Si intitola ‘Gocce di Limone’ il nuovo singolo di Alex Wyse che qui ci racconta un approccio alla musica nel segno di una maggiore spensieratezza. L’intervista.
Dallo scorso 21 giugno è disponibile, in radio e sulle piattaforme digitali, Gocce di Limone (21co distribuito da Artist First), nuovo singolo di Alex Wyse. Il brano arriva dopo l’esperienza live nei club di inizio anno e a svariati mesi dalla precedente pubblicazione. Nel mezzo, ci conferma l’artista, tanta musica nata con un approccio diverso che cerca soprattutto leggerezza e colori vibranti. È questo il nuovo Alex che, pur non trascurando del tutto la sua impronta legata alle ballad, vira verso sonorità e testi con cui racconta una spensieratezza che gli appartiene nella vita prima ancora che nella musica.
Uno switch evolutivo reso necessario da un bisogno profondo di vivere le emozioni prima di trasformarle in canzoni per non venirne prosciugato. Questo l’impegno del giovane cantautore che promette di avere in serbo qualcosa di davvero speciale.
Questo 2024 musicale è iniziato per te sui palchi e prosegue ora con il singolo Gocce di Limone, uscito proprio nel primo giorno d’estate. Come è nato il brano?
Gocce di Limone si collega a un progetto artistico a cui sto lavorando che è molto più colorato, spensierato e libero. In questo periodo, quando mi metto al pianoforte, mi vengono quei colori e quelle sonorità leggere. Il claim principale del brano potrebbe essere quel ti regalerei una città del sud perché il sud mi dà molto più colore del nord in cui piove così spesso ormai. Anche col sole, poi, a Milano non ci fai nulla a parte andare al parco…
Quindi, Gocce di limone è il primo assaggio di un diverso approccio musicale che sta caratterizzando questo tuo periodo artistico?
Sì, nel senso che l’ispirazione è molto legata a quel tipo sonorità, alla Harry Styles, che è tra le mie reference principali. Poi, ecco non te lo spiegare… Sono nato facendo un altro genere musicale, con ballad intense e non sono mai riuscito a trovare delle reference precise perché semplicemente mi metto piano faccio musica. E non penso a niente mentre lo sto facendo; quindi lascio che la libertà si prenda tutto di me. Mi sono reso conto, però, di aver dato sempre fin troppo di me alle mie canzoni e sono arrivato a un punto in cui, nella mia vita privata e personale, provavo molte meno emozioni.
Non le riconoscevo più proprio perché davo tutta l’emozione che provavo alle canzoni, fino a poi non sentirla. Facendolo praticamente ogni giorno, quasi non riuscivo più riconoscere e vivere le emozioni e c’è stato un periodo in cui non sentivo praticamente nulla. Da lì nasce un po’ questa nuova leggerezza: adesso, quando scrivo, sono molto più leggero. Sicuramente c’è ancora quella mia parte mia, ma molto meno e quindi la ballad è più che altro una chicca.
È come se avessi avuto bisogno di controbilanciare?
Sì, quell’approccio non mi faceva vivere bene e non mi faceva tenere alle cose come pensavo di tenerci prima. È stato un momento strano di cui mi sono accorto perché mi importava molto meno delle persone. Nono sono uno che mostra le sue emozioni, però internamente provo tante cose e il non provare nulla, in quel periodo, è stato pesante. Non voglio fare la vittima, attenzione, dico solo che in quel momento ho scoperto che probabilmente ero troppo determinato a fare canzoni su canzoni per ogni momento della mia vita o sensazione che sentivo. Le elaboravo in quel modo e così perdevo tutta la potenza dell’emozione, superavo qualsiasi cosa molto più velocemente. Ma mi sono accorto che in realtà tante cose le devo proprio sentire in un altro modo: se sto male, devo stare male e non scriversi sopra subito una canzone.
Tornando a Gocce di Limone, hai curato anche la regia del videoclip. Come ti sei trovato?
Sono sempre stato una persona piuttosto creativa e penso che, al di là delle professionalità specifiche – dal videomaker allo stylist –, se c’è una sensibilità verso una certa cosa si può fare tutto anche senza una laurea o un diploma in quel settore. Nel mio caso, semplicemente sono partito con due miei amici e, con le nostre sensibilità, abbiamo provato a fare un po’ di cose insieme. Per dirti, tanti outfit del video sono creati da noi usando abiti che avevamo già; ci siamo messi in gioco, io per primo, perché ero sicuro di poter portare alla luce un risultato di alta qualità senza per forza essere un videomaker (con me avevo un amico che lo fa di lavoro e ci ha messo del suo).
LEGGI ANCHE: — Nino D’Angelo allo Stadio Maradona, Marco Mengoni ospite a sorpresa
Siamo partiti in macchina e, arrivati in Sardegna, abbiamo iniziato a girare nei posti che ci ispiravano sul momento. Alla fine è stata un’esperienza bella e mi piacerebbe, anzi, vivere la vita così, con meno professionalità.
La sensibilità supera la tecnica, mi stai dicendo?
