E poi, a dire la verità, mi piaceva tanto anche proprio il nome, per me ha un grandissimo significato.
Quali sono stati, e quali sono, i tuoi riferimenti musicali?
All’inizio sicuramente tanti nomi dell’EDM e dell’elettronica. Per dire, i miei duoli erano Avicii e tutti i produttori di quel mondo. Ma ascolto tanta musica straniera, vado pazzo per Dua Lipa, Post Malone, Justin Bieber… prendo tanto ispirazione dal quell’universo.
L’EP ‘Joseph’
Veniamo all’EP, che contiene Dimmi che non è un addio, brano che ha ottenuto il maggior numero di stream nelle prime 24 ore nella storia del talent.
Dimmi che non è un addio è un pezzo a cui sono particolarmente legato perché per me rappresenta un po’ una fotografia del momento prima di Amici e di tutto il percorso. È stato il primo inedito che ho fatto lì e quando lo ascolto l’immagine che mi torna alla mente è proprio quella di quel periodo. Amici è stata un’esperienza incredibile e, se penso a un pezzo che rappresenta il percorso, mi viene in mente subito quello.
Parla di una storia vera, una relazione che ho avuto, e anche musicalmente vi sono molto legato perché ci ho lavorato tanto. Tra quelli che sono usciti è stato il pezzo più vecchio che avevo e su cui ho lavorato di più. Quindi, è stato emozionantissimo cantarlo dal vivo anche perché è stata tra le mie prime esperienze live. Quel mondo un po’ nostalgico di Dimmi che non è un addio è proprio la fotografia del mio percorso ad Amici.
E poi c’è l’inedito Non siamo più noi due, con Gaia.
In questo brano duetto con Gaia, che è un’artista che stimo tantissimo e mi piace veramente tanto. Il brano parla di una questa sorta di separazione all’interno di una relazione. La frase chiave, il riassunto, è quel non siamo più noi due che diventa io e te contro noi due. È nato dopo un litigio per cui lei era andata ballare e ha messo una storia in questo locale mentre io stavo chiuso in studio. È un pezzo che mi piace tanto. Non siamo più noi due è l’unico feat. del disco anche perché sarebbe stato difficile farne altri in questo momento.
Io e Gaia ci conoscevamo da prima di Amici e l’inizio di questo pezzo era nato in studio da me. Penso sia veramente bello cercare di inserire in modo anche armonico due mondi diversi nello stesso verso. Quando riesci ad avere due caratteristiche diverse ben collegate nello stesso pezzo, si crea un’atmosfera che mette in luce ognuno. È una cosa che mi piace e le poche collaborazioni che finora ho potuto fare sono state sempre dei bei viaggi.
Il feat. dei sogni?
Uh, è difficile… ce ne sono veramente tanti artisti ma probabilmente, in Italia, per me il numero uno per cui stravedo è Lazza. È un artista a tutto tondo e sono innamorato della sua penna, della scrittura; per me è stato anche rivoluzionario. Ecco, sarebbe un onore collaborare con lui.
Il tour nei club
Dal 24 maggio, giorno di uscita dell’album ‘Joseph’, Holden è impegnato in una serie di instore in giro per l’Italia (qui le prime date annunciate). Quindi, in autunno, sarà la volta del debutto live con Holden Tour 2024, con undici appuntamenti dal vivo in alcuni dei più conosciuti club nelle principali città italiane. Ecco le date:
- 13 novembre 2024 – FIRENZE (Viper Theatre)
- 14 novembre 2024 – PERUGIA (Afterlife)
- 16 novembre 2024 – BARI (Demodé Club)
- 17 novembre 2024 – NAPOLI (Duel)
- 19 novembre 2024 – ROMA (Largo Venue)
- 20 novembre 2024 – ROMA (Largo Venue)
- 23 novembre 2024 – RONCADE, TV (New Age Club)
- 24 novembre 2024 – BOLOGNA (Locomotiv Club)
- 26 novembre 2024 – TORINO (Hiroshima Mon Amour)
- 28 novembre 2024 – MILANO (Magazzini Generali)
- 29 novembre 2024 – MILANO (Magazzini Generali)
I biglietti sono disponibili su Live Nation.
Immagini da Ufficio Stampa