Nove brani come cartoline di un viaggio che, tra geografia fisica ed emotiva, cambia sempre un po’ chi lo affronta. Emma ci racconta ‘Souvenir’: l’intervista.

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Si dice che da un viaggio non si torni mai uguali a come si è partiti. Ma è solo una volta che si è completato il percorso che ce ne si rende del tutto conto. Il nuovo album di Emma, ‘Souvenir’, è proprio questo: il racconto distillato di un itinerario riletto con la lucidità e la forza di chi, chiuso il cerchio, lo ripercorre per capire cosa sia successo. E dalla fine, ricomincia un nuovo giro. Perché la fine non è altro che nuova apertura, ma serve il coraggio di accettarla digerendo tutto ciò che è stato attraversato prima.

Le nove tracce del progetto disponibile dal 13 ottobre suonano, dunque, come cartoline ricordo che meritano di essere spedite – agli altri ma anche un po’ a se stessi – a segnare una testimonianza di ciò che si è vissuto. Ma all’orizzonte si dischiude già qualcosa di nuovo, che in questo caso, come ci svela la stessa Emma Marrone, è la parte seconda di ‘Souvenir’ che va prendendo forma. Abbiamo incontrato l’artista per parlare della musica in uscita ma anche di donne, libertà e giovani.

In questo disco, i nove brani fotografano ciascuno un momento e un’attitudine diversa ma con una grande coerenza: che cosa li unisce?

Emma Souvenir
Cover da Ufficio Stampa

Sono tutti brani diversi fra loro, sì, ma in qualche modo si completano l’uno con l’altro per cui ci sono dei concetti che ritrovi in diverse tracce, a partire da quello che sottende Iniziamo dalla fine. Dico che si completano perché sono l’uno il continuo dell’altro, per esempio visioni diverse di una stessa storia d’amore come nei brani Amore cane, Sentimentale e Indaco. È come se fossero tanti vestiti per parlare anche solo dello stesso argomento e di cose da dire ne ho davvero tanto in questo momento. Aggiungo che, inutile nasconderlo, ‘Souvenir’ è solo prima parte di un lungo viaggio, e sto già lavorando a quello che verrà, ma volevo che ogni brano avesse una propria identità e importanza. Non volevo riempitivi. Tutto il resto che devo dire lo sto lavorando proprio ora e sarà nella seconda parte.

Questa divisione potrebbe anche aprire all’ipotesi Festival di Sanremo?

È più un caso che un principio studiato, e ne è nato un disco frutto di un anno di lavoro. Sono stata a Sanremo in gara nel 2022 (con Ogni volta è così, ndr) per volontà mia. Era una questione personale perché papà era già malato e volevo regalagli un momento di felicità. L’ho fatto con un brano che ha un messaggio importante e fastidioso sotto certi punti di vista. In questo momento, però, ho questo disco partorito in tempo record, poi un tour in partenza… quindi sono assolutamente a fuoco sulla vita di ‘Souvenir’ e nient’altro.

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Ascoltando le tracce si avverte un’attenzione particolare alla ricerca dei suoni e un uso nuovo della voce. È così?

Sì, ed è tutto frutto anche dell’attesa. Dopo ‘Fortuna’ e tanti problemi che ho vissuto mi sono voluta prendere il mio tempo anche perché volevo capire il cambiamento in corso. Non sono per inseguire il cambiamento ma, quando avviene, voglio capirlo, nella musica e non solo anche eventualmente per adattarlo al mio stesso modo di fare musica. Mi sono ascoltata e ho ascoltato tanto. Ogni mio disco ha sempre portato cambiamenti, qualcosa di diverso, e quindi, è vero che anche questo lavoro sottolinea tanti cambiamenti ma resta la mia riconoscibilità.

Diciamo che ho capito in che punto sono del cambiamento. Ho lavorato tanto sia sulla scrittura sia sulla mia vocalità in tutti i brani che sono super personali e autobiografici. La mia voce suona completamente diversa, per esempio, così come la produzione. Poi, come dicevo, sono sempre io e ovviamente ritrovi la mia identità vocale, che è decisa e forte.

Emma
Foto Bogdan @Chilldays Plakov da Ufficio Stampa

Parlando di cambiamento e riportandolo al concept dell’iniziare dalla fine, mi viene da riflettere che solo una volta attraversato si capisce davvero il cambiamento. E la fine non è più una fine. È così anche per te?

I miei dischi rispecchiano sempre di un periodo della mia vita e sicuramente nell’ultimo anno ho preso quattro lauree della vita. Ho imparato sulla mia pelle che forse le cose le vedi lucidamente quando finiscono, è come se dovessi chiudere il cerchio. Sono una persona che tende ad avere poca pazienza su certe cose, vorrei capirne subito il risvolto, e non ho mai aspettato che il cerchio si chiudesse. Adesso un po’ la vita me lo ha imposto e mi sono resa conto che le cose le capisci chiaramente alla fine. Che sia una relazione o la vita di una persona o di te stesso.

