Venerdì 11 novembre Il Mondo è Nostro, il nuovo album di Tiziano Ferro, sarà finalmente di tutti. Tredici tracce – prodotte dallo stesso Ferro con Marco Sonzini – in cui il cantautore sembra quasi fare i conti con se stesso, affrontando demoni e ombre per trovare zone illuminate. Non un album di «liberazione», però, perché Ferro ci dice subito che «la liberazione assoluta non esiste», ma indubbiamente un progetto consapevole. Complice l’età («Per la prima volta non ho pensato io alla copertina, state attenti quando invecchiate» scherza), ma anche la vita che inevitabilmente si evolve. Tre tracce sono, ad esempio, dedicate al tema della paternità (La Prima Festa del Papà, Mi Rimani Tu e A Parlare Da Zero). E poi c’è un dialogo con la depressione in Addio Mio Amore, i vuoti causati dalla pandemia ne Il Mondo è Nostro, il confronto con se stesso in Quando io Ho Perso Te. Un’analisi lucida del passato che viaggia nel presente per guardare al futuro con più consapevolezza.
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«In questo album, abbraccio tutto lo spettro delle cose che accadono nella vita. – ci dice Tiziano – Io scrivo e basta, ed è una cosa che non è mai cambiata. Ammetto che prima la musica era forse il mio linguaggio principale. Con il tempo ho imparato anche a dire le cose. Ho fatto persino un documentario e non me lo sarei mai immaginato, ma è stato possibile perché ho imparato a fare pace con il linguaggio parlato. I dischi sono sempre e naturalmente la fotografia di tutto. Mettiamola così: la perfezione e la soluzione assoluta non esistono, ma c’è la ricerca di un po’ di progresso rispetto alla condizione precedente».
Tiziano Ferro e gli haters
Non è un caso che l’album si apra con Il Paradiso dei Bugiardi. Un divertissement, lo definisce Tiziano. Quasi un dissing, in realtà, in parte contro il mondo degli haters e in parte contro se stesso.
«Penso che l’età giochi in questo un ruolo molto importante perché inizi a fregartene. – ci risponde Tiziano quando gli chiediamo un commento sul brano – C’è una presa di coscienza netta: gli haters li creiamo noi. Loro vogliono esistere, ma noi glielo permettiamo. Se mi attacchi su un argomento che non mi ferisce, neanche ti percepisco. Siamo noi a dare loro importanza, perché l’essere umano sceglie sempre l’auto-distruzione e non l’auto-conservazione. È stupido. Ed è per questo che il vero hater sono io, perché ho permesso a queste persone di avvicinarsi. Ho anche perso di mira l’obiettivo. A volte, perso nel mondo dei social, ho dimenticato le cose essenziali. La sveglia è arrivata quando ho spostato il tour. Mi sono esposto per capire se la gente avrebbe voluto starmi accanto o meno, è stato un rischio che un po’ ho cercato. Quando ho visto che la gente è rimasta lì ad aspettare, per me è stato un auto-monito. Ho capito che spesso ho perso tempo a star male per chi mi ha ferito. Vale per tutti: se dedicassimo 5 minuti a chi ci vuol bene e non a un hater faremmo qualcosa di costruttivo».
Tiziano Ferro su paternità e depressione
In parte il peso dell’età, in parte quello delle responsabilità hanno giocato un ruolo importante nel tracciare questi brani. La paternità, in questo, ha prevedibilmente e felicemente «sconvolto» il mondo di Tiziano Ferro.
«È chiaro che la paternità ti sconvolga l’esistenza. – dice – Oltre tutto quello che puoi immaginare, ha anche a che fare col rapporto con te stesso. Sei più stanco e hai meno tempo, ma per uno come me non è un male. Sono anzi riuscito a far indietreggiare il mio ego e la mia capacità di dedicarmi troppo alle paranoie. Ed è facile sfrondare i rami secchi se hai bambini, perché le tue priorità cambiano. È bello, perché non avrei mai pensato di riuscire a resettare alcuni di questi miei viaggi mentali».
Proprio a proposito di paranoie e viaggi mentali, Tiziano sottolinea quanto il tema della depressione gli stia a cuore e quanto ne senta parlare ancora «in modo troppo superficiale».
