BigMama porta la sua energia sul palco di Sanremo con un brano che raccoglie esperienze vissute sulla propria pelle per un messaggio universale.
È con La rabbia non ti basta che BigMama (all’anagrafe Marianna Mammone) calca per la prima volta il palco del Festival di Sanremo. E ha deciso di farlo con tutta la sua personalità artistica per mandare un messaggio anzitutto a sé stessa. Perché il brano che ha scelto per l’Ariston è questo, una carezza alla bambina che è stata e un invito a chi attraversa lo stesso buio.
Rap e dance fanno da trama a tematiche attualissime – bullismo, violenza, solitudine, resilienza e riscatto – che BigMama ha conosciuto sulla propria pelle. Dalla provincia di Avellino alla vetrina più mainstream della musica italiana, Marianna canta il coraggio di trovare in se stessi la forza di restare in piedi. E di trasformare anche la notte più scura nella scenografia di una pista da ballo su cui brillare.
Arrivi a Sanremo con un brano carico, denso e molto personale. Quanto è importante per te mandare un messaggio forte con la tua musica?
Per me è importante avere sempre un messaggio forte, profondo, e al primo posto c’è il mio messaggio in quanto donna. E come donna che fa musica mi sento in dovere di dire qualcosa di intelligente, usando le parole che magari altri hanno paura usare. La rabbia non ti basta è un pezzo che chiude un cerchio di rivalsa ed è dedicato a me stessa. Con questa canzone mi dico: “non avere paura di credere in te stessa, non credere troppo a quello che dicono gli altri e abbi sempre al primo posto la proiezione che hai di te nel futuro. Pensa a quello che vuoi fare da grande, a come lo vuoi fare e segui quella cosa, senza pensare a tutto quello che c’è intorno”.
Come è nata questa traccia?
Questo pezzo è nato come sfogo velocissimo, praticamente in una sessione, quasi volessi scusarmi con la mia bambina che ero, cosa che non avevo ancora fatto. A quella bambina io voglio dire appunto “se vuoi fare una cosa, falla. Vuoi cantare? Fallo, anche se ti diranno che non puoi perché sei grassa, vieni da una realtà piccolissima e sei donna. Tu credici comunque, perché prima o poi qualcosa di grande lo farai”. Ecco, portare questo testo sul palco italiano più importante è quel punto che stavo cercando. I miei trascorsi non sono facili, sappiamo cosa vuol dire essere donna, soprattutto perché parto dal rap. Ma anche nel mondo del lavoro in generale… ho subìto atti di bullismo, violenze fisiche e sessuali.
Non manca davvero niente all’appello e per non farci mancare nulla, a 20 anni, ho scoperto di avere il cancro per cui mi sono fatta le mie dodici chemioterapie. Adesso fortunatamente sto bene. L’aver superato tutti questi momenti mi è serviti, e mi serve ancora oggi, per capire che se voglio fare qualcosa io posso a prescindere da quello che mi è successo, da ciò che sono e da ciò che vedono gli altri di me. Questo è il pensiero racchiuso nel pezzo e sono davvero felice di poterlo urlare su quel palco.
E la rabbia, allora, che spazio ha avuto e ha oggi?
Quando vedi che le persone ti odiano, che non c’è un posto sicuro e non sai dove collocarti, la prima risposta che ho avuto è stata l’odio. Ho risposto all’odio con l’odio: ho iniziato a odiare il mondo, odiare me stessa e odiare gli altri. Il mio vettore primario era la rabbia, così quando qualcuno mi diceva una cosa all’inizio ho incamerato tutto e alla fine sono scoppiata completamente Questo si sente molto nei miei primi testi, quando avevo 13 anni, come nel primo brano che ho scritto in cui parlavo di autolesionismo e suicidio. Sono realtà che una bambina, di solito, non dovrebbe conoscere. Quindi sfogavo questa rabbia anche su me stessa come si capisce da quel testo.
Con La rabbia non ti basta ho voluto dire che tutta quella rabbia non serve e non basta arrabbiarsi per stare meglio, bisogna fare molto di più. Nel momento in cui ho capito che tutte quelle energie negative dovevo trasformarle in energie positive per stare meglio la vita mi è cambiata completamente. Anche il fatto di avere vergogna del mio fisico e coprirmi con dei abiti molto larghi non mi è mai servito. E quando ho iniziato a vestirmi attillata, a truccarmi a tirare i capelli all’indietro ho capito che sono bella per come sono, per chi sono. Da quel momento ho cambiato la visione che ho di me stessa e anche quella degli altri verso di me.
Perché gli altri ti giudicano anche in base a quanto ti ami: se ti ami poco, le persone ti ameranno poco perché vedranno la versione insicura di te. Quando invece ti presenti come una persona che non ha paura di esistere le persone lo vedranno e ti valuteranno in maniera diversa. Questo è stato un po’ il gioco che ho fatto nella vita, quel life changer che mi serviva. Quindi la rabbia non mi basta è la frase che mi sono dedicata.
È declinata al passato, quindi?
Sì, è un pezzo che ho dedicato alla Marianna bambina e adolescente. C’è proprio questo scambio nel ritornello in cui cambia la persona. Però vorrei che il messaggio arrivi in maniera universale, nel senso che non parlo solo a delle minoranze specifiche ma vorrei raggiungesse il bambino che è stato preso in giro perché effemminato tanto quanto la ragazzina presa in giro perché bassa o perché proveniente da un contesto sociale povero. Ci sono tantissime motivazioni per le quali da piccoli abbiamo subito bullismo o attacchi personali. Voglio che questo mio messaggio arrivi a tutti perché non parlo solo di corpo ma parlo dell’essenza. Tutti nella vita ci siamo sentiti con i bastoni tra le ruote, ma non dobbiamo mai smettere di smettere di credere nei sogni a maggior ragione se gli altri non credono in noi. È la nostra forza e ti porterà avanti.
