A pochi mesi dall’esperienza sanremese, i ragazzi de La Sad presentano il loro secondo album: Odio La Sad. Un titolo esplicativo, nome anche del brano che apre la tracklist e che riassume i commenti ricevuti dalla band proprio in seguito all’annuncio della loro partecipazione al Festival. «Questo album è come un figlio, lo vediamo crescere da quasi un anno. – dice infatti Plant – Abbiamo voluto intitolarlo così per l’odio ricevuto prima di Sanremo. Ne abbiamo sentite di tutti i colori e il Codacons è stato il punto più alto dell’odio ricevuto. Ricordo ancora che abbiamo scritto Odio La Sad di mattina, incaz*ati neri per le mille notizie che giravano».
Tutti commenti reali – sia quelli negativi che quelli positivi dei fan – e tutti «messi in musica». «Se non trasformi qualcosa di negativo in altro, resta fine a se stesso e ti deteriora. – dicono i ragazzi – Speriamo sia d’aiuto per tutti i nostri fan. La musica è il mezzo più importante, ci ha salvato la vita. Buttiamo fuori le nostre emozioni e questa cosa ci salva. Il suicidio e la depressione sono ancora tabù in Italia, come la diversità: c’è tanto da fare e questo album è il primo passo».
Odio La Sad: tutti i featuring
L’approccio de La Sad è quindi diventato decisamente più diretto, ma Odio La Sad spicca anche per la varietà delle tracce, in cui compaiono Pinguini Tattici Nucleari, Rose Villain, Articolo 31, Bnkr44, Naska e Donatella Rettore. «Pensa che il giro di chitarra del brano con Rose Villain (Non lo sai, ndr) esiste da prima de La Sad. – ci spiega Theø – Lo abbiamo rispolverato verso la fine della chiusura del disco ed è venuta quella bomba». L’incontro con gli Articolo 31 – presenti in Goodbye – risale invece all’edizione LOVE MI dello scorso anno. «J-Ax ci ha chiesto di fare Domani Smetto con lui pur di farci andare in tv. Un mito totale», ricorda Plant. «Abbiamo conosciuto a livello umano e sia lui che DJ Jad – aggiunge Fiks – Ci hanno dato una bella spinta, sono stati i primi. Con Riccardo dei Pinguini abbiamo fatto così tante sessioni che era impossibile non fare un altro pezzo oltre Autodistruttivo».
«È figo – chiosa Theø – che siamo riusciti a far entrare artisti che fanno un genere diverso dal nostro nel nostro mondo. Si sono adattati stra-bene».
Il mondo de La Sad
L’evoluzione rispetto all’album di debutto – Sto Nella Sad – è chiara anche nel brano SADGIRL («Non è più un amore tossico – dicono i ragazzi – ma parla di una ragazza che ci ha salvati. Parla d’amore in maniera buona e positiva») e in FUCK THE WRLD, l’ultima traccia. «Se in Odio La Sad diamo voce alle persone che ci hanno riempito di insulti finora, nell’ultima traccia diciamo noi la nostra per la prima volta. – dice Plant – Parliamo dei problemi della società». «Volevamo andare a Sanremo per cambiare l’Italia – chiosa Fiks – e mandiamo a fancu*o le cose che non cambiano nel nostro paese. FUCK THE WRLD è un po’ più politico, veramente punk».
Una linea decisa che ha trovato la sua forza motrice proprio nella reazione del pubblico a La Sad. «Il fatto di prendere qualcosa di negativo e trasformarlo in un punto di forza è il nostro nucleo. – spiega Theø – Già con il primo disco avevamo fatto questo lavoro: prendere il malessere causato dalle relazioni passate e trasformarlo in un punto di forza. La base delle canzoni è la stessa». «Questo è un concept album di rivolta. – sintetizza Fiks. – Ci facciamo portavoce dei diversi con questo disco. È odio trasformato in potenza, ma ce ne sbattiamo anche. Odio La Sad è una rivalsa e una protesta contro la società».
La Sad dopo Sanremo
Ma cosa è effettivamente cambiato dopo Sanremo? «All’autogrill ci vedevano come persone diverse ma interessanti. Non solo come persone che fanno schifo. – ironizza (in parte) Fiks – Si è allargato il bacino del nostro pubblico, ora gli italiani sanno chi siamo. Sono piccoli passi per cambiare l’Italia e aprire la mente alle persone. Il resto del mondo fa passi in maniera intelligente, l’Italia insomma… per fortuna c’è La Sad». Un punto di vista esplicitato nella cover del nuovo album, dove campeggiano manifesti pieni di insulti. Quale dei tanti ha fatto più male alla band?
«Forse Non siete punk – dice Theø – perché penso che la nostra musica, anche se varia molto a livello di genere, personalmente e come attitudine è punk. La gente non conosce i nostri ca**i privati, ma il nostro approccio alla vita è punk. Ora forse siamo luxury punk, perché non vogliamo fare i barboni per tutta la vita. Vogliamo elevare il nostro status sociale, ce la meritiamo una vita migliore rispetto a quella che abbiamo avuto». «A me – aggiunge Plant – dà fastidio anche quando ci chiamano Tossici. Non sanno nulla di noi, ci siamo ripuliti da tutto con fatica. Non tutti sanno cosa significa avere una dipendenza che ti mangia dentro. Guardate i passi che abbiamo fatto e non buttateci addosso me*da gratuita. Vogliamo concretizzare quello che diciamo, la nostra voce ora ha un valore e vogliamo usarla per le cose importanti».
Foto di Onofrio Petronella