Cesare Cremonini presenta Più che Logico (Live): “Sono dove voglio essere”

Non è bastato a Cesare Cremonini il successo dell’album Logico e l’ancora più grande successo del Logico Tour 2014. Il cantautore bolognese, mai sazio di musica e parole, torna infatti a distanza di un anno con un triplo cd, Più che logico (Live): 22 canzoni live (un ritorno per Cesare, il cui ultimo disco live risale al 2006) e 4 inediti scritti nell’ultimo anno, sotto l’egida ispiratrice del recente e trascinante tour.

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A ottobre Cremonini poi tornerà a calcare i palchi di tutta Italia con il Più che logico Tour 2015, che partirà a Torino e si concluderà a Verona, con l’immancabile sosta al Forum di Assago (il 13 novembre).

 

Cesare Cremonini: il live e i 4 inediti

“Come molti sanno, se parliamo di live, sono quasi un esordiente. – ha commentato a questo proposito Cesare durante l’incontro con la stampa – È vero che sono 16 anni che faccio il musicista, che pubblico dischi e faccio concerti. È anche vero però che dopo i Lunapop è come se avessi iniziato da capo, quindi è stato un lavoro lungo, fatto di attesa, di dischi e canzoni. Ricordo che appena sei anni fa, che discograficamente è un periodo molto breve, uscivo da un tour teatrale con un’orchestra ed era un modo per dare valore a ciò che stavo facendo, ma era anche un momento di passaggio. Il mio obiettivo è stato sempre quello di fare grandi concerti, sono attratto dall’idea di cavalcare grandi palchi. Credo che in questo mestiere la passione sia tutto e io ho la passione di un ragazzino da questo punto di vista”.

Cesare confessa infatti di ricevere dalle esibizioni live tantissimi stimoli, che – non senza responsabilità nei confronti di chi lo apprezza – elabora e trasferisce nei nuovi lavori. I quattro inediti – contenuti in uno dei cd di Più che logico (live) – ne sono la dimostrazione.

“Solitamente chi fa un disco dal vivo tende a non sprecare canzoni importanti o troppo nuove, che svelino le carte di quello che sarà il futuro. – commenta Cesare – A volte un live è una coincidenza contattuale, a volte è un bisogno di tempo. In questo caso invece ho provato la tentazione di dare al pubblico un pezzo grosso della mia storia, così come è stato forte il momento vissuto sul palco durante il tour. Mentre realizzavo questo album live e questi inediti, mi è venuta la tentazione di chiamare la Universal e proporre un disco nuovo di inediti, perché mi rendevo conto che stavo scrivendo come se avessi scritto per un album di inediti”.

Cesare definisce Buon viaggio (Share The Love) un “antipasto” (“Non mi aspettavo andasse così bene e così in fretta”), mentre Lost in the Weekend “la colonna sonora di questo nuovo tour”.

Quasi quasi è una canzone d’amore – aggiunge poi Cremonini – che può essere sfruttata per sussurrare parole dolci a una ragazza, che è sempre utile nella vita e i cantautori per me devono ricordarsi sempre di questa esigenza fondamentale degli essere umani, cioè quella di poter vivere un momento a due, senza sbandierarlo sui social e senza condividerlo obbligatoriamente. Contrasta un po’ con Lost in The Weekend, a tratti decadente, a tratti estasiata. Una canzone che per me racconta però la visione caotica e complessa in cui ci si immerge durante un weekend dalle grandi aspettative, ma dai risultati molto incerti”.

46, infine, è un vero e proprio inno alla passione per il motociclismo (con riferimenti per nulla casuali a Valentino Rossi): “Al di là della quasi scontata ispirazione nata da Valentino, che è un caro amico e mi ha dato la possibilità di vedere da vicino un mondo straordinario, provo fascino nei confronti del mondo delle due ruote e di chi le cavalca. Penso che Vale e altri campioni siano nuove rockstar, vivono una vita al limite, rischiano la vita davvero, hanno un pubblico da festival rock, ha il sapore di Woodstock. Mi sembra di avere a che fare con i nuovi Mick Jagger e Vasco. È una canzone scritta in slow motion, immaginando il passaggio al rallentatore di questi cavalli cromati. Sarà bello rivivere questo slow motion dal vivo”.

 

Nell’album c’è anche un sostanzioso booklet, di oltre 60 pagine, che descrive con testo e immagini le emozioni provate dal cantautore prima di salire sul palco. L’idea – confessa Cesare – è del suo produttore, ma il cantante non si è certo tirato indietro: “Un concerto non è solo stare due ore con lo spettatore – ci spiega – è uno scambio di ruolo con il pubblico. Quando ci si incontra, succede una magia. Se dovessi sintetizzare questo booklet con una sola parola, direi ‘Passione’, perché è intatta in me e credo che sia fondamentale”.

La ‘passione’ di Cesare in effetti traspare anche durante l’incontro, mentre ci racconta di quanto ami scrivere in solitudine e di quanto apprezzi poi condividere i propri brani con i fan, anche se l’emozione lo divora nel corso di tutte le ore che anticipano un concerto: “Scrivere canzoni è un impegno molto interessante – commenta – e il live è il premio per questa dedizione”.

Il bilancio per Cesare è ovviamente positivo, anche se il cantante rimpiange a volte una dimensione più piccola: “Guido una macchina molto grande e mi manca talvolta il potermi esprimere in maniera un po’ più improvvisata. Magari un concerto per 20 persone mi permetterebbe di giocare di più con le parole, fare lo scemo. È per questo che durante il concerto mi ritaglio sempre 20 minuti di piano e voce, è un momento completamente mio, in cui riesco a giocare con la musica”.

Sono lontani i tempi dei Lunapop (di cui Cesare rimpiange soprattutto l’esistenza degli accendini ai concerti, oggi sostituiti dai meno romantici smartphone), ma il cantautore si guarda avanti senza polemiche o dubbi: “Anagraficamente, più vai verso una destinazione e più ti allontani dal punto di partenza. Oggi sono dove voglio stare ed è una grande fortuna. Ho vissuto momenti in cui parlavo a un pubblico che magari mi seguiva e apprezzava, ma sentivo di avere poco da dire loro. Oggi l’età mi permette anche di fare le cose come mi piace farle, è un momento che in futuro ricorderò come quello in cui ho dato tutto quello che avevo alla musica”.

E il futuro? “Tra 4 anni sono 20 anni che faccio musica. Per rispetto alla società che sta vivendo un momento particolare, sarebbe giusto che io continuassi a lavorare almeno fino a 80 anni. Però sarebbe bello se tra 10 anni potessi farlo con tanti centri della mia vita. Mi sono spiegato male… vorrei fare quello che faccio, però avere altre cose importanti oltre alla musica. In questo momento mi sento in una fase post-adolescenziale, in cui tengo il cd sotto al cuscino e me lo guardo”.