Con ‘Il cielo non ci vuole’ Fred De Palma arriva per la prima volta a Sanremo e ha un obiettivo ben preciso: far conoscere meglio se stesso e la sua musica.

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Debuttante al Festival di Sanremo 2024, Fred De Palma – 28 dischi di platino e 6 oro, una carriera internazionale avviata – si presenta per la prima volta al pubblico della kermesse con Il cielo non ci vuole. Prodotto da JVLI, il brano racconta un lato forse meno conosciuto dell’artista che, già maestro del reggaeton italiano, esplora ora sonorità dance ed elettroniche. “Il pezzo è nato prima dell’estate scorsa”, racconta. “Non c’era l’idea di Sanremo ma appena sono andato in Warner a farlo ascoltare abbiamo deciso di mandarlo subito ad Amadeus. E gli è piaciuto al primo ascolto ma, come tutti, non ho saputo se ero nel cast fino all’annuncio ufficiale”.

Che cosa rappresenta per te il palco dell’Ariston, a questo punto della carriera?
Lo scorso anno, all’ultimo, ho provato a mandare un brano (era Adrenalina, ndr). Ma non è passato e neanche c’era stato il tempo di costruire un racconto. Per me Sanremo è anzitutto una gara con se stesso perché voglio salire sul palco lucido e rilassato, senza pensare a quello che c’è dietro. Per quanto riguarda la competizione, non mi piace particolarmente mettermi in gara con gli altri. Mi spavento più per me stesso e sono bravo a boicottarmi, anzi devo imparare a non sabotarmi da solo.

Ma sono in un bel momento della vita e sento di essere pronto. Sono stato anche in terapia e quello che mi ha veramente aiutato è stato essere sincero come stesso. Quando ho iniziato a esserlo davvero, ho risolto molti problemi che prima non riuscivo a gestire. Vado al festival per raccontare la canzone e me stesso, il resto è troppo imprevedibile e non voglio pensarci.

Fred De Palma
Cover da Ufficio Stampa

Dici Fred De Palma e immediatamente pensi alle sue hit: senti come limitante questa identificazione?
Parliamo di hit molto grosse e quindi non posso che esserne contento. Ho sempre fatto dischi e singoli e alla fine non sono io a decidere che cosa funziona di più o di meno. Se certi pezzi sono entrati nella quotidianità delle persone sono felice, e non rinnego niente di quello che ho fatto. Perciò se la gente mi identifica così significa che ho fatto bene il mio lavoro. Non sento, quindi, pregiudizio anche perché mi rendo conto che certe hit sono diventate più grandi di me. Molti conoscono le mie canzoni ma non la mia faccia. Ovvio che non mi sento in colpa e quello che posso fare è dedicarmi alla musica che mi piace adesso per essere pienamente scoperto.

Temi un certo pregiudizio, invece, da parte del pubblico sanremese?
Per Sanremo onestamente credo che Amadeus sia stato molto lungimirante nell’integrare artisti diversi nella tradizione. Perché la musica cresce e le cose cambiano, quindi è giusto per esempio che Geolier sia a Sanremo cantando in napoletano. Non esiste più il concetto della canzone per Sanremo, è passato di moda. Certo, poi, entrare al festival è quasi una lotteria ma vedendo gli altri artisti mi sembra che Amadeus abbia voluto un cast bello strong.

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Veniamo al tuo brano, che parte da una tua esperienza personale e fa riferimento nel testo ai rimpianti.
Inizialmente non l’avevo dedicata a una persona precisa, era un discorso con me stesso e la figura femminile in realtà è la mia coscienza che poi si è tradotta in una donna. Quando parlo di convivere coi rimpianti, infatti, intendo il fatto di convivere con se stessi e riuscire a stare bene anche quando tutto va male. Finché le cose vanno bene è facile essere felici, ma bisogna imparare a esserlo anche quando non succede. Il cielo non ci vuole parla prevalentemente di questo, non a caso dico pieni di rimpianti fino all’overdose perché a volte mi sono sentito di aver fatto scelte sbagliate, irrimediabili, che mi avrebbero trascinato sul fondo. Questa canzone è una presa di consapevolezza del fatto che nonostante gli errori e gli sbagli si deve cercare di stare bene, anche per uscire da quelle stesse situazioni. È una seconda chiave di lettura del brano.

E qual è, allora, il tuo rimpianto maggiore?
Per riuscire ad affrontare tante cose della mia vita, ho imparato a trasformare i rimpianti in esperienze. Alla fine, certi errori mi sono serviti per non rifarli più. Parlo di overdose, termine forte,  per estremizzare il fatto che a volte ci si riempie di rimpianti fino a morirci invece bisogna reagire. È anche il messaggio che vorrei mandare a chi mi ascolta, soprattutto ai giovani a cui voglio dire che devono reagire. Vedo e sento in giro tanta rassegnazione, cosa che accomuna moltissimi ragazzi rispetto alla mia generazione. Sono partito da Torino a fare musica e quando ho iniziato a fare rap non sapevo neanche con chi parlarne perché nessuno lo conosceva. Per questo dico: “reagite di fronte alle sconfitte e create quella scintilla che permette di vedere che non tutto è impossibile”. Bisogna trovare la propria strada e cercare di percorrerla.

