Periodicamente vengono pubblicate classifiche che riguardano i vinili e spessissimo queste classifiche riguardano il costo dei vinili, quel mercato di rarità che genere cifre impressionanti.
Probabilmente quelle cifre fanno così effetto perché nell’immaginario comune il vinile, il vecchio disco in vinile è un oggetto vecchio che vale poco, di uso comune. Tutti hanno avuto un vinile dei Beatles in casa e questo lo rende un oggetto comune.
La realtà è che il mercato del vinile usato genere tantissimi soldi, anche se gli addetti ai lavori stanno iniziando a mormorare perché l’ascesa del vinile sembra si stia per arrestare.
E’ come se il mercato fosse schizofrenico, perché alcuni vinili rari possono raggiungere prezzi assurdi, ma lo stesso vinile può capitare di trovarlo a prezzi molto più bassi su qualche bancarella o sito di compravendita. Questo proprio perchè l’aura di collezionismo che avvolge il vinile è un po’ come l’ammirazione per qualcosa di molto vecchio eppure ancora in vita. Come se si trattasse di animali in via di estinzione, i vinili sembrano qualcosa di ormai finito e quindi da accaparrarsi prima che sia troppo tardi.
Così, Love me Do singolo promozionale dei Beatles è stato venduto a quasi 15 mila dollari, come God Save The Queen dei Sex Pistols sempre in versione singolo promozionale, anche esso venduto per quasi 15 mila dollari. Il bello (si fa per dire) è che agli artisti non arriva nulla dalla compravendita dei loro vinili più rari, anche perché il mercato del vinile totale rappresenta solo il 3% del flusso totale di entrate del business musicale e le copie rare sono rare appunto, quindi non capaci di alimentare il mercato in modo costante.
Il mercato del vinile comunque continua a crescere, ma la crescita ha rallentato nell’ultimo anno e anche se resta una piccola parte del business musicale, ha il potere di far sembrare la musica ancora un’arte antica.