Qualche sorpresa, spiccano i cantautori e chi ha avuto il coraggio di mettersi alla prova. Il commento ai brani di Sanremo 2025.

Come suona Sanremo 2025? Dopo il primo ascolto dei brani in gara l’impressione generale è di un festival con pochi guizzi. Il monopolio di alcuni autori – per quanto bravissimi – si sente, così come il tentativo in alcuni casi di percorrere strade già battute da altri e innegabilmente di successo. Ad emergere sono quindi gli outsider, i cantautori, chi ha davvero qualcosa da raccontarci. Nessun’ombra di rock, ad esempio. «Manca perché non sono arrivati i brani» dice Conti. E persino il rap è sempre più pop («Molti si stanno spostando sul pop – dice sempre il direttore artistico – ne è arrivato poco di rap, ma i rappresentanti del genere ci sono»). 

Come preannunciato, poi, c’è poco sociale. «Sì, sono brani che raccontano più cose vicino a noi e meno ciò che ci circonda. – precisa Conti – Parleremo di queste cose però con gli ospiti. I cantanti in gara si sono concentrati invece sui rapporti personali e sul microcosmo. Forse è anche un modo per sfuggire a ciò che abbiamo intorno». Qualche eccezione, però, c’è stata. E anche qualche bellissima sorpresa.

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Sanremo 2025, il commento sui brani

Francesco Gabbani – Viva la vita
L’ascolto condotto da Carlo Conti inizia dove era finito il suo ultimo Sanremo: da Francesco Gabbani. Viva la vita è una ballad che vira verso il blues. Un inno alla vita in pieno stile Gabbani (tra gli autori anche Pacifico). Un piccolo scrigno pieno di tesori: è la cifra del cantautore, qui una conferma.

Clara – Febbre
Febbre è un pezzone dance che sembra il sequel di Diamanti Grezzi. Tra gli autori delle musica appare Dario Faini che qui però ha preferito la potenza della base alla raffinatezza. Il pezzo spinge, è uptempo, il ritornello non si schioda dalla testa.

Willie Peyote – Grazie ma no grazie
Il titolo ricorda il mantra di Junior Cally del 2020, ma è l’unica similitudine. È un pezzo suonatissimo e si sente già dalla chitarra all’inizio. Mood rilassato, anche su alcune riflessioni sociali (eccole!), una spremuta di jazz. Willie Peyote non delude mai.

Noemi – Se t’innamori muori
Mahmood e Blanco firmano la ballad di Noemi, dal titolo un po’ catastrofico oserei dire.  La musica è classica, con coda musicale, il testo molto bello. Brividino nel ritornello.

Lucio Corsi – Volevo essere un duro
Le canzoni sembrano tutte uguali finché non arriva uno come Lucio Corsi e spariglia le carte. Servirebbe una categoria a parte: il brano è una poesia, uno specchio in cui ci si rivede anche troppo facilmente. Uno dei miei brani preferiti, già indimenticabile.

Rkomi – Il ritmo delle cose
Sarà sicuramente una hit. E attenzione: Rkomi è uno che rischia, gioca con le note: dimenticate tutto ciò che vi aspettate da lui perché anche questo brano vi stupirà. Movimentatissima, base potente, struttura innovativa. Un artista libero da qualsiasi etichetta.

The Kolors – Tu con chi fai l’amore
Tra gli autori del brano c’è Calcutta (ma si sente poco). Stavolta le sonorità virano sempre verso il passato, ma sono più anni ‘60 e ‘70. La balleranno tutti da qui all’eternità. 

Rocco Hunt – Mille vote ancora
Il brano parte con un mandolino: è rivendicazione partenopea? Del resto la canzone è molto profonda, riflessiva, parla di radici, di crescita. Hunt racconta di sé ma non rinuncia alle basi uptempo che lo caratterizzano. Un upgrade: ci sta.

Rose Villain – Fuorilegge
Lo stile è simile a Click Boom!: sembrerebbe che la firma di Rose Villain sia la destrutturazione di un brano. Non facile, ma a lei riesce benissimo. Nel bridge torna l’apertura vocale, il drop del ritornello è irresistibile. 

Brunori Sas – L’albero delle noci
A proposito di fuoriclasse, Brunori Sas fa Brunori Sas, e grazie a Dio. Il brano è una dedica alla figlia, poetico, ricco di sostanza. Bello vedere un’unica firma su musica e testo: forse serve solo questo per fare canzoni bellissime.

Serena Brancale – Anema e core
Serena Brancale viene a Sanremo probabilmente per fare ciò che negli ultimi anni le è riuscito benissimo: il brano è tribale. Il titolo è impegnativo, ma il riferimento viene spiegato poi nel testo. Ballabilissima, in radio ci tormenterà.

Irama – Lentamente
C’è la firma di Blanco e stavolta si sente. Irama torna con un brano struggente, a tratti arrabbiato. C’è tantissima intensità: in queste sfumature Irama si dà sempre tantissimo (e sul palco dell’Ariston ha sempre emozionato).