Sì, in fondo non sono un grande intenditore di musica né di fotografia o video: faccio solo quello che penso e che mi piace fare. E ho scoperto che facendo così, non solo io ma anche le persone attorno a me, vivono tantissime esperienze diverse dal normale. Alla fine, nel mondo dell’arte, secondo me bisogna guardarsi dentro e parlare di vita, personale o altrui e, se mentre lo stai facendo stai vivendo un bel momento, quello che ne è esce di qualità. Perché hai anche una storia da trattare.
La tecnica non basta: è vero che ho fatto due anni di fotografia a Cambridge quindi so più o meno come si utilizza una fotocamera ma conta la sensibilità. E questa non te la può insegnare nessuno, è una visione. Pensa, che tutte le foto, anche quella della copertina del singolo, le abbiamo scattate a rullino ed è stata una magia perché non sai cosa ne uscirà fino a quando non vai a sviluppare. Oggi, con i telefoni, abbiamo perso tutto questo. Non dico che la tecnica non serva a niente, dico che la sensibilità è quasi più bella della tecnica, fa vivere di più.
Dicevo che hai iniziato l’anno con un tour, a fine gennaio, in alcune città italiane. Che esperienza è stata e che tipo di pubblico hai trovato?
È bellissimo cantare davanti alle persone, e questo lo dirò per sempre: forse è la parte più bella di quello che faccio. Quando scrivo, tante volte, non immagino che altre persone possano ascoltare e possano superare un certo momento grazie a una mia canzone. Scrivo per me, per la mia libertà. Quindi, vedere le persone cantare assieme a me una mia canzone è un’emozione bellissima. Oltretutto questi palchi, come spero anche quelli che ci saranno, sono andati tutti praticamente sold out. Sarò sempre riconoscente e mi sento di dover dare sempre qualcosa di più perché mi sembra di fare poco rispetto a quello che mi torna soprattutto quando sono sul palco.
Il singolo che precede Gocce di Limone risale a dicembre 2023, La mia canzone per te, scritto a quattro a mani con Ermal Meta. Come è andato questo incontro e che tipo di affinità artistiche hai trovato in lui?
In realtà la canzone è nata un po’ per caso, senza che quasi me ne accorgessi tanto è stata naturale esattamente quanto la nostra amicizia. Ermal mi consiglia in tanti miei momenti e, quando ho bisogno di chiedere una cosa artisticamente, penso anzitutto a lui. E c’è sempre, è una delle persone più disponibili che conosca. Adesso poi che è diventato papà vorrei rivederlo per vedere la bellissima creatura che ha fatto.
A quel singolo sono seguiti sei mesi di silenzio discografico che, anche da quello che mi hai detto, intuisco che siano stati creativamente produttivi. Quanta musica è nata in questo periodo?
Eh… Gocce di Limone, come dicevo, sarà sicuramente il primo capitolo di un nuovo inizio, questo è quello che mi sento di dire. Ho già scritto molte canzoni, a cui tengo tantissimo e che secondo me saranno sempre meglio. Penso siano proprio belle… Adesso siamo al capitolo Gocce di Limone e sicuramente arriveranno i prossimi ma non so quando. Spero il più presto possibile! Saranno brani colorati, spensierati e molto easy proprio come è il mio essere e non mancherà qualche brano più intenso. In fondo, sono sempre io, la stessa persona di prima soltanto che la musica mi ha portato a voler mostrare anche un altro lato del mio essere, che poi è quello i miei amici conoscono di più.
Adesso vorrei approcciarmi alla scrittura non solo nei momenti di down ma anche in quelli di up, vediamo quello che ne esce fuori. Sicuramente rimarrà sempre anche l’Alex di prima assieme all’ Alex di oggi. Intanto, in estate, canterò Gocce di Limone in un po’ di posti e non vedo l’ora di tornare sul palco il prima possibile. Fosse per me farei uscire i brani anche domani!
Sei stato anche tra i protagonisti dello spettacolo teatrale Tra palco e realtà. Che cosa ti ha insegnato quell’esperienza?
In realtà non lo so esattamente perché io ho fatto quello, bene o male, faccio sempre sul palco. Forse il teatro è un posto un po’ più sacro di un palco qualunque, perché ha una storia diversa, è più classico. Ma per il resto l’ho vissuto in maniera molto simile a un mio palco normale anche perché, quando vado in un posto, non mi piace fare distinzione di atteggiamento… come dicevo, sono sempre io. Sono così e non ci posso fare niente. Anzi, scusate!
Diciamo che, alla luce di quello che mi hai raccontato, sei riuscito anche a prenderti il tempo per metterti a fuoco in un momento delicato come quello in cui i ritmi dell’immediato post talent tendono a rallentare. E per molti non è facile adattarsi. È così?
Non lo so… il mio focus è sempre stato la mia vita al di fuori della musica, quindi le mie relazioni umane, le amicizie e gli amori. Ho sempre visto la musica come una mia libertà e ho sempre fatto quello che mi sentivo di fare. Sono stato in silenzio quando mi sentivo di non dover dire o fare nulla, e questo è sempre stato il mio approccio.
Immagini da Ufficio Stampa