Nella nebbia si palesano suoni, voci, emozioni che sembrano provenire da distanze indecifrabili: frutto, comunque, tangibile di un’esperienza umana e sonora che non ha bisogno di schemi di sorta. Triat è la sigla che rappresenta queste suggestioni attraverso un ensemble aperto che unisce elettronica e suoni acustici in un album creativo e ricco di sfaccettature come questo “In a Dense Fog” (Paesaggi Acustici/RaRa records), nuova fatica di musicisti di grande spessore come Gianni Di Clemente (chitarra classica, oud, bouzouki ed autore di tutti i brani), Domenico Candellori (batteria acustica ed elettronica, percussioni), Giuseppe Franchelucci (violoncello) e Greg Burk (moog, sintetizzatori), molto diversi fra loro ma uniti nel desiderio di attraversare confini lasciandosi trasportare dall’ispirazione e dalla capacità d’improvvisare, creando suggestioni valide sia per gli artefici che per i fruitori di queste sonorità.
“In a Dense Fog” si rivela così una raccolta di dodici affreschi sonori tra world music, contemporanea, elettronica e jazz con trame sonore mai scontate,propedeutiche all’incontro tra culture e tradizioni musicali diverse. Ad accrescere il fascino di un lavoro davvero molto interessante e ricco di sfaccettature contribuiscono poi Samuele Garofoli alla tromba e flicorno, Ljuba De Angelis (alla voce nel bellissimo ed ipnotico “Subtera”, brano che apre il lavoro), Vincenzo Vasi (vocalmente iconoclasta in “Porto Scee”, traccia caratterizzata da frequenti variazioni ritmiche e d’atmosfera che fa tornare alla mente gli Area del grande Demetrio Stratos) e Valeria Sturba al theremin nel brano di apertura.
Un ponte proteso verso la consapevolezza di ricerca intriso in certo progressive anni ’70 che i Triat fanno loro, elaborandolo, però, con un linguaggio aggiornato che implica fluidità e levità di tocco difficilmente riscontrabili in altre realizzazioni simili .
Tonino Merolli