Si intitola Giorni Felici il nuovo album de La Rappresentante Di Lista, disponibile dal 25 ottobre per Woodworm/Numero Uno/Sony Music Italy. Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina ci regalano un progetto – anticipato dai singoli Paradiso e La città addosso – che sembra non usare mezze misure sia nei testi che nelle sonorità. A partire dalla copertina, un’opera firmata dall’artista toscano Davide Bondielli e intitolata Fly me to the moon: un’ottima rappresentazione visiva della duplice anima della band, da un lato spensierata e dall’altra fortemente interessata a indagare il male di vivere della società contemporanea.
«Se penso alla cover, mi viene in mente qualcosa a metà tra Stephen King e Hopper. – ci dice Dario Mangiaracina – Paesaggi realistici che mostrano lati oscuri che tutti viviamo. Quando osserviamo il mondo, non abbiamo mai un solo punto di vista e una solo idea su cosa ci attraversa». «Davide Bondielli – continua Veronica Lucchesi – è pittore e fotografo, oltre ad essere uno dei migliori amici di mia sorella. L’ho conosciuto così. Stavamo discutendo su quale potesse essere la copertina e cosa potesse rappresentare questi giorni felici. Parlavamo di tante possibilità. Siamo partiti dallo spunto di una grafica, un disegno fatto da bambini. Anche io e Dario ci eravamo messi a disegnare, soprattutto l’immagine di una casa perché ritorna dopo dieci anni dal nostro disco (Per la via) di casa. Mia sorella mi ha consigliato a quel punto di sentire Davide. Le sue opere sembrano rassicuranti all’apparenza, ma c’è un velato disagio. Abbiamo capito che era la scelta giusta. Ci è sembrato interessante anche il retro con i festoni di una festa finita e grigia, è pertinente».
I Giorni Felici de La Rappresentante di Lista
Sì, perché La Rappresentante Di Lista è sempre puntuale nel descrivere il malessere con auto-ironia, giocando con i suoni e le melodie. Nel caso di Giorni Felici, ci troviamo di fronte a uno splendido melting pot musicale, senza vie di mezzo. «Penso sempre al mio primo maestro di teatro che mi diceva di cercare i contrasti, perché creano spessore, dinamica, tridimensionalità. – precisa Dario – È la cifra che abbiamo sempre cercato. Per la prima volta, però, prima di scegliere come arrangiare i brani abbiamo scelto le persone con cui farlo. È stato un percorso lungo perché, da musicisti, abbiamo incontrato persone che si sono avvicinare al progetto». Tra questi Donato Di Trapani e Kit Conway («Conosciuto in studio a New York – raccontano – dove stava facendo una sessione. Gli abbiamo detto di venire a Palermo»).
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E poi Erika Lucchesi, Marta Cannuscio, Roberto Calabrese, Carmelo Drago, Enrico Lupi, Elisa Zimbardo, Roberta Casella, Mattia Mari, il produttore Simon Says Privitera, Marco Romanelli, Francesco Vitaliti. «La musica l’ha fatta un po’ da padrona. È stato il collante di tutto. – ha raccontato Veronica – Abbiamo fatto un ragionamento sulle atmosfere. Questo disco ci ha permesso realmente di essere quello che da sempre sentiamo di voler essere. Senza mezze misure, è aderente a questa versione di noi». Il riferimento – precisa poi Dario – non è tanto «la musica contemporanea che ci piace. A volte crescendo cerchi i riferimenti vicino a te, stavolta li abbiamo scelti vicino a noi nel cuore. Quindi la musica anni ’90 e 2000 con cui siamo cresciuti. Per questo è tanto suonata, mi ricorda i Blur e gli Oasis, i Cardigans: musica che effettivamente abbiamo attraversato e che ci è rimasta dentro».
I testi di Giorni Felici
Sul tappeto sonoro si stende poi la voce di Veronica Lucchesi, ma soprattutto i testi: quelli de La Rappresentante Di Lista hanno la capacità unica di rappresentare un innato dualismo tra serenità e malessere. Come si dice in Sicilia – e come sottolinea Veronica – è l’arte di essere «tragediosi». «Viviamo la tragedia che arriva in maniera devastante. – continua Veronica – Io credo che anche in altri parte del mondo sia così, ma è un modo molto italiano di vivere. Viviamo con tutta la passione che abbiamo in corpo quello che ci succede, trasformandolo in sensazioni che sposterebbero montagne. Ogni cosa va a tramutarti, e non so se a Copenaghen succeda la stessa cosa. Noi abbiamo questo contatto diretto con i nostri rituali e le nostre viscere, la natura sembra rispondere al nostro stato d’animo. Diventa tutto centrato sul nostro mood: a volte addirittura da pensare che un cambiamento climatico possa essere determinato dal nostro malessere».
Certo, c’è sempre l’ironia. «Ci sono giochi che facciamo con i cori. – chiosa Veronica – Sono anche modi per prenderci in giro per le nostre stesse abitudini e modalità. Nei testi questi contrasti sono sempre presenti perché siamo tutto e alle volte il contrario di tutto. In tutto ciò ti senti sempre coerente anche con le montagne russe dell’anima. Fa parte di te, ed è interessante poter abbracciare questa incoerenza nella coerenza. In fondo, sei tu il contenitore di tutti questi mondi».
Foto di Simone Biavati