‘UN TRAUMA È PER SEMPRE’ è il primo EP di SARAFINE, a un anno dalla vittoria di ‘X Factor’. La nostra intervista.
È “un disco necessariamente senza compromessi, perché non saprei fare altrimenti”. Così SARAFINE introduce il suo primo progetto discografico, ‘UN TRAUMA È PER SEMPRE’, sette tracce disponibili da venerdì 6 dicembre in cui l’artista che ha vinto X Factor 2023 si racconta tra fragilità e forza. Con una personalità dirompente che non ammette vincoli. “Sono una control freak – ci conferma – quindi il compromesso è qualcosa che non mi si confà del tutto per quanto, ogni tanto, debba esserci”.
“Ma sono contenta del fatto di aver fatto un EP in cui ho buttato fuori delle canzoni che mi rappresentano al 100% e in cuor mio sono convinta del fatto che, nel momento in cui si è onesti e sinceri, in primis si fanno delle cose che ti entusiasmano. E poi si riesce a trovare un contatto con qualcun altro. In questo senso, secondo me, il compromesso non va proprio d’accordo con l’arte”.
‘UN TRAUMA È PER SEMPRE’ esce a un anno esatto da X Factor. Una coincidenza cercata o casuale?
Vorrei dirti che è stato pianificato, ma in realtà è assolutamente una casualità. Però magari è il destino che ha voluto così… Sicuramente è un giorno di celebrazione per me, un compleanno. È stato un anno complicato nel quale mi sono ritrovata veramente a gestire da zero a cento cose che per me erano totalmente nuove. Quindi, è stato un anno di crescita molto importante in cui ho cercato di maturare la consapevolezza per capire esattamente cosa volevo fare di tutto quello che mi era successo. Mi sono resa conto che c’è tutta un’altra storia da scrivere e, per scriverla, mi sono presa il tempo necessario per poi essere pronta a raccontarla. Ma è stato anche un anno di riflessioni, di concerti, di esperienze e di incontri che ho riassunto in questa cornice musicale che è ‘UN TRAUMA È PER SEMPRE’.
Sei forse l’unica artista di un talent, per di più vincitrice, ad aver scelto di eclissarti immediatamente dopo l’esperienza. Ti sei presa il tuo tempo, andando in controtendenza: quante volte ti sei sentita chiedere ‘che fine hai fatto’? Come l’hai vissuto?
Me lo sono sentita dire molto spesso. Appena uscita dal programma mi dicevano che bisognava battere il ferro finché caldo e tutto questo genere di frasi fatte che possono instillare preoccupazioni che fondamentalmente un artista non merita. Automaticamente finisce che se le autoinfligge e anche io stessa mi sono fatta delle domande sulle aspettative che avevo rispetto al post X Factor. Però, la verità era che doveva andare così. Io semplicemente faccio le cose nel momento in cui ne sono convinta altrimenti evito. E non sono per niente fan della bulimia della musica, di questo approccio consumistico e finalizzato solo all’essere sempre presenti. Credo, invece, come leggevo di recente, nella necessità di essere inattivi proprio per alimentare la creatività. E per me è stato.
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Il silenzio come culla della musica. Come ha preso forma questo progetto?
Assolutamente sì, infatti credo molto in una frase che ho utilizzato in un mio recente post, ovvero che senza il silenzio non ci sarebbe musica ma ci sarebbe solo rumore. Onestamente non mi va di rovinare le orecchie, e le coscienze delle persone… poi, magari, le rovino con i miei racconti però almeno arrivo con un’intenzione che è del tutto autentica e onesta. Anche da utente, se ascolto delle cose che sono veramente sentite avverto un altro tipo di emozione. Per quanto riguarda l’EP, il primo pezzo che ho scritto è stato Scrolla che apre la tracklist e poi sono arrivati tutti gli altri brani. Non sono nati per seguire un’idea complessiva, questa l’ho dedotta alla fine mentre lavoravo ex novo proprio alla canzone che dà il titolo al progetto.
