Fiks, Plant e Theø – meglio noti come La Sad – debuttano al Festival di Sanremo con il brano Autodistruttivo. Una summa – potremmo dire – della musica del trio, che nel 2022 ha presentato al pubblico l’album d’esordio Sto nella Sad: una ventata di punk nella discografia italiana. Capelli colorati e testi che raccontano di malesseri e baratri hanno già fatto storcere il naso ai più conservatori, ma è pur vero che il Festival sarà per la band un banco di prova.
«Volevamo arrivare sul palco dell’Ariston perché, in due anni di tour in tutta Italia dalla Sicilia al Nord, abbiamo fatto belle date. – dice Fiks – Le tappe erano quasi tutte sold out con un bellissimo pubblico. I fan sono la nostra famiglia, ci seguono in tutta Italia: volevamo ampliare questa famiglia ancora di più. Andare a Sanremo in televisione per noi vuol dire calcare il palco più grande possibile e immaginabile per arrivare agli occhi di tutti i fan, ma soprattutto agli occhi di chi non è nostro fan. Abbiamo gli occhi di persone di tutte le età che ci giudicheranno per come siamo, però per la canzone e i messaggi che daremo poi sul palco si ricrederanno. Lanceremo un messaggio che va al di là del punk classico».
La Sad a Sanremo: le polemiche e il linguaggio crudo delle nuove generazioni
I ragazzi de La Sad hanno insomma le idee chiare («Per noi Sanremo è una nuova bandiera. – dice Plant – Abbiamo cercato di riassumere tante cose di cui parliamo e molte sofferenze che colpiscono anche i nostri fan, noi e la gente che rappresentiamo. È anche una rivalsa vera e propria»). A dispetto delle polemiche. Chiediamo infatti a Fiks, Plant e Theø se si aspettavamo il clamore mediatico ancor prima dell’inizio della kermesse.
«Ce lo aspettavamo da un po’ in realtà, essendo quelli più diversi quest’anno. – ci risponde Fisk – È anche più facile puntare il dito. Diciamo che ci hanno fatto sentire delle rockstar perché c’è stato un bel girone mediatico, ma non ci ha dato nessun fastidio». «Giudicare persone come noi è molto più facile, un po’ come sparare sulla Croce Rossa. – aggiunge Plant – Se vai a vedere i testi nostri e di altri artisti e li vai ad analizzare bene senza decontestualizzare le frasi, capisci che noi professiamo solo messaggi positivi che possono essere raccontati anche con un linguaggio crudo. È il nostro linguaggio e quello dei giovani che rappresentiamo: è inutile girare intorno alle cose, quindi sta tutto agli occhi di chi legge dare un’interpretazione».
Dal brano in gara alla cover di Lamette con Donatella Rettore, il chiaro obiettivo de La Sad sembra quello di portare il proprio universo all’Ariston. E ce lo confermano: «Speriamo che la nostra partecipazione serva a svegliare un po’ di menti e ad aprire la mentalità chiusa di questo paese. – chiosa Plant – Vogliamo eliminare il bigottismo e vogliamo essere d’aiuto alle nuove generazioni e a chi ci sarà dopo di noi, sdoganando una nuova cosa che ancora non c’è».
Foto: Onofrio Petronella