Debuttante al Festival di Sanremo 2023, quello di Ariete è un nome che soprattutto i giovani conoscono già molto bene. Ecco che cosa ci ha raccontato del brano ‘Mare di guai’.

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Tra le nuove voci della musica italiana, il nome di Ariete (all’anagrafe Arianna Del Giaccio, classe 2002) è ben più che noto. L’artista, forte dell’esordio discografico con l’album ‘Specchio’ certificato Oro, debutta ora sul palco musicale televisivo per eccellenza. Quello del Festival di Sanremo. E lo fa con il brano Mare di guai, un pezzo dalla storia quasi rocambolesca scritto dalla stessa Ariete con lo zampino di Calcutta e la produzione firmata da Dardust. Malinconica e riflessiva quanto basta, la canzone è un ritratto sincero della poetica di Arianna, che tra una prova e l’altra, ci ha raccontato di sé, delle sue (non) aspettative festivaliere e di come vuole affrontare la settimana in Liguria.

Partiamo direttamente dal brano, Mare di guai: qual è stata la sua genesi?
Il brano è nato inizialmente a luglio 2022 quando sono andata in studio da Dario (Faini aka Dardust, ndr) per la prima volta. Mare di guai è, di fatto, il primo lavoro con lui. Ricordo che sono entrata in sala e lui aveva questa prod. Up-tempo che voleva farmi ascoltare. Effettivamente, è proprio su quella produzione originaria che ho iniziato a scrivere Mare di guai, sia melodicamente sia come testo. Quando è uscito ritornello, però, ci siamo fermati e abbiamo traslato il tutto verso la ballad. Ma non ci convinceva e lo scheletro non era il mio preferito rispetto ad altri brani…

Ariete
Foto da Ufficio Stampa

E come è diventata, quindi, il pezzo per Sanremo?
Quando è iniziata a girare l’idea di Sanremo. Uno dei miei discografici mi ha detto che Calcutta era disposto a lavorare con lui. Conoscevo Edoardo, ci avevo scambiato qualche parola, ma sono rimasta stupita della sua disponibilità e volevo, a quel punto, ripartire da zero. Siamo stati in studio io, Dario ed Edoardo e per tre ore non è uscito niente. A quel punto, Dario ha ripensato a quel pezzo e lo abbiamo foto ascoltare a Edoardo. Al primo ascolto ha detto subito che quello sarebbe stato il pezzo per il festival. E lui non ha fatto altro che calarcisi sopra: abbiamo scritto a quattro mani la seconda strofa e lo special, che è molto ‘calcuttiano’.

Ti sei fidata e affidata, quindi…
Sì, i pareri di Dario ed Edoardo sono stati fondamentali nella scelta di questo pezzo per Sanremo. Direi una falsità se dicessi che subito ero andata dritta su Sanremo, anzi c’era un altro pezzo che nella mia testa poteva sembrare interessante. Ma ora, a serrande chiuse, mi rendo conto che Mare di guai è stata la scelta giusta. L’ho capito ascolto dopo ascolto, come un qualunque ascoltatore medio.

“A Sanremo vado con un brano che mi rappresenta completamente”, racconta Ariete. “Anche perché o ci vado come sono o non ci andavo, è importante che esprima al cento per cento quello che sono”.

Veniamo alla tematica, di cosa parla il brano?
Parla di una rottura, una tematica classica delle mie canzoni che a me piace elogiare, perché quando va tutto bene esco, vado a ballare e sto con glia mici. Quando, invece, sento che c’è qualcosa che non va, utilizzo quell’emozione in musica. Mi piace scriver canzoni malinconiche non perché tirano di più con i numeri… semplicemente sono quelle che mi escono meglio, è il mio processo creativo. In realtà, poi, questo brano malinconico è diverso dagli altri che ho scritto perché non mi è mai capitato di fare tanto focus su di me, come persona con le sue emozioni. Subito all’inizio parlo di casa mia, della cucina sottosopra, per sfociare nella totalità di questo mare di guai molto introspettivo.

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Chi o cosa sono gli squali di cui parli nel testo?
Sono semplicemente tutte le paranoie e le insicurezze di una ragazza di vent’anni che a volte nemmeno sono spiegabili. Poi, aggiungici anche la situazione surreale in cui mi trovo con la musica… è come un petardo che mi è sposo in mano. Io sono camaleontica e riesco ad adattarmi senza troppi problemi, ma se mi guardo da fuori capisco che è davvero qualcosa di grande, che mi fa dire ‘wow’!

“Mi piace vedere gli altri artisti che sono in gara non come nomi ma come canzoni”, spiega Ariete. “Siamo tutti lì a presentare una bella canzone e non un bel nome, in fondo nello storico vince la canzone. Ecco, io spero che Mare di guai possa convincere e non vincere”.

Hai aspettative relativamente al festival?
La cosa più importante per me è non avere aspettative. Sanremo è qualcosa di imprevedibile, puoi prepararti – e lo sfacendo – ma ci sono troppi fattori che non riesco nemmeno a toccare con mano. Mi pongo come obiettivo quello di cantare bene e uscirne più forte che mai. Sono un granello di sabbia, e Sanremo è la prova che quello che vedi sui social non è tutto il percepito.  Mi sento responsabile per quello che faccio. Ora come ora sono carica, poi venderemo.

C’è molta maturità in quello che dici, ma questo non farsi aspettative è legato al fatto che in passato ne sei stata delusa o fa parte di te caratterialmente?
Forsa la crescita o l’educazione, non so… sono stata cresciuta abituata a stare nel mio e fare il mio. Guardando a Sanremo, poi, penso che i miei coetanei possano chiedersi per esempio chi siano certi grandi nomi chi ma la gran fetta di pubblico del festival si chiede piuttosto chi sia io! Mi devo ridimensionare in una situazione in cui mi voglio aspettare di non padroneggiare nulla se non la mia performance. Sto lavorano tanto sulla voce, anche se fumo…

Quali sono i progetti dopo Mare di guai?
Voglio viaggiare tanto ma di sicuro ci sarà altra musica. Non so se in forma di album o di EP e sarò in tour, a breve saprete dove e quando.

Foto da Ufficio Stampa W4Y