E per questo Sanremo che obiettivo di poni?
Intanto, alzare i voti nelle pagelle che mi hanno dato i giornalisti (ride, ndr). A parte questo, lo sto vivendo appunto come una gara con me stesso. Ho già calcato grandi palchi, ma trovarsi su un palco così importante ha un enorme valore e voglio trasmettere il mio messaggio sperando di essere capito. Non parlo di classifiche o di podio: vorrei che la gente che mi ascolterà capisse me e la mia musica perché spesso si etichetta un artista in base ai suoi successi più grandi ma non sono il 100% della sua musica. Anzi le hit maggiori sono quelle meno intime mentre nei miei dischi ho messo anche tanti brani molto personali che sono meno conosciuti. Vado a Sanremo con un pezzo non facile, ma che racconta la mia storia e spero possa far riflettere le persone.

Fred De Palma
Foto da Ufficio Stampa

Di recente, parlando del linguaggio di certo rap, ha dichiarato che l’educazione deve passare prima dalla famiglia e dalla scuola. Vuoi spiegare meglio?
Ogni artista è una persona che ha vissuto determinate cose ed è normale che le racconti nei suoi testi. Fare musica è anche una forma di autoanalisi, quindi dire a un rapper di non dire qualcosa significa censurare qualcosa che invece ha bisogno di tirare fuori. Credo che i ragazzi di oggi seguano il mito di quello che sentono e vedono, ma non per questo lo emulino. Cioè non penso che commettano crimini perché li hanno ascoltati nelle canzoni.

Quelle esperienze devono solo essere ascoltate per imparare. Per dire, sono cresciuto coi Club Dogo e quello che mi piaceva era che mi raccontavano cose di cui sentivo parlare attorno ma non per questo mi sono messo a spacciate. Ho sempre vissuto l’ascolto della musica come si vedono i film, mi piace la narrazione e la storia che ci sono dietro. È importante che agli artisti sia permesso di esprimersi e i ragazzi devono svegliarsi, non devono fare quello che dicono gli altri.

In che misura Il cielo non ci vuole racconta anche una svolta musicale nel tuo percorso? Ci sarà ancora spazio per il reggaeton?
Mi sono sempre ispirato al mondo latino, e non l’ho mai nascosto, e sono attento ai trend che arrivano da oltreoceano. Mi sono reso conto, in generale, che anche a livello internazionale sta tornando questa  wave house ed elettronica. È stato istintivo entrare in quelle atmosfere che in fondo hanno fatto parte della mia vita fin d quando ho iniziato a fare musica. Per dire, gli Eiffel 65 – che avrò con me sul palco nella serata delle cover – sono stati il primo gruppo che proprio mi ha appassionato. Ho incontrato tantissime personalità della musica, ma vedere gli Eiffel è stata un’emozione: ho iniziato a capire la magia della musica con le loro canzoni, prima ancora del rap. E il fatto che siano miei ospiti è un onore.

Questa svolta musicale, quindi, è in linea con il mondo latino, penso a Quevedo e Bizzarrap con le loro sonorità molto elettroniche. Detto questo assolutamente non smetteremo di fare pezzi reggaeton perché fa parte di quello che ascolto io per primo. Amo Feid che fa pezzi reggaeton assurdi. Semplicemente, la mia intenzione sul futuro è quella di sperimentare oltre il reggaeton cercando ispirazioni che possano far crescere la mia musica.

Una svolta professionale che si accompagna anche a un percorso di cambiamento personale?
Diciamo che ho affrontato varie vicissitudini anche sentimentali. Ho sempre vissuto le relazioni in maniera poco profonda, come un transito e pensando fosse più importante conquistare una donna che tenerla con sé. Anche grazie alla terapia, ho scoperto che riuscire a stare insieme a una donna nel corso del tempo è molto più bello. Le storielle di una notte, alla fine, non lasciano niente anzi ho capito che mi fanno male. Nel momento in cui sono riuscito a costruire una relazione stabile con una donna e conquistarla ogni giorno ho iniziato a stare bene.

Dopo il Festival, Fred De Palma sarà in tour nei club (Vivo Concerti), con cinque date durante il mese di marzo 2024:

  • 16 marzo – Senigallia (AN), Mamamia
  • 17 marzo – Modugno (BA), Demodè
  • 19 marzo – Roma, Orion Live Club
  • 22 marzo – Padova, Hall
  • 24 marzo – Milano, Fabrique
  • 26 marzo – Barcellona, Razzmatazz
  • 27 marzo – Madrid, Copernico live

Foto da Ufficio Stampa