Partito dal Vox Club di Nonantola (qui recensione e scaletta), il Souvenir in da club di Emma Marrone prosegue il suo viaggio live in tutta Italia. Dopo i palazzetti e le grandi venue, l’artista ha scelto di tornare dal vivo con uno show che la riportasse a un contatto più diretto con il pubblico. Una decisione che è un ritorno alle origini, con la gavetta nei pub, ma anche una necessità emotiva che è evidente dalla prima nota allo stage diving sull’ultima traccia della setlist.
Abbiamo incontrato Emma appena scesa dal palco per raccogliere le sue emozioni a caldo e approfondire qualche ulteriore aspetto del concerto.
Emma, ‘Souvenir’ hai appena festeggiato il primo mese e sei già in tour. Quali sono le tue prime sensazioni in questo nuovo viaggio?
Sono contenta di aver fatto questa mattata, ovvero essere partita in tour a un mese dall’uscita del disco. Per la serie, o la va o la spacca. Sono contenta di aver rischiato il tutto per tutto, non c’era nulla di scontato. E devo ringraziare la mia casa discografica così come Friends and Partner che da anni accolgono le mie mattate. Hanno capito che per me, in questo momento, era fondamentale tornare non solo discograficamente ma anche a livello live, subito. E credo che l’affluenza del pubblico con le date sold out sia un sintomo che anche le persone avevano voglia di ascoltarmi e vedermi. Che sia un piccolo club o sia un palazzetto a me non è mai importato, mi importa solo essere me stessa sul palco.
Credo che in questo show ho raggiunto una maturità e una consapevolezza per cui non mi vergogno di come sono né del mio corpo. Anzi, non mi voglio neanche più coprire ma mi voglio solo scoprire sotto tutti i punti di vista. E darmi in pasto alla gente quasi per esserne fagocitata. Non posso che ringraziare infinitamente il pubblico che fin dalla prima data ha lasciato un seme per tutte le altre date. Adesso che hanno capito come funziona il gioco, lo faranno tutti in maniera perfetta.
Il live si apre con una dichiarazione: io non sono la migliore, io sono Emma. Perché questa scelta?
Perché è così, esattamente dritta come la dico. È un modo per raccontare alle persone che nella vita non importa arrivare sempre primi, quello che è importante è avere una personalità. È ciò che ti salva dai momenti di down e ti fa essere contenta nei momenti in cui le cose vanno bene. Conta mantenere la personalità, il proprio carattere, il carisma. Quindi quella frase in apertura è un messaggio che lancio in realtà agli altri. Ai ragazzi dico che non si deve essere per forza sempre i migliori numeri uno in tutto, devono semplicemente essere se stessi.
E ci tenevo molto a dirlo soprattutto ora che ci sono delle faide incredibili tra fandom, in lotta per affermare chi sia la più brava. A me queste cose dispiacciono molto perché, invece, tra noi colleghe e colleghi c’è una grandissima stima e un grandissimo sostegno reciproco, non solo attraverso le storie sui social. Esistono le telefonate personali private e i messaggi su WhatsApp: ce ne scambiamo davvero tanti tra di noi ed è molto bello.
La seconda frase che si legge a chiare lettere è, poi, un appello a cessare il fuoco.
Non posso che dissociarmi da un paese che non si è espresso in maniera molto favorevole su questo tema. Credo che dietro le guerre ci siano interessi politici e geopolitici molto forti a favore dei potenti della terra, che probabilmente sono persone che non conosciamo nemmeno. Noi vediamo solo i pupazzi che mettono in mezzo come fossero squadre di calcio. Sono una persona che si esprime sempre contro ogni forma di violenza e volevo dire la mia apertamente.
Anni fa dissi Aprite i porti e questa volta dico Cessate il fuoco. Mi sono sempre esposta a livello politico su tanti temi e sono contenta di averlo fatto anche perché non è facile affrontare un momento di gioia, di incredibile entusiasmo, quando tra la mia foto sul palco e la foto di un’altra artista sul palco in mezzo ci sono le immagini dei corpi devastati dalla guerra. Personalmente non riesco a rimanere indifferente davanti a certe immagini anche se ormai la violenza è talmente all’ordine del giorno che forse le persone si sono abituate alle foto del dolore. Ma questo non deve succedere, dobbiamo metterci una mano sulla coscienza, se ne abbiamo una.
