Si intitola ‘Comizi d’Amore’ il primo album live acustico di Vincenzo Incenzo. La nostra intervista al cantautore e autore.

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Si intitola Comizi d’Amore (Verba Manent, distribuzione Artist First) il nuovo album di Vincenzo Incenzo. Un progetto live in acustico del cantautore (il primo per lo scrittore, regista e autore) che celebra la grande produzione dell’artista, sia come autore che come cantautore. «Comizi d’amore è un progetto coraggioso, forse un po’ incosciente. – ci dice Incenzo – L’idea di mettere sul mercato un album acustico in quest’epoca può sembrare folle. In realtà, volevo riproporre canzoni scritte per me o per altri artisti in 30 anni. E le volevo offrire in base all’idea originale della composizione, riportando le canzoni spoglie di qualsiasi artificio per dare loro una vita nuova e farle riscoprire nella luce che ha favorito la loro nascita».

Ne è uscito quello che Vincenzo Incenzo definisce «un viaggio a cavallo di un pianoforte». Quasi tutti i brani, infatti, sono eseguiti al piano. Ed è un viaggio lungo ben 30 anni, «che segna una testimonianza importante, incrociando il percorso di artisti come Lucio Dalla e Sergio Endrigo». «È un disco – continua il cantautore – che sottraendosi al tempo, fuori dai dettami discografici, in qualche modo lo scavalca e si pone all’attenzione di un ascoltatore che non ha età. Potrebbe essere scoperto anche tra 20 e 30 anni in una luce nuova».

I Comizi d’Amore di Vincenzo Incenzo

Già dal titolo in realtà – preso in prestito da Pier Paolo Pasolini – si intuiscono le intenzioni dell’artista. In Comizi d’Amore «c’è tutto». «C’è tutto quello che a me interessa scrivere. – spiega Vincenzo Incenzo – Il mondo fuori di noi, la società, le grandi domande, il contesto storico. La gente, la strada, la sfera interiore dei sentimenti e la parte più intima di noi stessi. Su queste due dimensioni mi sono sempre mosso. Mi trovo a mio agio nella scrittura quando non mi isolo, ma faccio confluire in un unico mondo questi due pianeti perché li ritengo connessi sempre».

Anche la title track prende spunto dal documentario di Pasolini per trasformarsi in «una sorta di intro a questo viaggio». «Il brano è una domanda accorata, e in parte disperata, fatta a chiunque per essere ascoltati. – spiega Incenzo – L’ascolto è troppo distratto e intermittente, c’è troppo caos. Spesso è un rumore assordante di niente. Sempre più si va verso l’isolamento, ci si cristallizza dietro la tecnologia. Sempre meno viene il contatto fisico o il discorso spirituale». «Auguro a questo tempo un po’ buio nei prossimi anni tanta luce per salvarsi», conclude in proposito il cantautore.

Foto di Pitta Zalocco