«Credo si debba parlare di malattia e non di un accento della vita. – sentenzia – In Italia c’è ancora bisogno di parlare della depressione in maniera professionale, come di una condizione clinica e non come un capriccio. La psichiatria è ancora vista come qualcosa di orrendo. Esiste ancora il senso di vergogna e questo rende spesso impossibile, per chi ne soffre, comprendere di soffrirne. È importante creare punti di riferimento e imparare che è una malattia presidiabile. Non puoi eliminarla, ma puoi accendere una luce per capire quando torna. In Addio Mio Amore ne parlo come una donna brava a manipolarti perché quel dolore è molto affascinante, diventa una zona di conforto in cui impariamo a vivere. È un dialogo che spero possa rimanere aperto».
Le collaborazioni
Segno dei tempi che cambiano è anche la presenza di un bel po’ di featuring nella tracklist. C’è Caparezza ne L’Angelo degli Altri e di Se Stessi, Ambra Angiolini in Ambra/Tiziano, Roberto Vecchioni ne I Miti.
«Ho sempre voluto fare tante collaborazioni, ma la mentalità vecchia della musica italiana funziona così. – ci rivela Tiziano – Non si fanno mai dischi con tante collaborazioni. Sono sempre stato un po’ limitato quindi in questo. In realtà ora i giovani hanno finalmente sdoganato il modo di fare dischi e posso finalmente fare ciò che ho sempre voluto fare».
Tra le collaborazioni, la più sorprendente è indubbiamente quella con thasup in r()t()nda.
«Come me alla sua età, ascolta quello che ascoltavo anche io. Nel suo caso ci sarà molta più trap. Ho conosciuto un ragazzo curioso, che ha voglia di fare musica. Lui non è un rapper, è un cantautore. Ha segnato una linea che sarà quella che determinerà il pop nuovo. Non c’era finora una scuola di cantautorato musicale italiano che avesse creato un capitolo nuovo. Se devo essere sincero, molte volte mi sembrava di ascoltarmi alla sua età, perché mi ricorda il me di 24 anni. Credo che lui sia molto più bravo di quello che crede e che ci dobbiamo aspettare da lui cose ancora più grandi».
La più grande soddisfazione, tuttavia, per Tiziano è stata quella di duettare con Sting in For Her Love (Sempre Amata). «Quando canti con Sting non puoi certo fare a meno di menzionarlo. – commenta – Se non altro per l’onore di aver cantato con una persona che ha creato la musica moderna. Credo sia stato miracoloso».
Tiziano Ferro, uno sguardo al futuro
Ora, tirando le somme di quanto creato, a Tiziano non resta che guardare al futuro. Ai live, innanzi tutto.
«Il peso emotivo del ritorno live sarà potente. – ci anticipa – Sono già carico di sensazioni potentissime che sono convinto passeranno sul palco. Il concerto per me è essenziale, perché è ciò che riporta alla realtà il mondo di confusione mediatica e di social network. Lì non si capisce chi c’è e chi non c’è. Ad un concerto, invece, si canta insieme. E, anche se è la cosa meno digitale dell’universo, vince sempre su tutto. Sulla scaletta? Sono un guerriero e un sostenitore dei grandi successi. Mi ricordo ogni giorno qual è il motivo per cui ho l’onore di salire sul palco e so che sono quelle canzoni là. Non mi permetterei mai di saltare i successi».
E, riguardando a Il Mondo è Nostro, Tiziano si augura quantomeno di essere stato guidato dalla consapevolezza.
«Io scrivo sempre al massimo della chiarezza. – dice – Trovo logorante l’idea di sprecare lo spazio libero che ho per un disco facendo cose che non mi galvanizzano. Mi piace la parola fierezza, credo di non averla mai usata nei confronti di questo album. Me la segno però, perché sono sempre stato fiero di ciò che dico, anche quando parlo di svantaggi e fragilità. Credo siano le cose che mi hanno permesso di cercare un’evoluzione. Spesso i difetti per cui veniamo additati sono anche ciò che ci rende unici».
Foto: Walid Azami