Sei soddisfatta, nel complesso, di aver scelto i club?
Sì, suonare nei club era un desiderio che avevo da tanti anni ed è giusto che io l’abbia fatto adesso che ho la formazione artistica, fisica e mentale per farlo. Il club è un faccia a faccia con il pubblico: non ci sono fuochi d’artificio o artifici che possono sostenerti e che sono fondamentali su altri palchi per reggere tante persone. Nel club, invece, o reggi il face to face o può andare male il concerto. Alla prima data, per esempio, ho avuto grandi problemi di audio per cui credo di aver cantato Amami un tono e mezzo sopra rispetto alla band perché la gente cantava talmente tanto forte che io andavo su quella scia seguendo i microfoni ambientali.
A proposito della partecipazione del pubblico, il nuovo album è già entrato pienamente negli ascolti e quasi non c’è differenza rispetto ai tuoi successi precedenti. Come ti fa sentire questo?
Mi sono stupita di come le persone cantino in maniera così forte un disco che è appena uscito e che quindi non è ancora del tutto sedimentato. Ho sentito la gente così affamata che mi rende felice anche per le scelte stilistiche che ho fatto. Ho lasciato delle hit fuori perché nel club volevo dare vita a brani che, secondo me, meritavano molto più successo. Penso a Fortuna e Alibi, brani che magari non sono diventati singoli ma che ho voluto rivendicare nei club. Credo che negli album ci siano brani che sono necessari.
Va bene fare singoli che devono essere pensati per le radio e devono accumulare stream però gli album sono fatti anche di arte, di comunicazione, di pensieri che uno vuole tirare fuori. Per me quei due brani sono stati fondamentali in un disco che non è andato benissimo ma se io non avessi fatto ‘Fortuna’ non sarei arrivato a fare ‘Souvenir’ oggi. Quel disco è stato il primo esperimento in un momento difficile di cambiamenti, dovevo capire dove andare.
Per questo dico che sono contenta di rivendicare anche quei brani che nell’album non hanno avuto una vita da singoli. Ed è questa convinzione ad avermi spinto a fare un disco con poche canzoni perché a me non piacciono i pezzi riempitivi. Ogni brano è una storia con un valore e, in un mondo in cui siamo abituati ad avere tanto, ho scelto la via del less is more, poco ma di qualità e fatto bene. Nessun pezzo deve patire o deve sentirsi sbagliato, anche le canzoni non sono mai sbagliate. Evidentemente nei club funziona, dato che la gente le ha cantate proprio a manetta.
Nessun timore dei club, quindi?
Guarda, nella mia vita da non famosa ho visto club molto peggiori, veri e propri postacci in cui ho fatto la gavetta insieme a un trio di musica elettronica. Quindi, io in realtà arrivo da questa dimensione e volevo proprio ritornare qua perché io non mi scordo da dove arrivo. E poi perché credo che la nuova frontiera sia questo rapporto unico e diretto con il pubblico. È l’unica cosa che renderà un artista saldo e salvo nella storia. E io, sinceramente, voglio rimanere nella storia della musica perché penso di meritarmelo.
Di seguito tutte le date del ‘Souvenir in da club’ (Friends&Partners e Magellano Concerti):
- 10 novembre – Vox Club – Nonantola (Modena)
- 12, 13 e 15 novembre – Largo Venue – Roma
- 22 e 23 novembre – Hall – Padova
- 26, 17 e 29 novembre – Magazzini Generali – Milano
- 2, 3 e 5 dicembre – Cap10100 – Torino
- 11 e 13 dicembre – Duel Club – Pozzuoli (Napoli)
- 17 e 18 dicembre – Demodè – Modugno (Bari)
- 21 e 22 dicembre – Viper – Firenze
I biglietti sono disponibili in prevendita su TicketOne e Clappit.
Foto di Roberto Fontana da Ufficio Stampa