“Questo momento è una discriminante per noi, come succede a tutti gli artisti. Anche i Pooh (e Francesco Facchinetti li conosce bene…, ndr) hanno canzoni che ne definiscono il percorso”. Così il manager di Mr.Rain definisce il passaggio dell’artista sul palco del Festival di Sanremo 2023, una tappa a lungo cercata e che con il brano Supereroi diventa ora realtà. La ballad ha tutta la poetica di Mattia Balardi, vero nome di Mr.Rain, e anche qualcosa in più, raccontando il coraggio di abbandonare l’armatura e chiedere aiuto quando da soli non si riesce a proseguire. È lì, quando la lotta a mani nude si trasforma in una mano tesa, che nascono i supereroi.
Sanremo, finalmente. E con un brano che segna un momento importante.
Sì, questo brano nasce dalla necessità e dalla voglia di dire quello che ho vissuto. Faccio musica come mezzo anche per poter aiutare gli altri oltre che per raccontare le mie esperienze. È questa, per me, la cosa più bella: il momento dei live, l’incontro con i fan… è lì che capisci che indirettamente hai potuto aiutare qualcuno che ha attraversato la tua stessa situazione. Sto provando a entrare a Sanremo da molto tempo ma credo molto nel destino e penso che questo sia il pezzo veramente più giusto. Mi sento più maturo come persona e forse anche più pronto che in passato come artista. Sto vivendo il mio sogno. E sono molto emozionato perché su quel palco sto portando la mia vita, quello che sono a partire dal fatto che, finalmente, sono riuscito a chiedere aiuto.
Imparare a chiedere aiuto: è questo il cuore di Supereroi. Tu quando lo hai chiesto?
Ho passato un periodo molto cupo e ho iniziato percorso di crescita personale seguito da una terapista. Se qualche anno fa avevo paura o vergogna a mostrarmi per come ero, ho imparato a chiedere aiuto. Ed è una cosa bellissima, sono tornato a vivere. Chi chiede aiuto è un supereroe. E sono felice di portare un brano che ho sofferto così tanto su un palco così importante. Non vedo l’ora di diffondere questa mi esperienza. Ho sempre nascosto questo mio lato, mostrandomi più forte ma questo non mi faceva vivere sereno. Trovare il coraggio di dire ‘io sto male e ho bisogno di aiuto’ è stata la cosa più bella che mi sia successa negli anni. Ho imparato che non possiamo sempre salvarci da soli.
“Come faccio sempre quando scrivo, seguo quello che sento come un flusso di coscienza”, spiega Mr.Rain. “Senza paranoie o entrando in certe dinamiche su cosa possa funzionare: basta che sia fedele a quello che sento dentro”.
Che percorso c’è, quindi, dietro Supereroi?
È un percorso con più episodi. Ci sono state delusioni da parte di persone che mi hanno ferito perché credevo fossero diverse. Spesso, dando troppa fiducia agli altri, non capisco chi ho davanti ma al posto di esternare ho sempre tenuto tutto dentro. Ma è arrivato un momento, nel 2020, in cui sono stato malissimo, forse il lockdown ha influito perché ci ha costretto a stare da soli. È stato bruttissimo ma mi ha permesso anche di capire cosa stavo sbagliando e di ridisegnare le mie priorità, permettendomi di capirmi meglio. Lì ho fatto i miei primi passi e mi ha dato molto. Oggi sono sicuramente una persona diversa e sono sicuro che siamo in tanti che abbiamo vissuto queste cose.
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Anche nelle altre canzoni di questo festival c’è molto intimismo ed emerge una forte componente riflessiva su se stessi. Credi che oltre alla pandemia, anche i social abbiano un ruolo?
Hanno un ruolo fondamentale perché ti portano a stare più solo e ti illustrano una realtà leggermente distorta. Secondo me, in generale, hanno inciso su queste tematiche e nel mio caso anche questo ha contribuito alla mia situazione. Dovremmo cercare di andare oltre, non soffermarci su piccole cose ma tornare a respirare. E chiedere aiuto senza farci condizionare da quello che vediamo ogni giorno e ci fa chiudere in noi stessi. Per questo tengo a portare il tema della depressione a Sanremo, sdoganando un argomento che io affronto da sempre nella mia musica. Voglio che se ne parli anche per cercare di aiutare qualcuno che ha vissuto la mia stessa situazione.
“Mi sento sempre all’inizio, in sfida perenne con me stesso”, confessa ancora l’artista. “Lo dico sempre: io sono il peggior nemico di me stesso anche artisticamente. Perché alzo sempre l’asticella dei miei traguardi. Da Supereroi voglio rinascere per l’ennesima volta”.
In un mondo anche cinematografico che mostra l’eroe armato fino ai denti, i supereroi sono tali quando tolgono la maschera e non sono mai soli. Penso anche alla figura dell’aiutante immancabile nella favola classica…
È così, non siamo da soli, e il titolo al plurale risponde anche a questo. Da quanto ho iniziato un percorso di terapia mi ha aperto un mondo e mi sono chiesto perché non l’abbia fatto prima. Dovrebbe essere gratuito. Vivevo in una bolla in cui ero solo io. Io mi sentivo l’unico a vivere una certa situazione ma quando ho capito che non ero il solo ho iniziato a respirare. Sono rinato.
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Pensi che una canzone, o la musica, possa aiutare? E chi sono stati i tuoi punti di riferimento?
Guarda, da ragazzino ero fan di Eminem (e lo sono tuttora) e facevo quello che i miei idoli dicevano nei pezzi. Quindi, per me è fondamentale sdoganare certe cose di cui non si parla spesso. È il mio piccolo contributo, mostrare che io sono come te e che soffro esattamente come te, con le stesse difficoltà da risolvere. È qualcosa che unisce e normalizza, io e te siamo uguali. I miei supereroi? Ti direi mia madre, a cui devo moltissimo: mi ha insegnato tanto, e mi ha insegnato anche a sbagliare. E poi i miei amici, quelli che non hanno paura a mostrarsi per come sono.
“Per me è fondamentale dare se non il buon esempio almeno non dare un esempio cattivo”, afferma Mr.Rain. “Anche io sono stato un bambino, imitavo i miei idoli, e mi sarebbe piaciuto che qualcuno mi parlasse anche di certe tematiche”.
Ora, dal palco dell’Ariston, è come se affidassi il tuo mondo a tutto il pubblico. Come ti fa sentire?
Ho sempre guardato Sanremo. Anzi, sono cresciuto nel mito del festival, è una delle mie mete da sempre non tanto come competizione ma come forma di confronto con altri cantanti, diversi per influenze e generi. Mi piace l’idea di condividere il palco con artisti come Ultimo e Marco Mengoni, per è un’esperienza anche come persona, quasi da fan. Poi, certo, è la vetrina più grossa su cui posso portare la mia persona e diffondere quello che sento e che voglio comunicare.
Foto da Ufficio Stampa