Ho chiuso tutti i cerchi che avevo tenuto aperti e, quando ho visto la fine in tutte queste cose, ho capito che la fine è semplicemente l’inizio di altro. Quando c’è una fine c’è sempre per forza un inizio. Quindi, è così che ho capito dove andare a cercare le risorse, dalla fine. Finisci una cosa, portala fino in fondo, non lasciarla mai a metà anche se è doloroso. Bisogna andare a fondo nelle cose per chiudere i cerchi.

Il titolo ‘Souvenir’, invece, come è nato?

Ho pensato a quando vai a fare i viaggi: tutti ti chiedono di portare a casa qualcosa, un ricordo. E questo disco è un viaggio e l’auto sulla copertina non è certo messa lì a caso. Ho viaggiato tanto per fare questo album, sia fisicamente sia dentro di me. Queste canzoni sono i miei regali che dono alle persone. Quindi a chi le ascolta dico: ve le affido, trattatele con cura.

EMMA
Foto di Bogdan @Chilldays Plakov da Ufficio Stampa

Incastonato fra le tracce c’è Intervallo, brano dedicato a papà.

L’ho scritto poco dopo la scomparsa ed è stato molto intenso ma avevo fortunatamente al fianco Federica Abbate e Frano126, oltre al produttore Katoo, che mi hanno aiutato a tirar fuori un racconto onesto e sincero. In fondo, è anche la rielaborazione di un rimpianto che mi ha messo seriamente in crisi per tanto tempo. Quando papà è mancato, infatti, ero appena partita per Roma, quindi non ero con lui, per questo nel pezzo dico tu sei già arrivato mentre io sono qui neanche a metà strada: è proprio la strada del viaggio verso casa. Eppure, raccontare e rileggere questa cosa me l’ha fatta in qualche modo rielaborare, mi ha aiutata.

Capelli corti suona come una traccia manifesto che rivendica autonomia e libertà così come il diritto a essere felici. In un passaggio elenchi anche alcuni bocconi amari che hai dovuto ingoiare: c’è rimasto ancora qualcosa in sospeso?

Di bocconi amari ce ne sono stati davvero tanti ma li ho buttati tutti giù e sono in una fase serena. Sono rappacificata con me stessa e con il mondo intero, quindi sto bene. Capelli corti è un manifesto femminista di questa donna che si guarda allo specchio e si riconosce. Del resto, indipendentemente dalla musica, mi sono sempre schierata per la libertà delle persone, di tutti.

E a proposito di essere felice per niente, oggi cosa ti rende felice?

Semplicemente, mangiare una piadina in ufficio con le persone che lavorano con me, cazzeggiando. È stato un momento di felicità, di serenità, in un momento che lo è già di suo felice e sereno. Nel giro di un anno ho portato a casa un album nonostante tutto, quindi io mi sento già figa per questo. Se poi mi sento dire anche che il disco è pazzesco allora ho vinto. Ma è già stato un atto straordinario perché sono entrata in studio a ottobre 2022, un mese dopo la morte di mio padre. Siamo a ottobre 2023 e il disco già sta per uscire. Ce l’ho già fatta, poi sto continuando a lavorare e questo mi fa felice perché pensavo di aver detto tutto invece ho ancora tante cose da dire.

In occasione della pubblicazione di ‘Souvenir’ ci sarà uno spazio speciale in cui incontrare i fan: di cosa si tratta?

Ringrazio Mondadori che ha allestito un flagship store che mi permette un incontro ravvicinato con le persone e con i fan. Sarà un angolo dedicato solamente a noi. Da sempre credo nelle connessioni e nella creatività dell’avere un contatto diretto. E nel tempo, siamo diventati una community che sa anche essere divertente e divertita, leggera sui social in un momento molto complicato. Mi piace che i fan, invece di farsi la guerra fra loro con chi ama altri artisti, ogni giorno creino connessioni anche con altri gruppi. È un modo di fare che amo e che io per prima cerco di mettere in pratica evitando competizioni che non mi interessano. Che sia merito mio? Non solo, ma riconosco che almeno è merito di un artista spronare i fan a non essere str**i con gli altri.

E poi arrivano i club: come li stai pensando?

Sarà la presentazione live del disco. L’idea nasce da una serata romana, dopo il 1° maggio. Ero stata invitata a un evento di Spaghetti Unplugged e ne è nata un’improvvisazione speciale. Quella sera, vedere e sentire la gente così vicina è stata quasi un’illuminazione per me. Quando ho proposto i club, sembrava una mattata e invece ce l’abbiamo fatta e arriva Souvenir in da club. Suonerò tutto il nuovo disco insieme a brani di repertorio rielaborati ad hoc perché non mi piace ripetermi, e ci saranno sorprese.

Foto Bogdan @Chilldays Plakov – Kimberly Ross – Glauco Canalis da Ufficio Stampa