“Il Posto Giusto” doveva essere soltanto il secondo capitolo discografico di un percorso musicale ed umano di una persona speciale, un’artista a tutto tondo che ha respirato bellezza e vibrazioni sonore sin dalla prima infanzia. E’ diventato, invece, la definitiva e concreta testimonianza (su cd e piattaforme digitali) di una cantautrice che, purtroppo, ci ha da poco lasciato.
Un’artista che ha sempre vissuto in punta di piedi, con grazia, armonia e senza le negative caratteristiche che spesso fanno capolino fra i tanti (e non tutti validi) personaggi che frequentano questa scena.
Ghita, al contrario, pur non volendo mai strafare aveva tutte le carte in regola per emergere: cantante dall’età di sei anni, autrice di canzoni, chitarrista ed insegnante di musica. Una gavetta di anni tra locali, teatri e scantinati e molti concorsi prima di dar vita a progetti come il “Condominio Cantautori” nel 2010 con Piji Siciliani, Francesco Spaggiari, Luigi Mariano, Davide Di Mieri, Piergiorgio Faraglia e Chiara Morucci. Laureata in storia del teatro, era anche vicepresidente dell’associazione culturale A.R.P.A. scuola di musica di Roma. Un demo nel 2008 con il progetto Ghita & The Little Packages nel 2013 e poi il suo primo disco autoprodotto “Per quello che sono”, finalista al “Premio Pigro – Omaggio a Ivan Graziani”, alle “Targhe D’Autore Controcorrente” e al “Premio Bianca D’Aponte”. Nonostante i problemi di salute, nel 2017 era tornata a lavorare al nuovo album, anticipato dalla vittoria di una targa speciale della giuria del concorso per interpreti di Marco Rinalduzzi. Un ottimo lavoro, quello da poco disponibile, dove la cantautrice e musicista capitolina ripercorre la sua storia attraverso brani scritti nel corso degli anni, come “Non c’è niente di male“ (2006) o quelli concepiti più recentemente (“Vivere”, “Cosa sto cercando”, “Guardami le spalle”). “Il Posto Giusto” (ancora una volta, autoprodotto) racconta tutto questo e mette, ancora una volta in evidenza, le capacità dell’artista romana di costruire valide armonie in maniera minimale, senza ricorrere ad improbabili alchimie, ed affidandosi molto ad una consolidata professionalità ed a una buona vena compositiva. Voce cristallina ed educata, giusti e sapienti interventi strumentali (affidati a musicisti rodati ed in sintonia con lei) ed una predisposizione naturale per la migliore tradizione musicale nazionale (in parte abbracciata anche nel progetto parallelo Piccoli Fiori Swing con Ilaria D’Amore e Nicoletta Nardi) costituiscono i punti forti del lavoro. Questo senza perdere d’occhio, naturalmente, anche esperienze musicali di carattere internazionale, soprattutto nell’arrangiamento di alcuni brani (come “La solita maniera” che, vagamente, ricorda alcune cose dei migliori Mumford & Sons).
Tonino Merolli