Nel cast della Notte della Taranta 2023, Brunori Sas si confronta con il repertorio salentino fra tradizione, presente e futuro: le parole dell’artista.
C’è anche Brunori Sas sul palco del concertone di Melpignano per il gran finale de La Notte della Taranta 2023. Sotto la guida della Maestra Concertatrice Fiorella Mannoia, il cantautore si cimenta con i brani Lule Lule in arbereshe e Aremu in grico. “Ho sempre cantato in italiano ma in quest’ultimo periodo, forse per via della vecchiaia, mi sto riavvicinando alle mie radici”, spiega Dario Brunori. “Del resto continuo a vivere in un paesino piccolo della Calabria con quattrocento abitanti in cui la musica popolare è sempre stata presente. Per dire, si ascoltava Gianna Nannini e poi le tarantelle”.
“Nella mia testa, quindi, hanno sempre convissuto pacificamente anzi in qualche modo erano rappresentative di tanti aspetti dell’esistenza. In questo senso, essere qui rispecchia la mia visione della musica che è un racconto dell’esistenza nella sua parte gioiosa ma anche nella sua parte dolorosa”, racconta Brunori Sas. “Questi brani popolari hanno a che fare con la malinconia e anche un po’ con la nostra natura del Sud, che è la storia di popoli che hanno vissuto l’emarginazione. E ancora oggi vivono in una condizione culturale subordinata. È molto bello poterlo cantare come arricchimento personale ma anche perché così cominciamo a capire che l’identità è una questione di somma e non di omologazione. Sarà una bella botta di energia”.
Allargando lo sguardo alla musica in Italia, Brunori Sas osserva che “l’ibridazione è un processo naturale inevitabile. Mi dispiace per chi vuole mettere muri e confini: la storia dell’uomo che è fatta di ibridazione. Tra l’altro il mio nome e cognome Dario Brunori anagrammato dà ‘un raro ibrido’ quindi sono molto felice di aver scoperto questa cosa perché sono felice dell’idea che la mia vita sia frutto di un’ibridazione. Nella musica mi sembra che oggi stiamo vivendo due momenti molto importanti: da una parte resta il colonialismo che ci ha sempre caratterizzato con questo sguardo al mondo estero, sintomatico dell’idea che dobbiamo sempre guardare all’altro. Ma mi sembra che soprattutto le nuove generazioni stiano tornano a usare i dialetti, anche non usuali come il calabrese. Mi piace l’idea che ci sia questo recupero della tradizione in un contesto contemporaneo”.
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“Cosa porto io alla Notte della Taranta? Nel mio piccolo cerco di portare e di raccontare una forma maschile che ha a che fare con una sensibilità che solitamente, nella mascolinità velenosa di cui spesso si parla spesso, sembra non essere presente. Confrontarmi, poi, con questo patrimonio musicale e culturale ha sorpreso innanzitutto me stesso. Dal punto di vista più tecnico mi sono reso conto che, cantando in altre lingue, cambia il mio modo di cantare. Il che è molto interessante perché scopri di poter essere qualcosa di diverso da te se canti un’altra lingua. Dall’altro, ho ritrovato un fil rouge che unisce tutte le culture del Sud. Quindi io ci ho ritrovato una grande familiarità che è stata in qualche modo confortante”.
La Notte della Taranta è un progetto culturale sostenuto dalla Regione Puglia e Puglia Promozione con Unione dei Comuni della Grecìa salentina e Istituto Diego Carpitella. Il concertone sarà trasmesso il 4 settembre su RAI 1 dalle 23:25.
Foto da Ufficio Stampa