Marcella Bella – Pelle diamante
Non è un’operazione nostalgia. Anzi Pelle diamante potrebbe essere il tormentone di questa edizione: uptempo, con qualche parolaccia. Gran pezzo comunque.

Achille Lauro – Incoscienti giovani
Brano molto conscious in pieno stile Lauro. Una bella ballad, che riflette su vita e spontaneità. Lauro ribadisce che dormiva in una Peugeot (ok), ma va anche detto che brani così può scriverli e cantarli solo Achille Lauro. Ormai un marchio di fabbrica.

Elodie – Dimenticarsi alle 7
Brano mid-tempo, molto cantato. È un lieve shift nella produzione di Elodie, un po’ sperimentale perché non è così immediato come potreste immaginare. Sul finale arriva il momento dance, ma sono certa che in un modo o nell’altro vi stupirà.

Tony Effe – Damme ‘na mano
Odio i pregiudizi quindi beccatevi ‘sta botta di onestà: qui un Tony Effe coraggiosissimo porta all’Ariston un semi-tango, un’ode a Roma quasi à la Califano. Il brano funziona, nel testo un mi alzi le mani ma Conti liquida una possibile polemica (‭«È libertà artistica‭»). A me la canzone piace.

Massimo Ranieri – Tra le mani
Tra le firme Tiziano Ferro e Nek, ma Ranieri resta fedele a se stesso senza trasformazioni grottesche. Canzone teatrale, voce potentissima. E solo per questo si distingue. Fate vobis.

Sarah Toscano – Amarcord
Sarah debutta a Sanremo con un pezzo dance in cui la sua voce viaggia libera in tutto il suo splendore. Sarà un ottimo battesimo, impegnativo ma bellissimo.

Fedez – Battito
Brano cupo ma bellissimo. Il ritornello è molto particolare ma la canzone, nel suo insieme, è una coltellata pulita, elegante, ben confezionata. C’è stile, passione artistica, tutto. Le malelingue avranno da ridire, ma con questo brano Fedez dimostra la sua caratura. Al rumore bianco di sottofondo che lo circonda, risponde con la sua musica. 

Coma_Cose – Cuoricini
Solo il titolo mi ha fatto sudare freddo, ma dichiara l’intento: Cuoricini si prepara ad essere un tormentone fatto e finito. La base è semplice ma potente. Un nuovo volto del duo (ma basta vi prego con sti titoli, noi cinici ne risentiamo).

Giorgia – La cura per me
Anche qui c’è la firma di Blanco. Rispetto all’ultimo Sanremo, Giorgia ritrova la propria cifra e ricordiamo a tutti che la miglior Giorgia non ha rivali. Potrebbe mettere d’accordo tutti. Occhio.

Olly – Balorda nostalgia
Olly arriva da un anno pazzesco e sul palco dell’Ariston decide di mostrare una nuova sfumatura. Balorda nostalgia è una ballad, costruita su una base adorabile e semplice. Piacerà.

Simone Cristicchi – Quando sarai
Un brano dedicato alla mamma che ti entra dentro con la forza di un uragano pur nella sua delicatezza. Non emozionarsi e impossibile: il brano è una poesia. Cristicchi è, senza ombra di dubbio, un fuoriclasse.

Emis Killa – Demoni
Curiosa scelta questo brano da parte del rapper. Emis Killa lo sceglie per il suo debutto a Sanremo e un po’ spiazza. Si balla, la base è potentissima: quota rap molto dance.

Joan Thiele – Eco
Arrangiamento stiloso, quasi la vedo già come colonna sonora di qualche action movie. Per dire che è molto cinematografica, un po’ anni 60 e un po’ eleganza e convivialità. Che stile. 

Modà – Non ti dimentico
Una ballad romantica in tipico stile Modà. La firma del brano è interamente a carico di Kekko Silvestre che qui non cede a sperimentazioni: è un brano intenso e diretto. Schietto nella sua struttura.

Gaia – Chiamo io chiami tu
Canzone movimentata e orientaleggiante. Il ritornello è catchy: rischia di tormentarci per mesi e alla fine va bene anche così. Gaia non tradisce se stessa e prova a farci scatenare sul palco. Probabilmente ci riuscirà.

Bresh – La tana del granchio
Una delle più belle sorprese tra i debutti. Il brano di Bresh è molto bello: base semplice e chitarra. Ritornello straordinario. Bravo!

Francesca Michielin – Fango in paradiso
Quella di Francesca è una ballad in cui la Voce dell’artista gioca un ruolo fondamentale. Il ritornello è da brividi: un vero colpo al cuore. Per me una delle migliori Michielin (si dice?) di sempre.

Shablo feat. Gue, Joshua e Tormento – La mia parola
È una street song – lo dicono loro nel brano – e l’hip hop si sente tutto. È un capolavoro in termini di espressione, citazioni, sonorità: un brano senza tempo che omaggia il genere nel modo più elegante e stiloso possibile. Possiamo solo dire grazie.