Parlando con alcune persone che hanno lavorato con me, ho notato che la parola ‘trauma’ saltava fuori spesso e in effetti è un concetto che si ripete in continuazione. Da lì, a ritrovo, ho formalizzato il concept come quando si fa terapia che si va a ritrovo risalendo al vertice come in una piramide, al trauma supremo che per me era il mio sogno di fare l’artista. Qualcosa che non avevo l’intenzione né il coraggio di esplorare perché mi vedevo già rassegnata e già fallita in partenza.
Ci sono due temi, quasi due approcci alla musica di questo EP, che tornano nelle tracce fin dal titolo. Da una parte c’è la vulnerabilità emotiva e poi c’è l’ironia, entrambe fortemente rivendicate. Come stanno insieme?
Ho riscontrato nell’ironia il mio modo di comunicare la parte più intima di me, la più vulnerabile, perché, da control freak quale sono, ho difficoltà nel lasciarmi andare e mostrare in maniera nuda e cruda la mia vulnerabilità. Forse anche perché ho paura di annoiare la gente quindi mi piace raccontare le cose intrattenendo e l’ironia, in questo, è fondamentale per tenere alta l’attenzione delle persone e far arrivare il messaggio. Se, infatti, la prima cosa che arriva è proprio la brillantezza di quello che comunico, poi arriva tutto quello che c’è dietro.
Quindi l’ironia è proprio lo strumento con cui Io affronto la mia vulnerabilità e, così, riesco a connettermi e a raccontarla agli altri. È qualcosa che ho sempre utilizzato ma ora lo faccio in maniera strumentale a mostrarmi per quella che sono realmente. Prima, invece, mi aiutava a nascondermi, a chiudermi agli altri, a negare quella che ero. Tendevo a essere leggera con l’ironia.
Quanto è stata liberatoria la scrittura anche rispetto a questo?
Tantissimo! Ed è stata spontanea. Devo dire che avevo alcune preoccupazioni sull’affrontare alcuni temi forti ma mi sono detta che io sono così, cruda come il sushi. Sono questa e, quindi, è giusto che io mi esprima in certo moto. Sono orgogliosa anche di questa cosa e voglio difendere questa mia cruditè in cui riconosco la mia specialità, restando sempre in tema culinario. Almeno, questa è la cifra della fase artistica che sto vivendo poi magari un giorno diventerò più concettuale o metaforica…
Quale fra questi brani ti ha fatto particolarmente bene o ti fa sentire particolarmente bene quando lo suono o ascolti?
C’è un brano che mi diverte particolarmente suonare e un brano che mi diverte particolarmente ascoltare. Quello che mi diverte suonare live è LA REGINA DELLA MACARENA perché vedo la reazione del pubblico e per me è impagabile. Il brano che, invece, mi diverte di più a ascoltare è UN TRAUMA È PER SEMPRE, mi gasa mi gasa tantissimo ed è un brano che vorrei riascoltare in loop il più possibile.
Nessuno dei due, però, ha fatto da apripista. Perché la scelta di CONTROL FREAK come primo singolo?
CONTROL FREAK mi sembrava il giusto mix tra quello che ero stata nel percepito degli altri e una nuova versione di me, più introspettiva e più romantica, o comunque intima. Quindi volevo essere un po’ una novità rispetto a quello che avevo già proposto mantenendo una sua struttura strofa-ritornello. Poi, ovviamente, serve inserirlo nel quadro generale in cui trova una sua collocazione. È stato il giusto antipasto.
Oggi chi è SARAFINE?
SARAFINE è una che è a pezzi ma si tiene insieme grazie alla sua vulnerabilità, al filo di vulnerabilità che ha riconosciuto, accettato e che ha deciso di comunicare nel modo più diretto e autentico che conosce.
Ci sono live in vista?
Intanto il 7 dicembre sono a Courmayeur e poi ci saranno altre date che ancora stiamo definendo.
Immagini da Ufficio Stampa