È tutto pronto all’Arena di Verona per il gran finale del viaggio live 2023 dei Modà. La band di Kekko Silvestre, dopo aver girato l’Italia suonando con l’orchestra davanti a oltre 90mila fan, giunge all’ultimo capitolo. L’anfiteatro veronese sarà, infatti, la cornice per una festa speciale con cui celebrare vent’anni di carriera e dieci anni di ‘Gioia’ con uno show pensato unicamente per tale occasione. Non solo: la buonanotte – sulle note del nuovo singolo Il foglietto col tuo nome – sarà in verità un arrivederci che già apre a un nuovo percorso. A pochi giorni dal grande evento, abbiamo raggiunto Kekko per farci raccontare un anno a dir poco particolare.
Siete reduci da un lungo viaggio live: che giro d’Italia è stato per i Modà con l’orchestra?
Adesso, quando ne parlo con gli amici e con mia moglie, dico sempre che questo tour è stata una terapia. Quando ho firmato per fare 41 concerti ero convinto che già alla terza data non ce l’avrei fatta. Invece, insieme all’orchestra e anche per il fatto che il concerto non fosse solo musica ma ci fosse anche la possibilità di parlare della nostra vita e delle nostre canzoni prendendoci anche un po’ in giro ha creato una sorta di salotto. Ogni teatro diventava come il salotto di casa mia e mi sono divertito talmente tanto che ora, alla fine della tournée, sono anche piuttosto malinconico.
Per questo, esserci lasciati l’ultima data all’Arena di Verona a distanza di tre mesi in qualche modo mi ha aiutato. Da un altro punto di vista, invece, questo mi mette addosso un po’ di ansia: devi riprendere tutto da capo e preparare qualcosa di diverso. Ma è il suo bello perché in questi mesi abbiamo avuto modo di ripensare a quello che è stato fatto e a correggere anche alcune cose, aggiungendo delle canzoni. Vogliamo che il gran finale sia una festa bellissima con tutte le canzoni in più importanti della nostra carriera.
Hai accennato alle paure della vigilia. Cosa ti spaventava di più, il fatto che come hai raccontato a Sanremo eri alle prese con la depressione, la novità di suonare a teatro o altro?
Un po’ tutto. Considera che l’ultimo tour così lungo è stato il Gioia Tour, nel 2013, con 35 date nei palazzetti poi ci fu il tour mondiale e gli stadi. Da quegli anni in poi abbiamo ci siamo sempre ritrovati a fare un ventina di date a stagione ma arrivare a 40… considera anche il problema della depressione da cui arrivo e anche la stanchezza di Sanremo che ci ha portato via tante energie. Per questo, dico, alla terza data mi sono reso conto che questo tour è stato terapeutico e veramente tanto tanto bello, divertente. Ci siamo sentiti ancora più uniti e oso dire che è stato il tour più bello della nostra carriera.
Che sintonia avete creato con un pubblico abituato ad ascoltarvi in spazi diversi?
Credoche la grande scoperta, soprattutto per il pubblico, sia stata quella parte legata alla mia parte più ironica. Sai, mi hanno sempre visto come uno che scrive canzone romantiche, molto serie e impostate, invece in questi concerti mi sono preso molto in giro. E ho raccontato aneddoti della nostra carriera, o della nostra vita, che fanno ridere. Questa cosa ha gasato tantissimo i fan e ha funzionato. Non ti nego, come dicevo, che inizialmente ero un po’ spaventato e cercavo di parlare il meno possibile perché io non ho mai parlato ai concerti. Ho sempre fatto la scaletta con trenta brani uno dietro l’altro. Invece qua, arrivavo alla fine che avevo ancora voglia di raccontarmi, di parlare, e alla gente è piaciuto.
Ha apprezzato molto questo aspetto, cosa che mi ha fatto molto piacere. Ovviamente, non abbiamo solo ed esclusivamente ironizzato: abbiamo anche parlato di cose serie. Ho parlato della mia depressione, di come l’ho scoperta e di come ho cercato di non farlo capire a mia figlia. E, poi, ci sono state le canzoni che fanno parte anche di quel pezzo della mia vita. È stato bello veramente, sono soddisfatto e molto appagato.
Ora, per il gran finale, l’Arena di Verona: che cosa rappresenta quel palco per i Modà?
Rappresenta sempre un punto d’arrivo, perché non c’è niente oltre l’Arena di Verona a livello di suggestione e di emozione. È una struttura che rappresenta la storia e se pensi a tutti coloro che si sono esibiti su quel palco vengono davvero i brividi. Abbiamo voluto questa location proprio perché è la cornice giusta per celebrare la nostra carriera. È vero che l’abbiamo fatta in altre situazioni però, ripeto, la festa di quest’anno penso che non poteva avere cornice migliore. In Arena non è solo chi suona ma anche il pubblico a creare la magia.
Come avete ripensato lo show in questa ultima tappa?
