Esce il 10 gennaio il nuovo album di inediti di Rettore, Antidiva Putiferio. Un lavoro che arriva quattordici anni dopo Caduta massi e che – già dal titolo – conferma l’indole assolutamente ribelle della cantautrice. Non a caso la prima traccia è Antidiva, «perché parlo come mangio – dice Rettore – in un’epoca in cui tutti se la tirano». Inediti a parte, in Antidiva Putiferio troviamo poi le collaborazioni con Ditonellapiaga (in Chimica, brano sanremese del 2022), Beatrice Quinta (in Thelma & Louise), BigMama (in Disco Prosecco), La Sad (in Beepolare), Marta Tenaglia (in Ventilatore) e Tancredi (in Faccio da me).
Tutti giovanissimi.
«Mi hanno aiutato tanto. Beatrice, ad esempio, è una ragazza bellissima e divertentissima. Mi chiama, mi racconta le sue cose. Mi fa impazzire, è la Marilyn di Palermo, ci lega un affetto profondo. Ma sono tutti ragazzi preparatissimi, non c’è nessuna casualità. Tutti hanno percorso una strada tortuosa perché non è facile».
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È difficile, oggi, per i giovani emergere?
«Assolutamente, c’è troppa roba. I discografici non vendono. L’oggetto disco ormai è per collezionisti, e viva i collezionisti! Devono aumentare di numero, perché se aumentano migliora anche la musica. Deve migliorare il pubblico, il fruitore. Altrimenti è un gioco a chi butta più sassi nello stagno, finché qualcuno non fa centro. Devono ricordarsi che non siamo al McDonald’s, la musica non è un hot dog».
A proposito di dischi e collezionisti, la cover dell’album è firmata da Flora Sala.
«È sempre lei, dal 1979. Siamo amiche da una vita, abbiamo la stessa età. Quei capelli per aria sono le mie idee, vedo tutto colorato. Ogni tanto mi tirano giù dal fumetto, mi dicono Questa è la realtà e mi inca**o un pochetto».
Perché? Cosa non ti piace della realtà?
«Non amo ad esempio il modo in cui si parla dei femminicidi. Più se ne parla e più si fomenta, più diventa banale. È una cosa gravissima».
Più se ne parla, più perde di spessore la problematica.
«Esattamente. Anni fa ho fatto un errore. Ho cambiato casa discografica e quella per cui lavoravo aveva giovani da promuovere. Alla tv dicevano Se mi prendi tizio e caio, ti do anche la Rettore. Mi sono trovata ad essere una merce di scambio e ho fatto tanta televisione che mi ha tolto interesse. Sono diventata quasi come la sigla del telegiornale, per cui mi sono tolta spessore. Tra l’altro cantavo un brano bellissimo, Io ho te».
A proposito di brani particolari, c’è Malamocco nell’album che è un gioiello surrealista.
«È dedicato alle zanzare: dicono sempre no e ti attaccano alle spalle. Io le odio perché ti fanno grattare. Ci sono quelli che dicono sempre no, ma io cerco un po’ di serenità».
Ecco, è surreale.
«Ma è anche reale perché Malamocco ha una storia. Era una delle isole di Venezia, che è un arcipelago come il Giappone. A un certo punto, la leggenda dice che Malamocco è scomparsa ed è stata inghiottita dalle acque perché gli abitanti avevano combinato qualcosa di non ortodosso. Gli dei li condannarono a sparire, ma dopo un po’ hanno deciso di concedere una chance all’isola e l’hanno fatta riaffiorare. Tuttavia, bisognava pagare il dazio e hanno fatto sì che, a una certa ora della sera, gli abitanti di Malamocco dovessero sorbirsi le zanzare».
Ah, ecco la leggenda di Malamocco!
«Io sono cresciuta in Veneto sentendo i miei genitori e i miei nonni dire Quante zanzare! Sembra di essere a Malamocco. L’ho sentito dire sin dall’infanzia e, alla fine, una si libera e scrive la canzone. Come il Cobra, che ho scritto per liberarmi. Magari dopo questa canzone, manderanno a Malamocco un po’ di antiparassitari».
Ci sono due firmacopie in programma, tornerai ad abbracciare i tuoi fan.
«Infatti significa tanto! L’ultimo instore l’ho fatto nel 2011 con Caduta massi. E poi adesso è uscito anche il vinile ed è bellissimo. La copertina di Flora è fantastica e gli stranieri l’hanno già adocchiata. Ci guardano, siamo noi italiani che non ci stimiamo abbastanza».
Un commento su Sanremo?
«Faccio i migliori auguri a Marcella Bella. Non di vincere, perché vincere non serve a niente, ma di fare una bella figura sì. E sono certa che lei la farà. Lei tiene tantissimo e crede a Sanremo, io meno».
Però ti sei divertita, no?
«Mi sono divertita meno l’anno scorso, perché ho visto le signore con pellicce vere e gioielli. A quelle che volevano farsi un selfie dicevo: Però quel gatto morto te lo togli».