Si intitola Passame er sale la canzone che Luca Barbarossa ha portato sul palco dell’Ariston. Una dichiarazione d’amore nei confronti della moglie e della sua città, Roma, che anticipa quello che può essere considerato a ragione un vero e proprio concept album, Roma è de tutti, in cui il cantautore celebra il proprio dialetto e le proprie origini.
“Sono felicissimo di aver potuto presentare qui al Festival il mio progetto Roma è de tutti – dichiara Barbarossa ai nostri microfoni – Penso che questo Festival segnerà un punto di svolta importante, perché ha puntato sulle canzoni, sui cantanti, sulle grandi collaborazioni tra artisti e sul repertorio storico italiano, che è meraviglioso. La canzone italiana è una delle canzoni più belle del mondo”.
“Canto in dialetto per amore della mia città – aggiunge poi il cantautore – per le mie origini, per la mia gente, con cui sono cresciuto. Quel suono ce l’ho nelle orecchie, ma soprattutto nel cuore. Il progetto è un po’ folle, ma come tutte le cose folli potrebbe diventare universale”.
Barbarossa difende anche il Festival di Claudio Baglioni che – senza troppi espedienti televisivi – è riuscito a portare a casa ottimi risultati, dimostrando che forse “i bagni di sangue” non servono a molto. Passame er sale è finita, in effetti, in un’ottima settima posizione: il dialetto e l’amore di Luca per sua moglie sono stati, dunque, alla fine premiati.
“Non sono bravo a dare indicazioni – risponde Barbarossa però quando gli chiediamo la ricetta per un amore solido e duraturo – ognuno fa quello che sente, gli amori iniziano e finiscono. Tra me e mia moglie c’è rispetto reciproco, voglia di trovarsi e di ascoltarsi, di capire le esigenze dell’altro. Abbiamo tre figli, tre vite da portare avanti e da regalare al mondo. Passame er sale è la fotografia della quotidianità, in cui credo ci siano ovviamente alti e bassi, ma non si perde mai di vista la rotta”.
Infine, su Roma Barbarossa commenta in modo molto preciso la situazione della sua città: “Roma oggi si deve svegliare e bisogna che se dà pure ‘na mossa (ride, ndr). La mia è quasi una licenza poetica, perché Roma spesso si addormenta per decenni. In questo momento è una città ferita, ma la sua grandezza e la sua storia la faranno risollevare. La consapevolezza dei problemi va bene, ma ora bisogna risolverli tutti. E ognuno di noi romani ha la sua parte di responsabilità. Dobbiamo mettercelo in testa, niente arriva dall’alto”.