Intanto, abbiamo coinvolto Ale & Franz. Il fatto di avere inserito dei comici ci ha permesso di pensare a una serata anche malinconica ma vogliamo salutare la gente con un sorriso. Con loro faremo la panchina, quindi mi prenderanno un pochettino in giro; poi li prenderò un po’ in giro io perché loro sono due grandi appassionati di musica. Suoneremo insieme un brano dei Modà e ci sarà da divertirsi. Non vediamo proprio l’ora! E poi ci sarà il nuovo singolo, Quel foglietto col tuo nome, con cui daremo la nostra buonanotte. Insomma, abbiamo cercato di mettere insieme tante cose per far sì che veramente sia una festa indimenticabile.
Quando è nato questo brano?
È un brano che ho deciso di tirare fuori in un momento della mia vita che pensavo fosse giusto. Ha qualche anno, essendo nato nel periodo della depressione. In un verso dico non è vero che sono sempre stanco, non è che non è non ho mai tempo, ho una soffitta piena di rimpianti dove vado spesso a sistemarne altri. Questo perché la depressione, tante volte, mi faceva inventare scuse per una serie di paure e questa soffitta si è riempita. Adesso che la mia vita è cambiata, perché la sto affrontare in maniera completamente diversa, sto cercando anche di andare a smontare pian piano quella soffitta dai rimpianti per questo. Penso che sia il momento giusto della mia vita per tirare fuori questa canzone e poterla cantare.
Allargando un po’ lo sguardo all’Italia di quest’estate, Kekko papà come si pone di fronte a giovani sempre più violenti e capaci di brutalità? Come si racconta a una bambina questo mondo attorno?
Eh, è molto difficile e devo dire che tutto quello che sta accadendo mi mette molta paura. Non so se alla base ci siano i genitori che aiutano i bambini nella maniera però posso dirti che i giovani di oggi mi fanno paura. Come faccio a spiegare a mia figlia di 12 anni i versi di alcune canzoni che i ragazzini ascoltano regolarmente oggi? Sento tanti genitori come me che se ne lamentano. Quello che mi chiedo è come una radio possa permettere di passare certa roba, a maggior ragione dopo quello che è successo a Palermo, a Caserta e dappertutto.
Non è la parolaccia fine a stessa da condannare, anche io ne dico nelle canzoni e per farmi perdonare da mia figlia prometto di mettere una moneta nel salvadanaio come penitenza. Dico che non si può fare ironia su certe cose, qui si è oltre e non c’è ironia che si possa spiegare. Conosco molti genitori di bambini coetanei di Gioia e sono convinto che il problema non sia loro.
Tante volte hanno delle colpe ma non farei ricadere le responsabilità sempre e solo su di loro. È tutto quello che sta attorno a questi bimbi, il fatto di avere il telefonino in mano e poter andare cercare parole come sesso trovando di tutto è pericolosissimo. Oggi poi un ragazzino, anche inconsapevolmente, se non ascolta certa musica si sente escluso e quindi cerca di entrare anche lui in questi trend musicali che fanno venire i brividi. Sono dischi che parlano di stupri, di accoltellamenti, di droghe assurde… Qua stiamo parlando proprio di attitudine verso la vita: questi ragazzini ascoltano questa roba e pensano sia musica ma è tutto sbagliato. I social sono sbagliati, ormai è la sagra dell’influencer, pauroso.
Tornando ai Modà, in questi mesi è nata anche nuova musica?
Siamo sempre al lavoro, sì, scrivendo e registrando. La nostra idea è di tornare l’anno prossimo con qualcosa di nuovo visto che adesso sabbiamo festeggiato i vent’anni di carriera e dieci anni di ‘Gioia’. Penso che la gente a questo punto abbia bisogno di sentire cose nuove, di musica nuova ed è anche per questo che daremo la buonanotte con un brano inedito. Vogliamo dire indirettamente “non vi preoccupate, torniamo presto”.
Possiamo dire che c’è un prima e un dopo per i Modà, scandito proprio dalla partecipazione al Festival di Sanremo 2023?
Assolutamente sì. E, se devo dirti la verità, penso che ci sarà tanto di questo dopo nei prossimi lavori. Ci saranno dei racconti della malattia, ma anche della consapevolezza di quando poi l’ho presa per il collo e fino al dopo. Musicalmente rimarremo i Modà, non siamo sperimentalisti: siamo una band nazionalpopolare non è che cambiamo da un momento all’altro. Sarebbe come pensare che i Pooh oggi si mettono a usare l’autotune. Quindi, noi rimaniamo sempre coerenti con quello che ci piace fare e con quello che siamo anche perché non tutte le persone sono innamorate di quello che si sente in giro oggi. C’è ancora chi ha bisogno di canzoni e di musica come quella che facciamo noi. Dobbiamo solo cercare di raccontare le cose che accadono nella maniera giusta.
Foto da Ufficio Stampa ABOUT