È uscito il primo album di Tananai, ‘Rave, Eclissi’, un titolo bifronte che racconta le due anime dell’artista. La nostra intervista.

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‘Rave, Eclissi’. Si intitola così il primo album di Tananai, tra gli artisti italiani che in questo 2022 – complice il Festival di Sanremo – si sono imposti maggiormente negli ascolti e all’attenzione del pubblico mainstream. Due parole, quelle del titolo, che raccontano un disco bifronte almeno quanto l’anima di Alberto Cotta Ramusino, vero nome del cantautore e produttore milanese. Da una parte, infatti, c’è lo spirito della festa, il ricerca del divertimento, la socialità, lo stare insieme, il sole in sostanza. Dall’altra, invece, la solitudine, l’invisibilità, il silenzio dell’ombra.

“Le mie anime, quella triste e felice, si bilanciano”, ci racconta Tananai. “Quando sono triste scrivo canzoni felici, quando sono felice faccio canzoni tristi – sorride – Fondamentalmente sono un po’più preso bene e solare che pesantone… però [questo lato] fa parte di me anche se non esce fuori. Mi piace molto fare tanto casino, mi senti e mi vedi quando voglio fare festa. Così come quando sono un po’più introverso scompaio, scompaio proprio cioè non sono reperibile, non ci sono. Infatti, è un po’difficile anche per chi mi sta vicino sapere come comportarsi”.

Tananai Rave, Eclissi
Cover album da Ufficio Stampa W4Y

Come si traduce tutto questo nell’album ‘Rave, Eclissi’? “Il progetto nasce da prima di Sanremo, diciamo dal periodo del Covid, e arriva fino a qualche settimana fa”, racconta Alberto. “È stato ed è, credo, un disco molto sincero nel senso che non ho ragionato su niente. Non è un concept album ma se devo trovare un concetto che lo lega è quello della sincerità, della spontaneità. Il periodo di gestazione è stato lungo ma i pezzi in sé sono stati velocissimi da fare. Anche perché se non finisco un brano nell’arco di due giorni vuol dire che non è abbastanza veritiero, abbastanza vero per me. Quindi, non lo faccio uscire”.

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“Queste tracce sono un po’ una collezione di vari momenti della mia vita in questi ultimi due, tre anni e sono venuti molto spontanei”, spiega Tananai. “Per questo, quello che ne è rimasto fuori è rimasto fuori perché non l’ho finito dato che, appunto, se mi prende più di un paio di giorni vuol dire che quello non è un pezzo che fa per me. Quindi, è stato lasciato fuori perché, anche se magari erano canzoni finite, non mi rappresentava al 100%. C’era un po’ di pensiero a monte e, almeno per questo album, ho voluto proprio astrarmi dal pensare, quasi astenermi dal pensare”.

“Sono tutte canzoni che reputo a cento altrimenti sarei uscito prima – prosegue Tananai – anche perché avrebbe avuto molto più senso uscire prima con l’album”.

Dalla produzione al Festival di Sanremo 2022

“Ho iniziato a produrre che avevo 13 anni e oggi ne ho 27”, sottolinea l’artista. “Quindi sono quattordici anni che tutte le notti della mia vita produco, per questo riesco a farlo molto velocemente. In generale, sia nel testo sia nella musica, quando inizio una canzone ho già ben chiaro in testa il mood, la sonorità dell’arrangiamento, quindi ci metto molto poco”. Sulla scena da svariati anni, il cantautore è letteralmente esploso sul palco del Teatro Ariston, dove ha portato il brano Sesso occasionale. “Beh, è stata una bella botta di fortuna per essere educato”, commenta.

Tananai
Foto di Mattia Guolo da Ufficio Stampa W4Y

“Penso che mi sia andata bene perché, come con questo album, non vedo il senso di presentarsi in un modo in cui non si è”, continua Tananai. “Credo che la gente possa aver apprezzato un po’quello. All’inizio avevo paura che uscisse fuori solo la persona più della musica. Le mie prime ansie e preoccupazioni erano: ‘sì, ok va bene mi riconoscono, però la mia musica?’. Quando ha iniziato a girare anche la mia musica, di pari passo, ho potuto tirare un respiro di sollievo e quindi mi sono rilassato”.

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“Io non voglio essere capito, detto sinceramente, cioè non è la cosa importante per me”, racconta ancora. “Non significa che non mi interessi o che non lo voglia davvero, però secondo me non è quello che conta. L’importante, per un individuo, è cercare il più possibile di capire se stesso e le persone che lo circondano, quelle che lo fanno stare bene. La famiglia, fidanzati o fidanzate, gli amici… Di sicuro non è importante capire un artista, o almeno a me non interessa essere compreso”.

“Mi interessa che le mie canzoni possano aiutare un’altra persona a sentirsi a sentirsi meno solo, perché magari ha passato la stessa cosa che ho passato io”, spiega Tananai. “O magari a sbattersene del fatto di essere solo perché vuole divertirsi e vuole passare dei momenti di presa bene, quello è ciò che mi interessa”.

Il tour instore e i live 2023

Tananai
Foto di Mattia Guolo da Ufficio Stampa W4Y

Aspettative su questo disco? “Zero”, ci risponde sicuro Tananai. “L’importante è andare in giro a suonarlo. Adesso ci sono gli instore e a maggio ricomincio con il tour (qui le date live 2023). Sarà bello e sarà curioso perché ai live della scorsa primavera e dell’estate ho portato delle canzoni che mi rappresentavano allora, ma che non mi rappresentano più al 100%, non fanno parte dell’Alberto di oggi. Quindi, è stato intenso, bello ma strano, e sono curioso di vedere come reagirò sul palco a cantare queste canzoni”.

“Non mi rappresentano più nella misura in cui, come ti dicevo per quest’album, per me ad oggi la musica si manifesta con la spontaneità e con quello che penso in quel momento. Sono successe tante cose”, specifica il cantautore. “In due anni è cambiato il mondo per forza di cose e, grazie a Dio, non la penso più né vivo più come all’epoca. L’importante è cambiare sempre, e io non rimpiango niente”.

Anche per questo motivo tornare alla solla produzione, oggi, non è più contemplato nei piani. “L’ho già fatto e mi sono annoiato”, ci dice Tananai. “Non ce la faccio perché poi voglio dire di più, voglio fare di più e, giustamente, una caratteristica dei produttori è quella di ascoltare l’artista. Per enfatizzare quello che vuole ottenere, quello che ha da dire e il modo che ha di esprimersi. Stare dietro a osservare è un lavoro affascinantissimo ma io, purtroppo, sono un trattore… voglio andare avanti. Fare solo il produttore non mi bastava più”.

Foto di Mattia Guolo da Ufficio Stampa W4Y