Eleonora Peronetti ci racconta com’è stato lavorare alle scenografie del tour di Tedua, tra riferimenti letterari e teatralità.

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Non solo teatro e opera lirica: Eleonora Peronetti – scenografa, costumista e docente presso il campus di Milano di NABA – ha infatti portato la sua esperienza e la sua creatività anche nel mondo dei live. In particolare, ha curato le scenografie de La Divina Commedia Tour di Tedua, in collaborazione con lo Studio Blearred di Milano. «Seguivo da qualche anno i progetti di Tedua – ci racconta – e, quando siamo arrivati a fare il suo primo palco, abbiamo deciso di portare una scenografia di tipo teatrale, che non si usa molto nei live. Abbiamo unito elementi led wall con una parte di scenografia in polistirolo».

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Una vera e propria sfida, perché «nei live non si usano, sono difficili da montare». «Noi – dice Eleonora Peronetti – abbiamo studiato un metodo per montare e smontare le scenografie. La soddisfazione più grande è stata proprio sentirsi dire dai tecnici che, pur essendo molto scettici, non hanno avuto problemi». Tecnicismi a parte, è stata tuttavia la musica a guidare l’idea del progetto. «Tedua ha raccontato il suo viaggio tra Inferno e Purgatorio. – precisa la scenografa – Noi abbiamo studiato una porta dell’Inferno rifacendoci a quella di Rodin, disegnata da noi. Tutto parte sempre dalla musica».

Eleonora Peronetti e le scenografie del tour di Tedua

«Mario – continua poi – è un artista molto legato al teatro. Quando mi ha cercato è perché voleva un riferimento teatrale. Ed è stato super stimolante perché parla il mio stesso linguaggio e ha riferimenti meravigliosi oltre ai testi».

Chiediamo a Eleonora Peronetti quale sia l’idea – relativa alle scenografie del tour – che l’ha resa più orgogliosa. «A livello creativo, l’idea scenica di cui siamo fieri è come sia stata usata al meglio la porta dell’Inferno. – ci risponde – È bello quando la scenografia diventa un ideogramma e la nostra porta lo è stata del tour più del pavimento. La Porta è diventata l’ideogramma del concerto, un riferimento simbolico molto forte. La scena non è solo estetica, ma diventa più di una decorazione e per noi è importante giocare con lo spazio per scandire i tempi e la drammaturgia dello show. A livello tecnico, anche far lavorare bene tutti è una soddisfazione».