Un messaggio che nella serata cover sarà rafforzato visto che hai scelto un brano come Lady Marmalade insieme a Gaia, La Niña e Sissi.
Sappiamo benissimo come funzionano la scena musicale e le classifiche, dove ci sono gli uomini e solo qualche donna. Per me era fondamentale far vedere la presenza scenica delle donne su quel palco e portare il messaggio che le donne giovani possono fare tanto, sanno sfondare un palco di quella portata. C’è grande sinergia fra noi perché siamo amiche e questo legame si vedrà. Purtroppo spesso succede che tra donne ci sia gelosia, proprio perché nella discografia i posti sono pochi. Invece voglio far vedere l’esatto contrario perché davvero l’unione fa la forza, soprattutto tra le donne. Anche la scelta del pezzo è emblematica, con una grande coralità in cui siamo tutte insieme molto compatte. Potevo portarmi l’artista rap di turno e rimanere nella mia bolla ma ho proprio deciso di fare il contrario.
Lo scorso anno ti abbiamo vista ospite all’Ariston in duetto con Elodie. Cosa pensi delle tante critiche che le sono state rivolte per la scelta di scoprirsi sulla cover del suo ultimo disco e nei live?
Mi ispiro molto a lei nell’attitudine con cui si esibisce. Per esempio, l’anno scorso avevo molta ansia ed ero spaventata perché era la prima volta che salivo su quel palco che io stavo sognando da tanto. Lei, invece, ha una sua leggerezza e quando penso a questa cosa mi carico. Per quanto riguarda lo scoprirsi, invece, penso che una delle missioni del ‘pacchetto donna’ è dare fastidio in alcuni contesti. Ma ci sono video musicali degli Anni Duemila con scene di quasi nudo spudorato, Elodie non è la prima e non sarà l’ultima a mettersi la minigonna sul palco, con o senza mutanda.
Poi le lo fa in maniera così tanto naturale perché è tanto libera come donna, e questo può dare fastidio. Non è solo una questione di immagine: se la sua scelta dà fastidio è perché c’è perché qualcuno vorrebbe ancora coprire le donne. Credo che noi donne verremo criticate per qualsiasi cosa facciamo, quindi Elodie fa benissimo e mi auguro che un domani possa fare un concerto nuda e nessuno ne dica niente. Noi donne possiamo provare a cambiare le regole ma ci sono così tante cose da modificare, dalla politica al lavoro, che impiegherei tre giorni a elencarle.
Che cosa, secondo te, ti rende unica nella scena musicale?
Io penso che la cosa che mi può distinguere è il fatto che non ho mai avuto paura di parlare o meglio la mia musica non ha mai avuto paura di parlare. Ho sempre usato la musica come mezzo per dire delle cose e le dico in tranquillità Spesso certi miei testi sono stati criticati perché troppo diretti o taglienti ma è qualcosa che non mi fa paura. Quello che voglio dire lo dico senza aver paura di dover rispettare delle sensibilità. Poi, nella vita, sono molto rispettosa però nella musica voglio essere ciò che sono davvero quindi non ho paura di dire qualcosa che penso anche se quella cosa può essere fraintesa.
Com’è stato il primo incontro con l’orchestra?
Le prove sono andate bene ma avevo molta paura, penso sia normale. E ovviamente, appena hanno iniziato a suonare i violini, ho pianto tutte le lacrime! Sono molto emotiva e quello, per me, è stato il momento della realizzazione vera di quello che sta accadendo. Subito dopo l’annuncio di Amadeus, sui social molti chiedevano chi fossi ed è stato un po’ come se volessero toglierti dal tuo podio, quasi non me lo meritassi. Mi sono domandata perché le persone lo dicessero e le prove con l’orchestra mi hanno dimostrato che questa cosa me la merito davvero. Ora me ne sono convinta e succederà!
Questo mi fa subito pensare che il giudizio altrui abbia ancora un peso sulla percezione che hai di te stessa. È così?
Ho sempre avuto problemi con la socialità in generale e quindi sì, dipendo molto dal pensiero delle altre persone. Appena qualcuno mi dice una cosa negativa, ci penso a lungo. Anche per questo, nel momento in cui l’orchestra è stata carina con me – concedendomi anche il famoso applauso che non fa spesso – è stato tutto concretamente bello e emozionante. In generale il giudizio altrui continua a rimanere un mio problema, perché si tratta di traumi che è molto difficile togliersi dalle spalle. Quindi anche se oggi mi frega di meno di quello che pensano le persone non posso – e non penso che potrò mai – esserne del tutto indifferente. Ho passato praticamente gran parte della mia vita a giudicarmi per come mi giudicavano gli altri quindi è diventato un mindset ascoltare gli altri e definirmi come persona in base a quello che dicono.
E continuo a stare male per queste cose, in primis perché sono umana in secondo luogo perché sono appunto cresciuta in quell’ambiente. È difficile toglierselo di dosso. Quindi continuerò sempre a difendermi dal mondo perché sono abituata a farlo ma spero di cambiare e diventare completamente menefreghista a riguardo. Per ora, però, non riesco a scansare le brutte cose perché sono molto sensibile quindi ci provare ma non prometto niente.
Foto da Ufficio Stampa